(foto Ansa)

Lenti sviluppi

Gli olandesi sono stufi di non avere un governo

Francesco Gottardi

Wilders rinuncia formalmente alla carica di primo ministro: adesso l'alternativa è tra il tavolo delle trattative oppure le urne. Ma per Rick van Well, politologo dell'Università di Leiden, è "ingannevole credere che si tratti di una svolta definitiva"

Nuovi scout, stesso stallo. Nei Paesi bassi Geert Wilders ha rinunciato formalmente alla carica di primo ministro, ha nominato altri due integerrimi profili per vigilare sulla formazione del governo e attende lo schianto delle altre forze politiche. Al tavolo delle trattative oppure alle urne. “Ma è ingannevole credere che si tratti di una svolta definitiva”, spiega Rick van Well, politologo dell’Università di Leiden. “Ci sono voluti quattro mesi soltanto per decidere che avremo dei negoziati: la discussione dei contenuti deve ancora iniziare. E gli elettori intanto prendono appunti”. E’ una brutta notizia per tutti, e potrebbe non essere buona nemmeno per il leader dei sovranisti. Dopo l’ennesimo vicolo cieco fra il suo Pvv e la destra moderata (Nsc più Vvd), Wilders ha deciso di affidare la supervisione della fase esplorativa a Elbert Dijkgraaf e Richard van Zwol, che fanno parte di un partito esterno ai quattro in ballo per l’esecutivo. Dijkgraaf è economista ed ex deputato dell’Sgp, storica formazione di centrodestra. Van Zwol invece, democristiano, è membro del Consiglio di stato e un guru fra gli informateur (ruolo già ricoperto nel 2003, 2006 e 2007). Inoltre è particolarmente vicino all’ideologia di Pieter Omtzigt, con cui Wilders ha le principali frizioni. “Così facendo cerca di ingraziarsi i suoi interlocutori”, dice van Well: “Di fatto però si tratta di una scelta forzata: il Pvv è il primo partito, ha il diritto di rivendicare l’esecutivo, ma manca di classe dirigente. Dunque, anche in queste prime battute, sa di dover coinvolgere altri politici”.

Ci sono ancora alcune settimane di tempo. “Sarà un precorso lungo e faticoso, come si è dimostrato finora: un indicatore di quanto le relazioni fra le forze in campo siano sensibili, con molta sfiducia reciproca”. E divergenze di programma. “Dalla finanza agli aiuti all’Ucraina, dall’attaccamento all’Unione europea al diritto costituzionale: nel migliore dei casi si può intravedere un governo di scopo con un precario appoggio esterno. Al contempo, si configura un’opposizione molto politica e compatta”. L’Olanda è abituata alle larghe intese, non a “ministri tecnici e deputati inesperti: Nsc e Bbb sono partiti neonati, il Pvv è di estrema destra e il Vvd è alle prese con una grave crisi interna”. Dilan Yesilgöz, leader del Vvd, in caso di ulteriori fumate nere, minaccia di passare la palla “a Timmermans e alla sinistra”. Mentre è soprattutto Omtzigt a spingere per l’esecutivo debole.

Ma come stanno reagendo i cittadini all’impasse? “Gli elettori populisti”, su cui fa leva Wilders, “vogliono un governo di maggioranza il prima possibile. Così i moderati continuano a calare nei sondaggi. Fanno ostruzione, non vogliono governare coi sovranisti ma sanno anche di essere in un vicolo cieco: aprire ai progressisti avrebbe ripercussioni elettorali catastrofiche. Presto la protesta potrebbe estendersi perfino al Pvv: il vincitore del voto è comunque considerato il primo responsabile dei negoziati. E di passi in avanti a oggi non se ne vedono”.

Tra tre mesi sarà trascorso un anno dalle dimissioni di Mark Rutte, campione di longevità anche per il disbrigo degli affari correnti. “Siamo abituati a estenuanti stalli istituzionali”, conferma van Well. “Ma con un esecutivo già dimissionario la nostra politica è congelata: ufficialmente non c’è una scadenza per la nascita del governo”. Di fatto però sì. “La legge di bilancio va presentata entro settembre e discussa entro l’estate: ciascun partito vuole farsi sentire a riguardo. Serve però un nuovo governo. Dunque esistono reciproci incentivi per chiudere la questione in tempo utile”. Prospettive? “La seconda convinzione comune è che qualunque alternativa, a partire dal ritorno alle urne, sarebbe più rischiosa e meno attraente. Per questo prima o poi riavremo una guida. Ma anche un’Olanda più fragile, nei nostri confini e in Europa”.

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