Romano La Russa in una foto d'archivio (Ansa)

Granmilano

Romano La Russa, le visioni del luogotenente-fratello d'Italia

Fabio Massa

Il fratello del presidente del Senato sarà una delle pedine fondamentali della strategia meloniana in Lombardia. Dagli aneddoti familiari alle critiche alla giunta Sala, il neo-delegato di Fontana alla Sicurezza si racconta

"Sono stato figlio di senatore (Antonino La Russa, ndr). Ora sono fratello del presidente del Senato. Siamo una famiglia, non è mai stato un problema”. Romano La Russa, classe 1952, fratello più giovane di Ignazio (1947) e di Vincenzo (1938), il primogenito. Assessore regionale più volte, ha da qualche mese le deleghe alla Sicurezza nella giunta Fontana. E se tutto va – come i sondaggi raccontano – sarà una delle pedine fondamentali della strategia meloniana in Lombardia. Perché Ignazio di suo fratello Romano si fida, eccome. Anche se ’Gnazio è interista e Romano milanista. Viene in mente l’aneddoto di Paolo Berlusconi, secondo cui prima di trasferirsi a Milano il fratello maggiore fosse rossonero, salvo poi cambiare idea sotto la Madonnina. Storie calcistiche a parte, racconta Romano: “Abbiamo sempre fatto politica insieme. Abbiamo percorso tutta la strada della militanza, cresciuti con il mito di nostro padre. E una cosa la devo dire: quelli che pensano che Ignazio non dica la sua perché è presidente del Senato non lo conoscono proprio”.

 

Il terzo fratello, Vincenzo, era diverso. “Fin da giovanissimo nell’Azione cattolica, e poi della Democrazia cristiana. Il rifiuto di seppellirlo al Famedio, iniziativa che noi non abbiamo sollecitato, ha provocato addirittura una dichiarazione del sindaco Sala, quasi indignato. Certo, ci farebbe piacere e spero proprio che possa riposare là. Anche perché non è giusto colpirlo solo perché è il fratello dei fratelli La Russa”. Romano allarga le braccia, sorride mentre tiene il sigaro tra indice e medio: “Noi ci siamo passati in quella lunga fase nella quale siamo stati considerati politici da emarginare, cittadini di serie B. Nella quale siamo stati perseguitati, anche nelle forme peggiori. Per questo abbiamo il rispetto di chi non la pensa come noi. E abbiamo rispetto di chi è minoranza perché lo siamo stati per tanti anni, e abbiamo subìto sulla nostra pelle”. Nella visione larussiana (e nelle urne) la minoranza oggi è il Pd: “I cittadini non credono più nelle politiche della sinistra, che ha sommato insuccesso a insuccesso. Il caso Soumahoro, il Parlamento europeo con tutto quello che è avvenuto, la valigia piena di soldi. Questa supremazia morale e intellettuale, presunta, del Pd e della sinistra vacilla fortemente. Il popolo non crede più nella sinistra, soprattutto i ceti meno abbienti che negli ultimi anni si sono allontanati. Nelle periferie più povere cresce il centrodestra, sia la Lega che Fratelli d’Italia che Forza Italia. Questo perché è venuta meno la fiducia nella vecchia sinistra. Si sono resi conto che era tutto un bluff. Quello che noi diciamo, come destra storica, da 70 anni: sono un bluff”. Per questo, è la conclusione di La Russa, l’astensionismo è un rischio anche per la sinistra.

 

Tuttavia il non-voto preoccupa Salvini e Fontana. “Preoccupa e dovrebbe preoccupare tutti: in Italia il primo partito è quello del non voto. Poi certo, una parte di questo astensionismo è a destra”. Accusa antica: non avete classe dirigente. “Questo è quel che vorrebbe la sinistra. Una speranza loro. Se noi non abbiamo classe dirigente che cosa dovremmo dire di Speranza, di Di Maio, di Toninelli e compagnia bella? Stiamo dimostrando in Italia e in Europa che i nostri ministri sono sicuramente bene accolti mentre tutti speravano che dall’estero sarebbero arrivate tutte le bocciature di questo mondo. Si dovranno ricredere, dall’Europa stanno arrivando solo complimenti“. Intanto in Lombardia Fdi si prepara a stravincere. Repubblica parla di richieste di posti in giunta pari all’80 per cento delle poltrone. “Sarei ingeneroso se dovessi giudicare quelle indiscrezioni. Non ci dispiacerebbe essere rappresentati in modo importante, è ovvio. Ma ne parleremo dopo le elezioni. Non abbiamo mai discusso della giunta. Se ci sarà un predominio abbastanza netto come si presume dai sondaggi, è chiaro che Fratelli d’Italia avrà il maggior numero di consiglieri e quindi di assessori. Negli ultimi 10 anni è stato così per la Lega, e prima per Forza Italia”.

 

Parliamo di deleghe e argomenti importantissimi per Fdi. “Credo che al primo posto anche in Lombardia, che pure sta meglio di altre regioni, ci sia il lavoro. Il calo di occupazione è preoccupante. Purtroppo poi la priorità assoluta insieme al lavoro è la sicurezza. Bisogna avere maggiore sicurezza soprattutto a Milano e nelle grandi città. Leggiamo e viviamo abitualmente in una città con stupri, furti, aggressioni. Sembra che lo Stato sia impotente, e invece già negli ultimi mesi molti passi sono stati avanti”. Effetto Meloni? “Tra sfratti di abusivi nelle case popolari, appartamenti sgomberati, abbattimenti di interi palazzi fatiscenti, la situazione è chiara. L’aria è cambiata, perché in prefettura e questura si sono accorti finalmente che c’è una volontà politica chiara“. Poi Romano La Russa attacca le giunte Pisapia e Sala: “Abbiamo a che fare con una amministrazione che invece di aiutare pare che freni”. Toni da campagna elettorale... A proposito: arriverà Giorgia? “Sì, il 7 febbraio. I vertici di Fdi ruotano per dare una mano per le regionali, anche se c’è un ordine di impegnarsi nell’azione governativa e dunque di evitare di fare apertamente campagna elettorale”.