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a bruxelles

Nella cacofonia europea su Israele manca una visione per l'Ue

David Carretta

La visione di von der Leyen, Borrell e Michel: tre teste, priorità diverse e due politiche per il medio oriente

Per Ursula von der Leyen, l’Ucraina rimane la priorità della politica estera dell’Unione europea. Secondo Josep Borrell, è Gaza a essere diventata “la sfida geopolitica più importante”. Charles Michel è preoccupato che l’Ue sia accusata dal sud globale di “doppi standard” perché non condanna Israele quando bombarda Hamas provocando vittime civili. La scorsa settimana Annalena Baerbock aveva posto un interrogativo che sta diventando sempre più rilevante di fronte agli scossoni globali. “È davvero utile quando i partner stranieri, se esplodono questioni geostrategiche, non sanno se invitare il presidente della Commissione, il presidente del Consiglio europeo o l’Alto rappresentante per discutere delle loro relazioni con l’Ue?”, aveva chiesto il ministro degli Esteri tedesco. Baerbock invoca “una sola faccia e una sola voce”. Alla Conferenza degli ambasciatori dell’Ue, che si è aperta ieri a Bruxelles, c’erano tre facce e tre voci diverse sugli affari globali. 

Sull’Ucraina dovrebbe esserci unità nell’Ue per un obiettivo prioritario e urgente. La guerra è entrata in una nuova fase di stallo, che rischia di essere favorevole alla Russia. Gli europei sono chiamati a rafforzare i loro aiuti a Kyiv, ancora di più se dovesse venire meno il sostegno degli Stati Uniti. Davanti agli ambasciatori dell’Ue, ieri von der Leyen ha messo la guerra della Russia contro l’Ucraina in cima all’ordine delle priorità, davanti al medio oriente e alla Cina. “Anche se la situazione sul terreno si sta evolvendo lentamente, una cosa è chiara: grazie alla determinazione dell’Ucraina e al nostro incrollabile sostegno, questa guerra rimarrà un fallimento strategico per il Cremlino. Ma sappiamo anche che il fallimento di Putin non si tradurrà automaticamente nella vittoria dell’Ucraina”, ha detto von der Leyen. Anche Borrell ha riconosciuto che “l’Ucraina è più che mai in difficoltà nel combattere l’invasione della Russia”, che l’Ue non può permettersi la “stanchezza”, perché “se l’Ucraina perde, perdiamo noi”. Ma, nei loro discorsi durante la conferenza degli ambasciatori, né lui né Michel hanno dedicato molto tempo all’Ucraina, concentrandosi sul medio oriente. L’Alto rappresentante e il presidente del Consiglio non hanno nemmeno offerto indicazioni su come intendono risolvere i problemi e le divisioni tra gli stati membri che ostacolano il sostegno dell’Ue a Kyiv sugli aiuti finanziari, le forniture militari o le sanzioni contro la Russia.

Che sia sulla risposta di Israele a Hamas o il de-risking dalla Cina, von der Leyen, Michel e Borrell hanno idee molto diverse, spesso divergenti, su quali dovrebbero essere le posizioni dell’Ue. Per certi aspetti, i leader delle istituzioni europee rispecchiano le controversie tra stati membri. Ma l’immagine che proiettano nel resto del mondo è quella di confusione, caos, impotenza o marginalità. Sul medio oriente accade dal 7 di ottobre, giorno dell’attacco di Hamas contro Israele. La presidente della Commissione ha offerto un sostegno incondizionato al governo di Benjamin Netanyahu a Gaza, mentre l’Alto rappresentante e il presidente del Consiglio europei sono più preoccupati dalle relazioni con gli stati arabi. Anche ieri von der Leyen ha compiuto un passo più lungo di quello che era autorizzata a fare, quando ha proposto la creazione di “una forza internazionale di pace sotto il mandato dell’Onu”, senza che questa opzione sia mai stata discussa dai leader o dai ministri degli Esteri dei ventisette. Borrell e Michel non ne hanno fatto menzione, concentrandosi sulla necessità di pause umanitarie a Gaza con continue critiche velate a Israele. “I civili devono essere protetti ovunque e in qualsiasi circostanza”, ha detto il presidente del Consiglio europeo. Von der Leyen ha anche insistito sulla volontà di salvare la normalizzazione tra Israele e i paesi arabi, mentre Borrell e Michel vogliono rilanciare il processo di pace per la soluzione dei due stati. “Non torneremo alla situazione del 6 ottobre 2023”, ha detto l’Alto rappresentante.

A prima vista le differenze tra von der Leyen, Michel e Borrell potrebbero apparire come sottigliezze. In realtà, nascondono visioni opposte di come dovrebbe posizionarsi l’Ue nel mondo multipolare. In tutto quello che dice e fa, la presidente della Commissione dimostra di vedere l’Ue al fianco degli Stati Uniti, dalla difesa dell’Ucraina al sostegno di Israele, passando per la strategia del de-risking dalla Cina. Michel, per contro, ha spiegato che l’Ue deve “resistere” al trend di dover scegliere in quale campo stare. Borrell è sulla stessa linea del presidente del Consiglio europeo: l’Ue deve “rigettare il quadro mentale dell’occidente contro il resto”. Gli europei non devono essere “l’avamposto del mondo occidentale, ma i guardiani dei valori universali condivisi basati sulla carte delle Nazioni Unite”, ha detto l’Alto rappresentante.