Tucker Carlson e Santiago Abascal - screen da video X

Spagna

Perché Tucker Carlson ha scelto Madrid e Vox per l'ennesima lotta ai "rossi"

Guido De Franceschi

Mentre in Spagna Sanchez formava il suo terzo governo, il conduttore più controverso delle tv americane intervistava su X il capo del partito socranista Vox, Santiago Abascal. Dieci milioni di visualizzazioni nei primi tre giorni

Mentre Pedro Sánchez confezionava il suo terzo governo – ieri c’è stato l’annuncio della squadra dei ministri, che, al di là di un po’ di turnover, mostra una sostanziale continuità con l’esecutivo precedente (se si eccettua la completa assenza di esponenti di Podemos) – le piazze di tutta la Spagna hanno continuato a riempirsi. I cittadini che manifestano a centinaia di migliaia protestano per il cadeau grazie al quale il premier socialista spagnolo è riuscito a garantirsi una maggioranza: la concessione di una legge di amnistia che sgraverà delle condanne i secessionisti che nel 2017 avevano illegalmente dichiarato l’indipendenza della Catalogna.

Il Partito popolare, che cerca un riscatto nelle urne in vista delle elezioni europee, ha preso risolutamente la guida di questo ampio movimento, che contrappone al nazionalismo “periferico” catalano un patriottismo spagnolo a sua volta, spesso, piuttosto nazionalista. I sovranisti di Vox sono quindi costretti a sgomitare nelle retrovie della protesta e stanno mantenendo una posizione quantomeno ambigua sugli episodi più violenti che si sono registrati a margine di manifestazioni perlopiù pacifiche, ovvero gli scontri di frange minoritarie con la polizia (con decine di arresti) e le numerose minacce rivolte ai politici socialisti, talvolta recapitate per mezzo di scritte sulle facciate delle sezioni del Psoe.

Così, se nei sondaggi si registra un irrobustimento del consenso per i popolari, i sovranisti, dopo i risultati da muso lungo delle elezioni politiche, non sono sembrati in grado, almeno per ora, di risalire la china, neanche trumpizzando (“Il governo Sánchez è illegale e illegittimo”) né agitando davanti ai cittadini indignati per l’amnistia il drappo rosso (anzi: anti “rossi”) dell’“España una, grande y libre”. Ed ecco allora che il leader di Vox, Santiago Abascal, sta tentando la strada “internazionale”, facendo appello all’Europa, ricercando una sponda nel primo ministro ungherese, Viktor Orbán, e venendo in Italia a trovare la sua alleata Giorgia “Soy una mujer, Soy una madre, Soy italiana, Soy cristiana” Meloni.

La vera novità, però, è stata l’intervista video rilasciata a Tucker Carlson, che l’ha pubblicata sul suo account X, inteso come “fu Twitter”. Carlson, che è il giornalista-populista più famoso del mondo, nelle sue trasmissioni televisive su Fox ha sostenuto per anni tutte le battaglie di Trump. Poi, qualche mese fa, è stato licenziato perché le sue posizioni erano diventate troppo estreme e onerose (leggi: risarcimenti per diffamazione) perfino per l’emittente che sulle sue ali mediatiche aveva accompagnato Trump fino alla Casa Bianca. Da allora Carlson ha spostato la sua attività su X. Con un successo clamoroso. L’intervista dello scorso agosto a Orbán? 130 milioni di visualizzazioni. E l’intervista dello scorso settembre all’allora candidato (e ora presidente) argentino Javier Milei? 423 milioni di visualizzazioni. Da ultimo, Carlson è andato a Madrid, per massaggiare anche Abascal con una sua intervista.

  

 

Il video si apre con Carlson che racconta al mondo che in Spagna il fondatore di Vox (il riferimento è ad Alejo Vidal-Quadras) è stato colpito da una pallottola per strada proprio mentre la sinistra stava cercando di “prendere il potere illegalmente”. Dopo aver evocato con queste poche parole un suggestivo scenario da guerra civile, Carlson, che si è dimenticato però di aggiungere che lo stesso Vidal-Quadras sostiene di essere stato colpito da un sicario mandato dall’Iran (e che quindi la situazione politica spagnola non c’entra nulla con quell’attentato), inizia l’intervista al leader di Vox. Che è prevedibile, dal momento che vi si sgrana l’intero rosario sovranista (sì sì, tranquilli: si parla anche di George Soros), ma anche abbastanza impressionante, per la pervicacia con cui Carlson cerca di indurre un più impostato Abascal a fare delle affermazioni enormi e potenzialmente pericolose (do you remember il 6 gennaio del 2021 a Capitol Hill? Ecco) con trumpiana leggerezza. Risultato: 10 milioni di visualizzazioni nei primi tre giorni.

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