Stefano Bolognini con Matteo Salvini (immagine www.stefanobolognini.eu)

Bolognini, uomo forte della Lega: ecco la marcia su Milano

Fabio Massa

In città non ha mai sfondato, ma Salvini ha imparato la lezione. I punti deboli della sinistra

Stefano Bolognini, si dice in giro, potrebbe essere il prossimo segretario della Lega di Milano. Assessore regionale, ex assessore provinciale, è uno degli uomini più fidati di Matteo Salvini sotto la Madonnina. Al Foglio spiega quali sono i punti “deboli” che il Carroccio vuole mettere in luce dell’amministrazione di Beppe Sala: come dire la strategia leghista verso le prossime amministrative. “Questa è una città che oggi non ha grandi progetti. Eppure è sempre stato un luogo dove si è operato con senso della prospettiva. Basti pensare ad Expo, a piazza Gae Aulenti, al passante ferroviario con Formentini, a Malpensa 2000. Erano progetti di respiro e di visione. Mi pare evidente che questa giunta non è stata molto capace di dare un’identità e un sogno a Milano. Sala non ha guardato in alto, e lontano”. Una Lega non solo concentrata ai temi della sicurezza? Strano. “Mettiamola così: Milano è la città più europea d’Italia. Ma è anche la città che negli anni ha messo insieme Provincia, Regione, governo per vincere le grandi sfide. Lo fece la Moratti con Expo. Mi sembra invece, sulle partite di Ema, dei Navigli e pure delle Olimpiadi, che Milano non sia stata capace di costruire processi condivisi. Non c’è una battaglia importante vinta da questa giunta”.

 

O forse a Roma si boicotta Milano… “Non credo sia così. Prendiamo le periferie: sia Sala che Pisapia hanno vinto le elezioni puntando su un modello di integrazione. Anche da questo punto di vista vedo grande difficoltà. Pensiamo a Rogoredo, a Santa Giulia, a un accordo di programma che da anni non viene completato. Sulle periferie bisogna mettersi in testa che le cose si iniziano e si finiscono. Mesi fa quando il sindaco Sala presentò il suo libro alla sala congressi dell’Unione, presente il presidente di Confcommercio Sangalli, disse che Niguarda sarebbe stato il quartiere pilota di una serie di iniziative di cambiamento: credo non sia stato spostato neppure un filo d’erba. Oggi la gente in periferia non è contenta”. La Lega, al governo in regione, intanto lancia il “Modello Zingonia”. “In quel quartiere bergamasco abbiamo adottato un metodo molto rigoroso, che potrebbe essere esportato anche a Milano. Abbiamo accordi di programma che portiamo avanti con riunioni continue. Noi vogliamo chiudere quella partita e lo faremo. Così come al Lorenteggio. E nel 2019 chiuderemo il contratto di quartiere di via Saponaro. Io non posso più tollerare che progetti importanti restino fermi per lacci e lacciuoli”. La Lega a Milano non ha mai sfondato. Perché? “Bella domanda. Milano è una città internazionale, europea, sempre all’avanguardia. Credo che la proposta politica della Lega sia stata vincente nell’anno in cui c’erano la vocazione internazionale, europea, avanguardista. Poi siamo stati più attenti ad altre dinamiche, e non abbiamo intercettato i cambiamenti”.

 

Cambiato idea? “Diciamo che l’esperienza ha dato alla Lega la consapevolezza che Milano vive e promuove interventi importanti che cambiano il volto della città con gioia e convinzione. Voglio fare un esempio. L’anno scorso si parlò del fatto che il Pd pensava di usare piazza Gae Aulenti per la festa dell’Unità e ci fu polemica. Io dicevo che il problema era nostro, non loro. Perché pensavo a quella piazza, a quel coacervo di esperienze e innovazione che costituiscono la city, la finanza, i nuovi negozi, pure lo street food di qualità, l’aria frizzante della creatività. E pensavo e penso che quella piazza, Gae Aulenti, rappresenti un modello e una dinamica che noi non possiamo tenere in considerazione. Noi dobbiamo cercare di intercettarli, senza scordarci che dobbiamo mantenere le promesse in periferia”. Parlare con la business community? Lega in grisaglia? “Diciamo che qualche errore fino a oggi l’abbiamo fatto. La Lega è stato sempre un movimento abbastanza chiuso. Nelle istituzioni sono entrate persone con una lunga gavetta nel partito, me compreso. Ora bisogna aprire perché c’è gente di ogni estrazione sociale e culturale che guarda con interesse la Lega. Anni fa abbiamo ignorato le associazioni di categoria e sindacali: adesso invece abbiamo la necessità di parlare con loro”.

 

La lunga corsa verso le amministrative è cominciata. “Oggi grazie a Matteo Salvini c’è un entusiasmo senza precedenti. Quando ieri ho sentito degli imprenditori dirmi che aspettano con ansia il ministro Centinaio a Milano, mi sono rafforzato nell’idea che c’è una attenzione straordinaria per le nostre proposte. Abbiamo vinto in tante città. Ma abbiamo perso Brescia al primo turno. Quindi per Milano dobbiamo costruire un programma e un percorso attento, molto presto, per tempo, con il centrodestra. Un programma che sappia cogliere le sensibilità, non come abbiamo fatto a Brescia. Penso che ci siano tutte le condizioni per vincere. Ma va trovato un profilo di altissimo livello. Con un punto di forza che noi possiamo garantire. Su alcune partite il Comune oggi non sempre ha fatto asse con Regione e governo: un sindaco che abbia diversa sintonia politica potrà creare una sinergia che porterà Milano a essere ancora più forte nello scenario internazionale”. L’identikit è chiaro: “Qualcuno di livello, che abbia attenzione per le periferie e che magari non aumenti il biglietto del bus. Che sappia favorire chi va a 200 all’ora e aiutare chi invece può andare solo a 20 all’ora”.

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