Ursula von der Leyen e Charles Michel (LaPresse)

editoriali

Al Consiglio europeo ci si divide su tutto e prevalgono gli interessi nazionali

Redazione

Dal sostegno a Israele alle nuove forniture di armi all'Ucraina, fino alle migrazioni e al Mes, su cui la Meloni fa orecchie da mercante, i paesi dell'Ue faticano a trovare un sintesi. Mentre i conflitti personali tra von der Leyen, Michel e Borrell mostrano una leadership inadeguata

L’Unione europea sta tornando allo status quo ante l’unità e la determinazione mostrate all’inizio della guerra della Russia contro l’Ucraina e la prova è arrivata dal vertice di giovedì e venerdì. Sul medio oriente il Consiglio europeo ha trovato un’intesa su un testo che chiede “corridoi umanitari e pause per necessità umanitarie” a Gaza, ma i ventisette sono divisi sulla strategia. La Germania guida un gruppo di paesi che non vuole legare le mani a Israele nella risposta a Hamas. La Spagna e la Francia sono alla testa di un altro gruppo che sostiene il cessate il fuoco pensando più ai rapporti con il mondo arabo o alle opinioni pubbliche interne. I leader sono spaccati sulla revisione del bilancio 2021-27, che ha bisogno di più risorse per l’Ucraina, le migrazioni e l’aumento degli interessi sul debito comune di NextGenerationEu. I frugali non vogliono mettere mano al portafoglio e chiedono tagli.

L’Italia non vuole approvare gli aiuti all’Ucraina senza ottenere fondi per le migrazioni. Sull’Ucraina la promessa di “sostegno incrollabile” di fronte all’aggressione della Russia è sempre più in discussione: l’ungherese Viktor Orbán e lo slovacco Robert Fico usano il loro veto su finanziamenti e forniture di armi. La frattura sulle migrazioni è così profonda che non si riescono più ad approvare conclusioni. I calcoli politici nazionali tornano a minare l’Ue dall’interno. Giorgia Meloni fa orecchie da mercante agli appelli di ratificare il nuovo trattato sul Mes per proteggere tutti i membri della zona euro da future crisi finanziarie, anche se l’Italia deciderà di non farvi ricorso. Pedro Sánchez strumentalizza l’agenda dalla presidenza dell’Ue per accontentare l’estrema sinistra e gli indipendentisti catalani in vista del voto di fiducia a Madrid. I conflitti personali tra Ursula von der Leyen, Charles Michel e Josep Borrell mostrano una leadership infantile e inadeguata. Verrebbe da pensare che serve un Mario Draghi per l’Ue.

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