Il caso Strache e il Truce, o la prepotenza sfortunata

Giuliano Ferrara

Lenzuola e selfie incriminanti che parlano di patti inconfessabili con agenti provocatori travestiti da spie di Putin nel giorno della marcia trionfale su Milano. Che sfiga

La prepotenza, per affermarsi, esige circostanze fortunate. Il Truce comincia a sperimentare la sfortuna. Un bel corteo massiccio e piovoso, la marcia su Milano, incontra molte lenzuola appese, buon marketing della protesta evocato da gesticolanti e malaccorti episodi di intolleranza repressiva, e un video in una villa di Ibiza, che sembra finto da quanto è verosimile. Nell’aprile scorso un comico austriaco, Jan Böhmermann, aveva parlato pubblicamente, in relazione al partito della destra salviniana austriaca, Heinz-Christian Strache, anche lui vicecapo di un governo di coalizione, di una “villa a Ibiza appartenente a un oligarca russo”. Brividi tra gli insider, quelli che sanno le cose che non si devono sapere, ma silenzio sulla stampa, prigioniera del segreto di pulcinella. Poi lo Spiegel e la Süddeutsche Zeitung mettono in onda il video girato in una villa di Ibiza alla vigilia delle elezioni del 2017 che portarono Strache, il Truce di Vienna, al potere. In una atmosfera alcolica, stravaccati su un divano, come in un brutto film di genere, i salviniani austriaci promettono lauti appalti e prezzi più che buoni nei grandi affari nazionali a una investitrice russa (molto presunta, ma per loro alcolicamente definita come tale) in cambio di un aiutino oligarco-putiniano per arrivare primi alle elezioni imminenti, magari comprando un giornale e riconvertendolo rapidamente alla bisogna, perché come dice Strache “i giornalisti sono le più grandi puttane del mondo” (frase che turba la nostra coscienza illibata, visto che il video è affiorato per il tramite di giornalisti, ma fino a un certo punto).

  

Già il giovane alleato di Strache nel governo (insieme da 500 giorni), l’imberbe socialdemocratico di ferro Sebastien Kurz, aveva dato parecchi dispiaceri alla destra trucibalda e spendacciona che governa a Roma, da nemmeno 400 giorni, esigendo che l’Italia sia punita per eccesso di debito di cittadinanza. Ma ora nei pasticci 2.007, con un superselfie disgustoso e ubriaco, è finito proprio l’alleato elettivo che poteva essere qualche ora dopo la diffusione del video horror sul palco della marcia trionfale su Milano, con la Le Pen e altre trucerie, l’ottimo leader della Fpö, partito gemello della Lega. Lenzuola, selfie incriminanti che parlano di patti segreti inconfessabili con agenti provocatori che vengono dal freddo travestiti da spie di Putin. Che sfiga.

  

E’ d’altra parte noto che la Lega, unico tra i partiti italiani a ratificarlo ufficialmente, ha stretto un patto politico con Russia Unita, il partito al potere nella russia kaghebista. Notorie le passeggiate bulle del Truce sulla Piazza Rossa, e il leader massimo del Cremlino tatuato sulla felpa, e quel pornofilm austriaco arriva proprio ora che la piccola trama di politica estera dello strongman of Europe si avvicinava al vice di Trump, per quanto floscio, di nome Mike Pence. Come mai il video abbia dormito, perché sia emerso a metà nelle parole di un comico un mese fa, e come sia affiorato al momento più sbagliato, vigilia di europee e di trionfi milanesi, è un mistero. In un dialogo poetico della Valchiria, che ho appena visto nella bella edizione del San Carlo di Napoli, il librettista Wagner fa dire a Sigismondo: “Tu comprendi il passato, io penso a quello che non è accaduto”. Ecco, mentre a colpi di fascismo e antifascismo, qui si cercava di comprendere la risorgenza del passato, si pensa ora intensamente a quello che non è accaduto ma forse è accaduto. Non solo a Ibiza. Gli italiani, un po’ come i giornalisti di Strache, sono strani animali e perversi: eccitano la prepotenza fortunata, si preparano in genere a castigare quella sfortunata.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.