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Tra Sánchez e Puidgemont pare fatto l'accordo. Un uomo spara al fondatore di Vox

Guido De Franceschi

Dopo mesi di trattative il socialista Sánchez e l'indipendentista Puigdemont hanno raggiunto un'intesa in cambio dell'amnistia per il catalano. Poche ore dopo l'ex leader di estrema destra Alejo Vidal-Quadras è stato ferito gravemente nel centro di Madrid

Forse… A quanto pare… Se non ci sono sorprese… I socialisti spagnoli e Junts – il partito guidato da Carles Puigdemont, l’ex presidente del governo catalano da sei anni esule/latitante in Belgio dopo aver illegalmente dichiarato l’indipendenza della sua regione – assicurano che è stato finalmente stipulato l’accordo che garantirà a Pedro Sánchez una nuova maggioranza in Parlamento. Ma la prudenza è inevitabile: dopo tre mesi e mezzo di trattative estenuanti, piene di repentini dietrofront, ogni parola definitiva sembra azzardata. Sánchez sta ancora affinando il patto con il Partito nazionalista basco, il cui esito è scontato ma non per questo agevole da raggiungere. Solo allora si potrà calendarizzare il dibattito di investitura. Il vero problema, nelle prossime ore come nei prossimi mesi, sarà però lo stesso che ha caratterizzato le negoziazioni con Junts: la legge di amnistia. Dopo il referendum illegale di autodeterminazione organizzato nel 2017 dal governo catalano guidato da Puigdemont e l’altrettanto illegale dichiarazione di indipendenza, sui leader separatisti erano cadute pesanti condanne giudiziarie. Qualcuno, come il capo di Esquerra repubblicana, Oriol Junqueras, aveva deciso di andare in carcere ad attendere l’indulto, poi arrivato nel 2021. Altri, come Puigdemont, erano invece scappati all’estero, pretendendo non il perdono ma delle scuse da parte di Madrid.


Sánchez, che pure non ha mai usato, per riferirsi a Puigdemont & C., il vocabolario adottato dal centrodestra e dalla destra sovranista (“golpisti”, “criminali”) e che in questi ultimi anni ha governato grazie all’appoggio degli spezzoni catalanisti che avevano scelto la sequenza carcere-indulto (e cioè con Esquerra), si era però sempre detto contrario a un’amnistia. Ma poi le elezioni dello scorso luglio hanno reso determinanti per formare una maggioranza i sette parlamentari di Junts che, interpellati su che cosa volessero in cambio del loro voto, hanno risposto con una sola parola: “l’amnistia!”. Ecco allora che Sánchez, senza fare un plissé e ignorando sia i cori di sdegno provenienti da destra sia le dure critiche pubbliche da parte di monumenti viventi del socialismo come Felipe González e Alfonso Guerra, ha profuso tutto il suo impegno nella stesura di una legge di amnistia che non potesse essere annullata dalla Corte Costituzionale, che non potesse essere aggirata da giudici poco entusiasti di applicarla (e sono molti: un tribunale, proprio qualche giorno fa, ha aperto un procedimento contro Puigdemont in cui ha fatto capolino una pretestuosa ipotesi di terrorismo) e che non potesse sollevare troppi dubbi presso le istituzioni europee, che hanno già fatto sapere che vorrebbero conoscere meglio i dettagli di questa amnistia. Anche se riuscirà a varare il suo governo e a condurlo fuori dal porto, la navigazione di Sánchez durante il resto della legislatura si preannuncia complicata. Avere a che fare con Puigdemont – un politico umorale ma inscalfibile, imprevedibile ma coriaceo fino alla zucconeria – non sarà un’impresa facile. Ma la scommessa di Sánchez è chiara: “normalizzare”, riportandola nell’alveo meramente politico, la questione catalana, contando anche sul fatto che gli spiriti indipendentisti si sono nel frattempo molto assopiti e che la competizione tra i due partiti che ne sono espressione – Junts ed Esquerra – ha incrinato la compattezza del fronte separatista.


Sánchez pensa che, se gli è riuscito di imbrigliare gli indipendentisti baschi, che vengono da una storia che ha compreso decenni di terrorismo e centinaia di morti ma sono ora dei suoi docili alleati, saprà replicare lo stesso modello con gli incruenti indipendentisti catalani. E anche i disordini di questi giorni a Madrid, in cui alcuni manifestanti contrari all’amnistia (e vicini al partito sovranista Vox) si sono scontrati con la polizia, aiutano il premier che può dire a quelli fra i “suoi” che sono più perplessi riguardo alle sue concessioni a Puigdemont: preferite accordarvi con dei separatisti pacifici, ammansiti dall’amnistia, o tornare al voto e rischiare che vada al governo Vox, un partito contiguo a bande di estrema destra che si comportano in modo violento? Nel pomeriggio, in una strada di Madrid, un uomo ha sparato a bruciapelo al fondatore di Vox, Alejo Vidal-Quadras, ormai un po’ appartato dalla politica, ferendolo gravemente. Ma dalle prime indagini non sembra che si tratti di un crimine politico.
 

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