(foto LaPresse)

Storia di una persecuzione

L'accanimento giudiziario sul Cav. ci fu. E anche dell'unica condanna si può dubitare

Piero Tony

Il pm chiede la prescrizione solo quando con le sue indagini non è riuscito a provare l’iniziale ipotesi accusatoria. Ecco perché le tesi dei detrattori solitari di Berlusconi non reggono

Mi pare utile che anch’io possa dire la mia, limitandomi per quanto possibile alle esperienze personali visto che, come è abbastanza noto a chi si interessa di giustizia e garantismo, ho fatto il magistrato per circa 45 anni, sempre auspicando la separazione delle carriere e tutto ciò che oggi bolle provvidenzialmente nella pentola del ministro Nordio. E sulla materia ho già scritto su queste pagine cose forse interessanti, a mio parere. Mercoledì ho seguito in televisione i funerali di Silvio Berlusconi: pur non conoscendolo personalmente mi sono commosso per lo straziante dolore dei famigliari e la partecipazione e le parole di tante persone. E sono saltato dalla poltrona, letteralmente, quando ho sentito che nell’omelia l’arcivescovo Mario Delpini diceva proprio tutto quello che ho sempre pensato. Triste destino per un laico e miscredente quale mi pare di essere, anche perché… lo confesso… su tante cose da qualche tempo spesso mi trovo d’accordo solo e addirittura con il Papa. Credo che ormai proprio nessuno dubiti del fatto che Berlusconi – anzi Silvio, per fare innervosire sconfessati e sconfessandi – da quando entrò in politica sia stato perseguitato senza sosta alcuna, mai un giorno senza essere indagato, ha calcolato non so chi. Quanti processi ha avuto? Innumerevoli, tanto che i numeri ballano, 35 o 45 o 55 o 90, sicuramente più di 30.

 

Quante condanne? Una per frode fiscale ma, precisa il detrattore ormai solitario o quasi, sono intervenute alcune prescrizioni che, in quanto tali, continua il detrattore quasi solitario, non sono assoluzioni e dunque equivalgono a silenti condanne. A tal proposito va fatta chiarezza con invito ad abbandonare il gioco delle tre carte e a leggere i codici, quantomeno gli artt. 157-161 cp e, quanto al requisito dell’evidenza, l’art. 129 cpp. Perché, come dovrebbe essere noto a tutti, il pm chiede la prescrizione, anche dopo decenni, solo quando con le sue indagini non è stato capace e dunque non è riuscito a provare l’iniziale ipotesi accusatoria, che senza scomodare Karl Popper come tutte le ipotesi può rivelarsi possibile oppure aria fritta, malevola o professionale, politica o tecnica e così via. Con la conclusione che ai sensi del sacrosanto art. 27 della Costituzione, Silvio è stato condannato una sola volta e per tutti gli altri procedimenti va considerato assolutamente non colpevole, nella stessa misura del solitario detrattore o del pm ipotizzante. Insomma una sola condanna, in relazione alla quale non poche persone hanno peraltro nutrito pesanti perplessità, sia giuridiche quanto alla tenuta dei titoli di reato sia fattuali quanto alla terzietà del giudicato in relazione a tempi e composizione del collegio estivo della suprema corte; soprattutto dopo le esternazioni del consigliere del collegio giudicante Amedeo Franco che, anche in sedi aperte al pubblico, si lamentò di non condividere la sentenza e di “essere stato coinvolto in una porcheria”.

 

Tutto cominciò trent’anni fa circa, i partiti erano ormai azzerati, il successo di Tangentopoli viveva e cresceva sempre più in una sinistra sia mediatica sia giudiziaria che, dura e pura, voleva affrancarsi a tutti i costi dal ricordo del più o meno putativo malcostume politico, insomma dire “Craxi mi piace” oppure “Borrelli e il suo pool stanno esagerando” sarebbe equivalso a suicidio. D’altra parte Borrelli non nascondeva la disponibilità sua e di almeno qualche suo sostituto di entrare in politica, implicito che fosse per il  bene della patria. In tale scenario apparve Berlusconi, non appariva ostentatamente serioso come ogni consimile che si rispetti ma addirittura qualche volta quasi sfrontato e irridente, era un ricco e non sprovveduto imprenditore che con i suoi mezzi poteva fare presa e riempire il vuoto lasciato dai partiti. Era soprattutto uno che minacciava, con la sua sola presenza, di fare ombra al neonato strapotere giudiziario e crediamo che per tutto ciò ebbe inizio la persecuzione con indagini sempre più fitte, l’invito a comparire notificatogli a Napoli previa comunicazione al Corsera, forse anche l’arresto del fratello.

 

Una prova tangibile la ebbi personalmente quando Csm e Procura di Milano mi chiesero, ero procuratore di Prato e operavo in un’incredibile carenza di personale, il distacco di un mio sostituto molto efficiente che avrebbe potuto così integrare la postazione accusatoria nel processo cd Ruby contro Berlusconi; risposi picche, se ne infischiarono e la richiesta di distacco venne accolta, Berlusconi venne condannato, sarà poi assolto, mi pare in appello. Altra prova dell’incredibile clima contro Berlusconi la ebbi quando, se ben ricordo nel 2005 o 2006, nella sede della Procura generale di Firenze un generale della Guardia di Finanza di cui non ricordo il nome, mentre stava illustrando  una nuova importantissima banca dati ai procuratori del distretto, dal seno si lasciò sfuggire qualcosa tipo “c’è poco da dire, bisogna ammettere che Berlusconi ha introdotto la migliore normativa per combattere evasione e criminalità organizzata”; fu gelo, nessuno – neanche lo scrivente – chiese un perché e un percome e si passò ad altro restando ignoranti sulla normativa tirata in ballo in quel modo imperdonabile.

 

Che dire della legge Severino che si voleva applicare retroattivamente, che dire delle feroci critiche formulate contro Berlusconi quando nel 2002 fece modificare l’art. 41bis da misura straordinaria a ordinaria? O quando nel 2010 introdusse la vendita all’asta dei beni confiscati ai mafiosi? Decisione rivelatasi più che opportuna alla luce delle specifiche vicende giudiziarie degli ultimi anni. Che dire dei processi bunga bunga, sorti dalla sua grande ingenuità nel credere sia che la sicura inopportunità istituzionale non fosse di rilievo penale sia di essere libero di comportarsi a proprio piacimento nella privatezza di casa sua? E che dire del cd processo Ruby ter, conclusosi con un’assoluzione generale ma portato avanti per anni con le forzature censurate dai giudici, tanto palesi da rasentare i limiti dell’impudicizia?

 

L’attenzione giudiziaria è durata fino alla sua morte e credo sia un dato da non sottovalutare. Infatti si legge di importanti indagini in corso – naturalmente quanto a Berlusconi verranno chiuse per morte del reo – per capire se sia stato mandante delle note stragi del 1994 a Firenze, Roma e Milano. Mandante di strage! Anche contro Costanzo, la cui vedova era presente al funerale e partecipava al diffuso dolore! Indagini che, a parte l’inverosimiglianza intrinseca e la matrice da chiamate in correità dirette e de relato e l’assenza di ragioni di priorità, almeno per quanto pubblicato, forse sono ancora giustificate – la riforma Nordio vorrebbe intervenire – dall’obbligatorietà dell’azione penale di cui all’art. 112 della Costituzione. Non credo sia reato chiedere scusa ai famigliari, naturalmente a titolo personale. L’arcivescovo Delpini ha detto cose forse compatibili con tutto ciò… Speriamo  venga perdonato. 

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