l'intervista

“Contro le morti bianche non serve fare il tifo per le procure”. Parla Francesco Paolo Sisto

Ermes Antonucci

"Contro gli incidenti sul posto di lavoro bisogna investire sulla prevenzione, ecco quattro possibili direzioni", ci dice il viceministro della Giustizia dopo la tragedia di Brandizzo

"Dobbiamo evitare che lo sdegno, il dolore e il rammarico per questo gravissimo incidente sul lavoro terminino dopo due giorni e che tutto resti com’è. Questo è il governo giusto per affrontare, e vincere, il tema degli incidenti e delle morti sul lavoro. Il punto di partenza è responsabilizzare le imprese, investire sulla prevenzione, oltre che attivare maggiori controlli, evitando la solita corsa a nuove dosi di sanzioni. Bisogna ripartire dalle imprese, non dalle procure, che naturalmente arrivano sempre dopo, quando è drammaticamente tardi”. Così, intervistato dal Foglio, il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, commenta la tragedia di Brandizzo, dove giovedì notte hanno perso la vita cinque operai. 

 

“Le inchieste giudiziarie servono ad accertare le responsabilità – aggiunge Sisto – e quando ci sono cinque persone che perdono la vita la richiesta di accertamento della responsabilità è perfettamente giustificata e doverosa. Ma nella sicurezza sul lavoro la pena rappresenta una sanzione che arriva sempre troppo tardi, quando l’evento tragico è già accaduto. Non credo infatti che spendersi perché la procura individui il prima possibile i responsabili servirà a evitare altri incidenti sul posto di lavoro. Per questo è necessario assolutamente intervenire prima, ragionare sulla risoluzione a monte del problema: bisogna investire sulla prevenzione”.

 

Sisto, penalista di lungo corso e dal 1994 docente in Sicurezza e salute del lavoro presso il Politecnico di Bari, prosegue il suo ragionamento: “Gli infortuni sul lavoro nascono fisiologicamente da eventi contro l’intenzione, colposi. Nessuno vuole che l’operaio muoia o che si faccia male. Allora bisogna operare una scelta netta: investire nella prevenzione. E’ necessario mettere le imprese e i lavoratori nelle condizioni per fare di tutto perché gli eventi avversi non accadano”.

 

Il vice del ministro Carlo Nordio individua almeno quattro possibili direzioni: “Si dovrebbe partire da una defiscalizzazione totale dei costi per la sicurezza, per evitare che sia percepita come un aggravio”. “La prevenzione – spiega – deve essere intelligente, puntuale, mirata, ma anche conveniente, perché in un paese con le imprese così in difficoltà è necessario dare alla sicurezza sul lavoro anche il carattere della non afflittività”.

 

Una seconda, concorrente, soluzione potrebbe essere rendere obbligatorio il ricorso ai modelli organizzativi e gestionali previsti dal decreto legislativo 231/2001, che devono anche comprendere il tema dei rischi in materia di sicurezza e le scelte organizzative per esorcizzarli”, prosegue. “I modelli 231 costituiscono un passaggio fondamentale – spiega il viceministro – perché rappresentano una sorta di 'scatola nera' delle imprese, cioè un luogo privilegiato dove andare a verificare se è stato fatto tutto quello che si doveva fare in materia di prevenzione e di adempimenti”. 

 

In terzo luogo, si potrebbe prevedere l’obbligo per le imprese di comunicare agli ispettorati del lavoro le attestazioni degli acquisti in materia di dispositivi di protezione individuale: “Questo significherebbe garantire che ogni impresa ‘carte alla mano’ sarà in condizione, con la  corretta provvista dei dispositivi antinfortunistici, di proteggere i suoi lavoratori. E perché, a questo punto, non dovrebbe realizzarlo?”, dice Sisto. “Infine, si dovrebbero introdurre dei meccanismi di formazione obbligatoria per coloro che si propongono come componenti degli organismi di vigilanza, per evitare improvvisatori, in una materia tanto delicata e rilevante”.

 

“Una volta che l’impresa è diventata virtuosa, ferma restando la responsabilità civile al 100 per cento, si potrebbe pensare anche a meccanismi di riduzione progressiva dell’area di rilevanza penale, sul modello già sperimentato della colpa medica”, dichiara Sisto: “Ciò che conta è la verifica che l’impresa ha fatto ottima prevenzione, ha fatto tutto quello che doveva e poteva fare per proteggere i suoi dipendenti”.

 

Insomma, l’obiettivo è chiaro: responsabilizzare le imprese. “Su questo tema ho suggerito al ministro Nordio di istituire in tempi brevi una commissione che nel giro di 60-90 giorni possa ipotizzare delle soluzioni di intervento sul piano normativo”, annuncia Sisto. “E’ chiaro poi che queste proposte andranno coordinate con i ministeri del Lavoro, della Salute e con il Mef. Però sarebbe un importante punto di partenza per dare impulso alla soluzione di un problema di enorme gravità”.