L'assessore all'Agricoltura della Lombardia Alessandro Beduschi - foto Ansa

Gran Milano

In Valtellina nasce il primo distretto biologico della Regione. Uscire dalla nicchia

Giovanni Seu

Come sta l'agricoltura lombarda? "Negli ultimi 10 anni abbiamo dato un sostegno di 94 milioni per far crescere una realtà prevalentemente giovanile sia tra i produttori che tra i consumatori". Intervista all'assessore Alessandro Beduschi

Come sta l’agricoltura biologica lombarda? I numeri inducono all’ottimismo perché 3.500 aziende su oltre 50 mila agricole e 56.500 ettari coltivati su 870 mila non sono pochi, se si pensa che stiamo parlando di un settore considerato fino a poco tempo fa di nicchia. Oggi questa definizione inizia a diventare un po’ stretta, in particolare dopo che la Regione ha riconosciuto il primo distretto biologico situato in Valtellina: 76 comuni, oltre 1.900 ettari di superficie, 15 aziende e 3 operatori della filiera che producono ortaggi, mele, patate, uva, frutti di bosco, zafferano, piante officinali, uova e miele, fino ai formaggi più tipici della Valtellina come le Dop Bitto e Valtellina Casera. L’obiettivo è di incrementare terreni e produttività del 10 per cento nei prossimi 5 anni. Altri distretti sono candidati per ottenere lo stesso riconoscimento, assicura al Foglio l’assessore all’Agricoltura Alessandro Beduschi: “Non abbiamo una particolare zona di sviluppo – spiega – ma aziende sparse per il territorio a macchia di leopardo. Negli ultimi 10 anni abbiamo dato un sostegno di 94 milioni per far crescere una realtà prevalentemente giovanile sia tra i produttori che tra i consumatori”.
 

Non mancano le difficoltà che arrivano da un mercato scosso da eventi climatici e crisi internazionali: “I costi di produzione sono più elevati rispetto alle colture tradizionali e si scaricano sui prezzi dei prodotti che risultano più alti del 10-30 per cento: eppure il settore ha registrano un +3,1 nell’export, un dato davvero positivo”. L’altro ostacolo è di carattere ideologico, con il governo che ha fatto dell’agricoltura una bandiera del made in Italy suscitando inevitabili opposizioni di carattere politico: “Il sostegno governativo è importante – ragiona l’assessore – ma è bene ricordare che la Lombardia è la prima regione agricola d’Italia, facciamo il 13 per cento del Pil, produciamo la metà del latte nazionale. Se vogliamo dare nuovo impulso è opportuno mettere da parte certe narrazioni ambientalistiche che in nome della tutela dalla natura di fatto non aiutano lo sviluppo”.
 

Che la Regione debba un po’ prendere in mano il biologico è l’auspicio che arriva dai protagonisti del mondo agricolo per evitare che un tessuto produttivo promettente sbandi di fronte alle non poche insidie del mercato. Spiega Paolo Maccazzola, presidente di Cia Lombardia: “Le aziende sono ancora di dimensioni medio piccole, spesso a gestione familiare,  si avvalgono degli incentivi qualora facciano parte delle comunità montane. Ma si trovano in difficoltà quando sono distanti dalle città e non sono organizzate in associazioni, inoltre un po’ tutte soffrono la grande distribuzione”. Per reggere non bastano i sussidi: “Ci sono stati alcuni scandali, la politica deve compiere un’operazione di chiarezza per allontanare pregiudizi e affermare le reali qualità dei prodotti”. Anche Paolo Brambilla, presidente della Federazione regionale di prodotto agricoltura biologica di Confagricoltura, pone l’accento sul momento non facile che attraversa il comparto: “Due anni di guerra dell’Ucraina pesano sul costo delle materie prime, ci troviamo con un mercato fermo che non riesce a crescere e a stimolare un tipo particolare di domanda che comunque resta consolidata, convintamente legata ai prodotti del biologico. I distretti sono una strada giusta, unire le forze è importante per affrontare le sfide”.
 

Un punto resta fermo nonostante le problematiche tutt’altro che irrilevanti: il biologico appartiene al futuro, indietro non si può tornare. Ne è convinto Ermes Sagula, responsabile tecnico di Coldiretti Lombardia: “Tutto il mondo agricolo soffre un clima ostico che alterna piogge eccessive e periodi di siccità. È importante ricordarci che l’Unione europea nel Green deal indica un aumento del 25 per cento del biologico per il 2030, un traguardo che necessita non solo di un supporto finanziario agli operatori ma di politiche di rilancio del made in Italy sotto il profilo della comunicazione”. Inutile dire che anche in questa partita un ruolo determinante è assegnato alla Lombardia che dovrà trainare tutto il settore primario italiano.

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