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L'assurda sofferenza di Sangalli

Redazione

Il presidente di Confcommercio accusato di molestie era innocente e ricattato

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, fu vittima di “un piano criminoso” con una “strategia ricattatoria” finalizzata a estorcergli denaro e a costringerlo alle dimissioni. A quasi un anno di distanza dallo scandalo che, nel pieno della campagna #MeToo, nel novembre 2018 travolse Sangalli, accusato di molestie sessuali nei confronti della sua ex segretaria Giovanna Venturini, la vicenda si ribalta clamorosamente. Il Corriere della Sera ha infatti dato notizia che Giovanna Venturini, l’ex segretaria di Carlo Sangalli, e Francesco Rivolta, ex direttore generale di Confcommercio, che gli avevano mosso accuse sono ora indagati per estorsione aggravata dalla procura di Roma, che ha ottenuto il sequestro dei 216 mila euro donati alla donna da Sangalli nel gennaio 2018. Il versamento, secondo le prime accuse, aveva avuto l’obiettivo di mettere a tacere la donna (che comunque non aveva mai sporto denuncia per le presunte molestie). Sangalli, invece, ha sempre sostenuto di aver subìto un ricatto e di aver pagato, pur innocente, per evitare l’esplosione di un caso. I fatti ora danno ragione al presidente, che rifiutò di dimettersi. Nel sequestro ordinato dal gip di Roma si legge che “la minaccia di rivelare l’esistenza di una relazione extraconiugale e di rendere dichiarazioni circa molestie sessuali subite sul posto di lavoro dal presidente di Confcommercio appare idonea a coartare la volontà” dello stesso Sangalli, come è accaduto. Rivolta, “si poneva come intermediario per evitare uno scandalo che avrebbe a suo dire coinvolto anche Confcommercio e chiedeva di pagare per il silenzio della donna e di rassegnare le dimissioni”. Le indagini svolte dai Carabinieri confermerebbero l’esistenza di una strategia ricattatoria messa in piedi da Rivolta. Nei prossimi mesi si conoscerà l’epilogo della vicenda. Nel frattempo, restano le sofferenze generate dall’ennesima caccia alle streghe in salsa #MeToo. Interrogato dal pm, Sangalli ha detto di essere stato preda di un “grande sconforto” al punto da aver “meditato il suicidio”, nonostante non avesse mai fatto nulla di disdicevole. Occorre il morto prima di mettere fine a questa gogna?

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