la propaganda del Cremlino

Se questo si chiama ricostruire. Come Putin ha distrutto Mariupol

Priscilla Ruggiero

La città ucraina rasa al suolo è diventata il simbolo della devastazione e degli orrori russi. Le immagini rimaste nella storia, le bombe sul teatro,  un Word Press Photo e il matrimonio con la soldatessa che ha combattuto nell'Azovstal 

La distruzione di Mariupol, la città ucraina che si affaccia sul mare d’Azov e che è stata occupata da Mosca dopo 82 giorni di assedio, è tra i più grandi simboli dei crimini commessi dalla Russia da quando ha iniziato la sua guerra contro Kyiv. Ora la propaganda di Mosca mostra gru e cantieri  dice di avere grandi progetti di ricostruzione  di una città che  ha cancellato lei stessa lasciando solo macerie. Non riesce però a cancellare le immagini rimaste nella storia di una città e della sua popolazione che ha resistito per mesi senza luce, cibo, e acqua, e della determinazione dei  soldati ucraini  lì a resistere nei cunicoli  sotterranei dell’acciaieria Azovstal. Le foto e i video della guerra di Putin che rimangono più impressi provengono  non a caso   da Mariupol, di quel teatro distrutto dalle bombe in cui si erano rifugiati centinaia di civili e soprattutto dell’enorme scritta: deti, bambini, messa davanti al teatro per segnalare la presenza di civili e ignorata da Mosca. Ci sono le immagini satellitari che mostrano una città completamente distrutta, la foto – premiata poi dal Word Press Photo per aver catturato “l’assurdità e l’orrore della guerra” –  di una donna incinta   che viene portata via in barella dall’ospedale  colpito dai missili russi: morirà qualche ora dopo.  

 

Anche per il presidente russo Mariupol è un simbolo,  un trofeo da mostrare poiché rappresenta  una delle prime città ad essere state “liberate”: è a Mariupol che Putin  si  è presentato nel suo primo sopralluogo nelle terre occupate  dall’inizio della guerra ed è sempre a Mariupol che ha portato una delegazione cinese a mostrare quello stesso teatro rifugio di bambini ormai fatiscente che una cantante lirica  ha persino omaggiato intonando una canzone sovietica. Mercoledì è stato annunciato un grande scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina, quasi 500, tra questi ci sono molti soldati portati via da Azovstal  dopo la  presa della città, come Galina Fedyshyn, una soldatessa che poche ore dopo la sua liberazione ha ricevuto la proposta di matrimonio dal suo compagno,  anche lui nelle Forze armate, che non vedeva da quasi due anni. Fedyshyn ha combattuto  fino all’ultimo per una città che non esiste più, Putin l’ha rasa al suolo e ora   vuole ricostruirla, ma alle sue regole.   

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