(foto EPA)

il caso

Il PieperGate apre uno scontro senza precedenti dentro la Commissione europea

David Carretta

La presidente von der Leyen ieri ha delegato a un altro commissario, l'austriaco Johannes Hahn, il compito di rispondere a Borrell, Breton, Gentiloni e Schmit per cercare di soffocare lo scandalo, prima di un voto potenzialmente imbarazzante al Parlamento europeo

Bruxelles. Il PieperGate ha aperto uno scontro senza precedenti dentro la Commissione, dopo che la presidente Ursula von der Leyen ha scelto di confermare la nomina di Markus Pieper come Inviato dell'Unione europea per le Piccole e medie imprese, nonostante le obiezioni sollevate da quattro suoi commissari. Peggio: von der Leyen ieri ha delegato a un altro commissario, l'austriaco del Ppe Johannes Hahn, responsabile dell'Amministrazione, il compito di rispondere per cercare di soffocare lo scandalo, prima di un voto potenzialmente imbarazzante al Parlamento europeo. “Cari colleghi, la Presidente mi ha chiesto di rispondere alla vostra lettera”, ha scritto Hahn all'Alto rappresentante Josep Borrell e ai commissari Thierry Breton, Paolo Gentiloni e Nicolas Schmit, che il 27 marzo avevano chiesto di discutere dentro il collegio la nomina di Pieper, sottolineando gli “interrogativi sulla trasparenza e l'imparzialità” del processo. “La decisione è totalmente in linea con le regole”, ha risposto Hahn: “Pieper ha firmato il suo contratto di assunzione il 31 marzo e ci si aspetta che assuma la sue responsabilità il 16 aprile”. La data della firma del contratto è successiva alla lettera dei quattro. In effetti il 31 di marzo era la domenica di Pasqua! Von der Leyen “attraverso il suo uomo di fiducia del Ppe Johannes Hahn si è precipitata a firmare il contratto di Pieper”, spiega al Foglio una fonte dell'Ue. Lo ha fatto prima prima di tenere un dibattito al collegio. Prima di rispondere a un'interrogazione del Parlamento europeo. E prima che fosse concluso il ricorso presentato da una candidata concorrente di Pieper, l'europarlamentare ceca Martina Dlabajova, che i valutatori interni ed esterni della Commissione avevano considerato la migliore tra i tre preselezionati.

Il Foglio ha potuto consultare lo scambio di lettere ieri tra Hahn e i quattro commissari. L'austriaco ha difeso la scelta di Pieper, sostenendo che rientra nei “margini abituali di discrezione per questo tipo di nomine senior”. L'equilibrio di genere e geografico (che non è stato rispettato), secondo Hahn, “non sostituisce il merito come criterio principale”. Dopo la decisione del collegio del 31 gennaio, “il processo di assunzione amministrativa è stato completato” e il contratto di assunzione è stato firmato “il 31 marzo”, ha scritto Hahn. In quella data una serie di deputati, guidati dal Verde tedesco Daniel Freund, aveva già presentato una interrogazione sul PieperGate (a cui non è stato ancora stata data risposta dalla Commissione). E il quartetto Borrell, Breton, Gentiloni e Schmit aveva già chiesto di rimettere in discussione l'assunzione di Pieper.

 

Nella loro lettera, Borrell, Breton, Gentiloni e Schmit non si limitano a contestare la nomina di Pieper. I quattro accusano von der Leyen e la sua squadra di decidere da soli le nomine di alto livello senza consultare gli altri commissari in violazione della regola della collegialità. “Crediamo che una più ampia discussione sia necessaria sulla trasparenza e la collegialità del processo che circonda le nomine di alto livello nella Commissione”, dicono i quattro. L'accusa è pesante. Von der Leyen, il suo capo gabinetto Bjorn Seibert (attualmente in aspettativa per dirigere la sua campagna elettorale con il PPE) e il commissario Hahn prenderebbero le decisioni sulle nomine in comitato ristretto, senza rispettare la regola della collegialità che prevede di coinvolgere tutti i commissari. L'ultimo esempio è la scelta dell'ex presidente, Sauli Niinistö, a cui è stato affidato un rapporto sulla preparazione, la prontezza e gli strumenti della difesa dell'Ue nel contesto della guerra della Russia contro l'Ucraina. L'austriaco Alexander Winterstein, che von der Leyen ha appena scelto come suo portavoce da candidata del PPE per la campagna elettorale, era stato nominato all'inizio di marzo come direttore nella Direzione Generale Comunicazione, diretta dall'ex vice portavoce capo della presidente, Dana Spinant.

La Commissione ha nominato Markus Pieper Inviato dell'Ue per le Pmi, con la funzione di Consigliere Hors Classe, il grado di direttore generale e uno stipendio di oltre 20 mila euro (indennità comprese), il 31 gennaio scorso. Deputato europeo della Cdu, lo stesso partito di von der Leyen, Pieper è stato selezionato per l';incarico nonostante sia stato considerato il candidato peggiore dai valutatori interni ed esterni sui tre che erano stati preselezionati. La proposta è stata formalmente presentata da Hahn, in accordo con la presidente Ursula von der Leyen. Il commissario responsabile, il francese Thierry Breton, aveva espresso parere contrario. La proposta di nominare Pieper è stata presentata durante una riunione del collegio a cui Breton non poteva partecipare, perché impegnato in un incontro dei ministri della Difesa dell'Ue. La vicepresidente Vera Jourova ha detto pubblicamente di non essere stata informata della proposta di nomina di Pieper prima della riunione. Il sospetto sollevato da una serie di eurodeputati è quello di favoritismo.

Von der Leyen avrebbe imposto Pieper per ingraziarsi la Cdu e il Ppe in vista della sua candidatura per un secondo mandato come presidente della Commissione, avvenuta pochi giorni dopo la nomina. Il Parlamento europeo giovedì voterà un emendamento del gruppo dei Verdi sul PieperGate, che è stato firmato anche dai socialisti Pascal Durand e Jens Geier e dai liberali Michael Kauch, Alin Mituta e Moritz Korner. La strategia di difesa di von der Leyen finora è stata di andare avanti come se nulla fosse accaduto. “E' arrivata al punto di credersi invincibile”, dice al Foglio un deputato sotto condizione di anonimato. L'emendamento chiede alla Commissione di “rescindere la nomina e lanciare un processo davvero trasparente e aperto” per la nomina dell'Inviato dell'Ue per le Pmi. “Sembra ci sia una maggioranza”, ci ha detto un deputato. I gruppi prenderanno formalmente posizione domani, appena prima del dibattito sul discarico di bilancio in plenaria.

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