Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Il Bi e il Ba

Profezie infallibili

Guido Vitiello

Da raffinato cartomante, Beppe Grillo indica nientemeno che il 2050 come nuovo orizzonte dell'agenda politica pentastellata. Se dovesse funzionare, bene. Altrimenti, beh: chi mai ci farà caso

“Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?”. Certo che bisognano. Non vorremo mica tenere il naso incollato all’oggi e alle sue immediate adiacenze – il domani del tornaconto meschino, lo ieri dei risentimenti e dei rimpianti. In alto i cuori e soprattutto gli occhi: serve la nobile e affilata lungimiranza dell’aquila. Come distinguere, però, il visionario genuino dal lestofante che mentre ti indica il futuro ti sfila di tasca l’orologio che segna il presente? Io ho escogitato un mio metodo casalingo: faccio caso alle date. L’imbroglione, di solito, fissa il suo orizzonte temporale – che sia la fine del mondo, la salvezza, la rivoluzione, la singolarità tecnologica – in un punto abbastanza vicino da suscitare qualche interesse (che farsene di una profezia per il trentaquattresimo secolo?) ma abbastanza lontano perché tutti se ne siano dimenticati quando scoccherà – quella sì – l’ora della Sonora Smentita. E’ la ricetta ideale per mantenersi perennemente irresponsabili, lucrando nel frattempo sull’aura del visionario. Non mi stupisce, quindi, che un signore che ha fatto dell’irresponsabilità la sua ragione di vita, Beppe Grillo, abbia lanciato la sfida del 2050. Lui avrà 102 anni; nel frattempo ci distrae dalle beghe miserabili della sua banda di buoni a nulla assetati di potere. Almanacchi, almanacchi nuovi!

 

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