Carola Rackete (Foto LaPresse)

Né pirata né Antigone

Redazione

Il gip di Agrigento zittisce le due curve: la Rackete non ha violato alcuna legge

Alla fine l’ordinanza del gip di Agrigento che rigetta le misure cautelari e ordina l’immediata liberazione di Carola Rackete, oltre a smontare le accuse del pm, demolisce tutta la narrazione di queste settimane sulla vicenda Sea Watch alimentata dalle due fazioni più rumorose. Da un lato il fronte dei partiti di maggioranza (Lega e M5s) più alcuni di opposizione come FdI e i media a loro vicini hanno fatto propria la versione del Capitano Matteo Salvini: la Rackete è una criminale che dichiara guerra allo stato italiano, una pirata che, come ha detto l’altro vicepremier Luigi Di Maio, con il suo italiano claudicante “provoca il nostro paese e le nostre leggi”.

 

Dall’altro lato il fronte di alcune forze di opposizione e dei media progressisti, come Repubblica, che hanno nominato “Carola” loro Capitana: la Rackete una novella Antigone che fa prevalere la morale sulla legge, una disobbediente civile che vìola una norma ritenuta ingiusta. Ebbene, ciò che ci dice il gip di Agrigento è che entrambe queste narrazioni sono false, perché si basano sul presupposto che la comandante della Sea Watch abbia infranto – a torto secondo gli uni, a ragione secondo gli altri – le leggi della Repubblica italiana. E invece no. La Rackete non è né criminale né disobbediente civile, né pirata né Antigone. Perché non ha violato alcuna legge. Non ha compiuto “atti di resistenza e violenza nei confronti di una nave da guerra”, anche perché la motovedetta della Gdf non è affatto una nave da guerra. E non ha usato violenza nei confronti dei pubblici ufficiali perché stava adempiendo a un dovere superiore, l’obbligo di diritto internazionale – e quindi di rango costituzionale e prevalente rispetto ai decreti gialloverdi – di assicurare il soccorso dei naufraghi e la loro conduzione in un porto sicuro. Pertanto la Rackete, secondo il gip, non è una pirata incosciente né un’eroina coraggiosa che ha sfidato le leggi (giuste o ingiuste) a qualsiasi costo. Ma una comandante responsabile che, come si vede dalla stessa ricostruzione dei magistrati, conosce e ha rispettato le leggi italiane e il diritto internazionale.

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