Jordan Bardella (foto LaPresse)

L'Europa à la carte dei sovranisti

Mauro Zanon

Bardella, enfant prodige del lepenismo, ci spiega l’alleanza con Salvini

Parigi. “Il nostro obiettivo è quello di federare tutti i sovranisti e per farlo puntiamo su Matteo Salvini”. E insomma forse è più salviniano di certi leghisti Jordan Bardella, il 23enne che Marine Le Pen ha scelto per guidare la lista del Rassemblement national (Rn) alle elezioni europee e che Libération ha definito la “vernice modernista di un partito in via di rifondazione”. L’Italia di Salvini è un “faro” per le altre formazioni del sovranismo, e non solo per il suo partito, dice Bardella, che conta su un risultato che comprometta gli equilibri esistenti all’Europarlamento. La retorica di questa alleanza è sempre la stessa: “Salvini è la prova che la corrente di idee che incarniamo può arrivare al potere”, dice al Foglio, e aggiunge: “Al di là dei suoi ottimi risultati in materia di immigrazione clandestina, l’aspetto positivo del suo operato è l’aver ridato speranza alle persone. E’ stato eletto con il 17 per cento dei suffragi, e ora è accreditato al 37: quando si è capaci di mettere in pratica le idee sovraniste, come lo è Salvini, le persone si mobilitano dalla nostra parte”. I sondaggi “evito di guardarli”, precisa, ma la realtà è che, anche nelle rilevazioni più ottimistiche, il fronte sovranista non andrebbe oltre il terzo posto. 

    

Secondo le proiezioni, i conservatori e i socialisti europei non avrebbero la maggioranza e dovrebbero allearsi con altre formazioni: si guarda all’Alde, il partito dei liberali, ai quali si potrebbero aggiungere anche i voti del partito di Emmanuel Macron, che in Francia si traduce in una riedizione del duello tra l’europeismo di En Marche e l’antieuropeismo dei lepenisti. Bardella sottolinea il successo ottenuto alle scorse europee: “Abbiamo avviato la nostra strategia nel 2014, quando siamo arrivati primi tra i partiti francesi. A Strasburgo, abbiamo subito allacciato i contatti con la Lega di Salvini, con il Partito della libertà austriaco (Fpö) e con i belgi di Vlaams Belang. Ora, vogliamo allargare questa alleanza in una logica di apertura. Ci sono dei partiti che entreranno sulla scena europea, come lo spagnolo Vox, anche se non sappiamo ancora se ci siederemo nello stesso gruppo. Sono temi che affronteremo il 27 maggio, il giorno dopo lo scrutinio”, dice. E ancora: “L’obiettivo, naturalmente, è quello di avere una maggioranza sovranista all’Europarlamento, e se non sarà possibile, avere una minoranza di blocco, per influenzare le scelte, a partire dal rifiuto dei trattati di libero scambio che mettono in concorrenza i nostri agricoltori con quelli del Mercosur”. Rendere l’Europa ingovernabile è l’obiettivo, insomma.

  

All’“ouverture”, termine che ritorna spesso durante il nostro incontro con il capolista dei sovranisti francesi, non sembrano però favorevoli né il PiS del polacco Kaczynski, che non sopporta le simpatie putiniane di Salvini e Le Pen, né tantomeno il Ppe, la famiglia conservatrice con cui il vicepremier italiano flirta, contando sulle fratture interne già emerse con l’ungherese Viktor Orbán. “Salvini può essere la passerella tra il nostro gruppo, Enf, (Europa delle nazioni e delle libertà), e il Ppe”, dice Bardella. Ma per fare cosa insieme? L’Europa che il Rn vuole costruire assieme agli alleati sovranisti è “à la carte, un’Europa dove ogni nazione sia sovrana in materia budgetaria e migratoria, e possa adottare una politica di patriottismo economico, proteggendo i suoi prodotti e cooperando con i partner che preferisce. I popoli stanno voltando le spalle all’Europa di Macron, quella del liberoscambismo dissennato”.

   

Verso il summit di Milano

Bardella, figlio delle banlieue difficili del Seine-Saint-Denis, il dipartimento dove lo storico Georges Bensoussan scrisse nel 2002 l’inchiesta choc “I territori perduti della République”, preferisce parlare di “partiti del buon senso”, invece che di “partiti sovranisti”: un lessico molto salviniano. “Non vogliamo innalzare dei muri, ma mettere delle porte per essere liberi di decidere chi far entrare e chi no, in funzione delle nostre esigenze”, aggiunge Bardella, sottolineando per l’ennesima volta che il modello da seguire è quello di Salvini che “ha ridotto drasticamente gli sbarchi e salvato molte vite con le sue politiche di contrasto ai trafficanti di essere umani. Al posto della sommersione, ha scelto la dissuasione e ha ottenuto risultati”. L’immigrazione o addirittura la minaccia della “sostituzione del popolo europeo” come ha detto negli scorsi giorni il vicepremier austriaco dell’Fpö, Heinz-Christian Strache, è il collante del sovranismo, ma poi sulle altre questioni si dovrà discutere: un’Europa à la carte non prevede troppe alleanze, ognuno fa per sé.

  

Il 13 gennaio, a Parigi, è stata la prima grande data della campagna europea del Rn, con la presentazione del programma e l’esordio di Bardella da capolista. Oggi, 1° maggio, ci sarà un “banchetto patriottico” a Metz, come l’ha definito Marine Le Pen, una data che Bardella ritiene “molto importante, perché è la festa del lavoro, ma anche l’occasione per celebrare Giovanna d’Arco e le nostre tradizioni”. Tuttavia, l’appuntamento centrale, dice sorridendo, sarà il 18 maggio a Milano, quando Salvini lo accoglierà a braccia aperte assieme alla Le Pen e agli altri volti noti del Rn sullo sfondo di piazza Duomo: la photo opportunity della campagna dei sovranisti.