(Lapresse)

Il Bi e il Ba

La Sharon Stone che è in Enrico Letta

Guido Vitiello

Il segretario del Pd promette giustamente di rivoluzionare un partito troppo maschile ma forse i luoghi comuni della politica d'oltreoceano andrebbero evitati

Enrico Letta – lo ha detto ieri al Corriere – si considera un “rompighiaccio” contro il potere maschile che tiene in pugno il Pd. In pratica, sta vivendo il suo momento “Basic Instinct”, con i dirigenti della vecchia guardia legati alla spalliera del letto. E io mica voglio scoraggiarlo, ci mancherebbe altro: il Partito Radicale già nel 1976 aveva capolista donne in tutte le circoscrizioni, senza bisogno di quote rosa; magari si avverasse quella vecchia profezia di Augusto Del Noce sempre citata a vanvera e il Pd diventasse sul serio un partito radicale di massa (voglio il pacchetto completo, però: garantismo incluso).

 

Fin qui tutto bene. Poi però, nella stessa intervista, Letta dice che le critiche al suo uso del punteruolo da ghiaccio gli arrivano, guarda caso, da “maschi, bianchi, cinquantenni” – insomma, scimmiotta il gergo della ferale “identity politics” americana, rivolgendo un sonoro “check your privilege” ai capicorrente e ai capibastone del Pd – e a quel punto mi vien voglia di abbandonare la sala a metà film per via dei dialoghi tradotti in doppiaggese, tutti piedipiatti e strizzacervelli. Ehi amico, puoi sentirmi? Dacci un taglio, esci dal dannato campus e molla quel punteruolo d’importazione: a sinistra crea solo guai, ci puoi scommettere, e a destra fa spuntare nuove schiere di fottutissimi trumpini. Pensi di poter fare questo per me, amico?

Di più su questi argomenti: