Editoriali

Il Partito socialista europeo sospende Robert Fico

Redazione

Il nuovo governo slovacco non ha famiglia ma resta un problema per l’Ue

Robert Fico tornerà a essere il primo ministro della Slovacchia grazie al sostegno dell’altro partito di sinistra del paese, Hlas, ed è una pessima notizia per l’Unione europea, che si troverà con un altro leader pro russo e populista stile Viktor Orbán alla testa di uno stato membro. Ma la famiglia politica europea di riferimento il Pes, il partito delle sinistre, ha deciso in modo molto rapido di sospendere sia lo Smer di Fico sia lo stesso Hlas di Peter Pellegrini. “Questa decisione è stata presa in seguito a una chiara divergenza di valori” tra il Pes e Fico, mostrata dall’alleanza con una formazione di estrema destra. Lo Smer è arrivato in testa alle elezioni del 30 settembre, Fico ha annunciato un accordo per formare il prossimo governo in coalizione con Hlas e l’estrema destra del Partito nazionale slovacco. Anche se lo Smer appartiene alla famiglia del Partito socialista europeo, Fico è un habitué delle alleanze con l’estrema destra per prendere e riprendere il potere. Peter Pellegrini, ex alleato di Fico, con il quale aveva rotto sperando di fargli concorrenza, è il kingmaker del nuovo governo di Bratislava.

Se Pellegrini avesse scelto di allearsi con i liberali, Fico non avrebbe una maggioranza in Parlamento. Ora c’è da temere per il futuro della democrazia in Slovacchia. Il campanello d’allarme suona anche a Bruxelles. Fico ha fatto campagna promettendo di tagliare gli aiuti finanziari e le forniture militari all’Ucraina e, come Orbán, avrà diritto di veto sulle decisioni dell’Ue e della Nato. Che sia sulle risorse per finanziare le armi, sulla proposta di 50 miliardi di aiuti tra il 2024 e il 2027, sull’avvio dei negoziati di adesione dell’Ucraina e, più in là, su un suo eventuale ingresso nella Nato. Non c’è da drammatizzare: l’Ue ha modi per aggirare e superare i veti delle quinte colonne. Alla fine Fico potrebbe dimostrarsi più pragmatico di Orbán. Ma il suo ritorno conferma che l’unità e la forza dell’Ue rimangono minacciate dal virus del populismo.

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