l'intervista

“Dietro Nordio le battaglie del Cav.”, dice Gaetano Pecorella

Ermes Antonucci

Intervista allo storico avvocato di Silvio Berlusconi: “Il leader di Forza Italia avrebbe gradito queste prime riforme della giustizia, dall'abolizione dell'abuso d'ufficio ai limiti al potere di appello del pm"

"Non credo si possa dire che queste riforme della giustizia siano state fatte in onore di Silvio Berlusconi, perché che dovesse morire proprio quattro giorni fa non lo aveva previsto nessuno. Certamente però sarebbero state a lui gradite e largamente condivise, visto che rappresentano anche il risultato delle sue battaglie per le garanzie”. Così, intervistato dal Foglio, Gaetano Pecorella, giurista, ex parlamentare di Forza Italia ed ex storico avvocato di Silvio Berlusconi, commenta il via libera da parte del Consiglio dei ministri del primo pacchetto di riforma della giustizia targato Carlo Nordio

 

Il pacchetto prevede innanzitutto l’abolizione del reato d’abuso d’ufficio, tanto invocata da sindaci e amministratori pubblici. “Il reato – dice Pecorella – era diventato uno strumento per la magistratura per controllare la Pubblica amministrazione, e lo dimostrano il numero altissimo di incriminazioni e il numero limitatissimo di condanne. Si era arrivati al punto che alcuni sindaci  si rivolgevano prima alle procure per avere il consenso per adottare alcune decisioni, cosa che in un sistema democratico è assolutamente inaccettabile”. 

 

“La norma sull’abuso d’ufficio era troppo generica – prosegue Pecorella – ma forse una parte poteva essere salvata: quella sul conflitto d’interessi. Ci sono situazioni, piuttosto rare, in cui il pubblico ufficiale prende delle decisioni che sono in conflitto d’interessi. Ad esempio, se viene fatto un bando che può favorire suoi congiunti. Su questo forse una riflessione in più andava fatta”.

 

Il pacchetto Nordio prevede poi che i pubblici ministeri non possano proporre appello rispetto a sentenze di proscioglimento relative a reati di contenuta gravità (quelli per i quali è prevista la citazione diretta a giudizio). Restano quindi appellabili le decisioni di assoluzione per i reati più gravi, compresi tutti quelli contro la persona che determinano particolare allarme sociale. Un tema caro a Pecorella, visto che proprio una legge a suo nome approvata nel 2006 aveva introdotto il divieto per il pubblico ministero di impugnare le sentenze di assoluzione, salvo poi esser dichiarata incostituzionale

 

I tempi sono cambiati, tanto che la stessa commissione Lattanzi istituita dall’ex Guardasigilli Marta Cartabia si è detta favorevole al divieto di impugnazione per il pm. Per il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, però, l’intervento delineato da Nordio sarebbe incostituzionale. “Santalucia si sbaglia – dice Pecorella – Proprio la sentenza della Corte costituzionale che a suo tempo aveva dichiarato incostituzionale la norma prevedeva la possibilità che il legislatore introducesse il divieto di appello per il pm ai reati meno gravi. Nordio si è dunque ispirato alla pronuncia della Corte costituzionale”. “La mia legge – aggiunge – prevedeva la possibilità dell’appello solo in presenza di nuovi elementi di prova. Se si ha una sentenza di assoluzione in primo grado e non ci sono nuovi elementi di prova, è chiaro che in appello non si potrà avere un giudizio di condanna che vada al di là di ogni ragionevole dubbio”. 

 

Sulle misure per garantire maggiormente la privacy di terzi intercettati, Pecorella si mostra cauto: “Vedremo quale sarà l’effetto. Personalmente, credo che debbano essere escluse dall’utilizzo e anche dalla pubblicazione tutte le intercettazioni che non hanno a che vedere con indizi a carico dell’indagato. C’è anche una via ancora più efficace: prevedere che le intercettazioni non possano essere inserite nelle ordinanze custodiali, salvo il riferimento al loro numero. Le intercettazioni sono poi depositate nella segreteria del pm e possono essere consultate soltanto dagli avvocati”.

 

Positiva, per Pecorella, anche l’introduzione dell’interrogatorio preventivo all’emissione della misura cautelare in carcere, anche questa però limitata ai reati meno gravi: “Da anni sostengo l’introduzione del contraddittorio anticipato in materia di libertà personale. E’ un istituto che esiste in Francia e che ha dimostrato ottimi risultati. Bisogna strutturarlo bene. Escluderlo per i reati più gravi è assurdo: proprio a fronte di reati più gravi le garanzie dovrebbero essere maggiori. In Italia invece avviene il contrario: più il reato è grave e meno garanzie ci sono”.

 

Un pensiero finale va a Berlusconi: “Nella sua vita ha subìto una persecuzione giudiziaria che aveva un obiettivo molto chiaro: quello di impedirgli di continuare a governare”.