Un unico fronte

Possiamo aiutare l'Ucraina e Israele allo stesso tempo, dice il Pentagono. Il flusso del sostegno

Paola Peduzzi

Come funzionano gli aiuti a Kyiv e a Gerusalemme. Alcuni deputati americani stanno cercando di mettere insieme una proposta congiunta

Se si uniscono i puntini dell’offensiva terroristica contro Israele e contro l’Ucraina si ritrova la stessa formula: Russia e Iran, Iran e Russia. Ieri con uno strike a Damasco e ad Aleppo probabilmente per fermare carichi di armi diretti in Libano e quindi poi contro Israele, s’è illuminato anche l’altro alleato di Mosca e Teheran, quel regime siriano di Bashar el Assad che senza la pervicacia dei suoi partner internazionali non sarebbe sopravvissuto e che oggi si presta grato a ogni genere di sostegno – in quanto a violenza e brutalità non ha da imparare da nessuno. L’alleanza di chi vuole stravolgere con la forza e la ferocia l’ordine mondiale è chiara, semmai è l’occidente che deve attrezzarsi per questo unico fronte. 

 

Ieri un missile russo ha colpito una scuola a Nikopol, nella regione centrale dell’Ucraina, facendo quattro morti. A Hroza si sono svolti i funerali di una famiglia, padre, figli e nipoti, uccisi nell’attacco missilistico della settimana scorsa che ha fatto cinquantanove morti: è un posto piccolo, di poche centinaia di persone, s’è dovuto allargare il cimitero buttando giù gli alberi. Le forze di Vladimir Putin poi si sono radunate nei pressi di Avdiivka, nella regione di Donetsk, nel Donbas: il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto che la linea di difesa tiene, ma è la prima volta da parecchio tempo che i russi cercano di avanzare, e secondo molti esperti il tempismo non è del tutto casuale: pensano che l’occidente sia tutto rivolto verso il medio oriente e che questa distrazione sarà fatale per gli ucraini – una settimana sola potranno resistere senza il sostegno internazionale, ha detto Putin. Non che i calcoli del presidente russo siano mai stati precisi, ma la sua insistenza sulla stanchezza degli alleati dell’Ucraina e oggi sulla distrazione data dal massacro di Hamas in Israele ha una certa presa sul dibattito pubblico, e pure un po’ più in là.

 

Nelle cancellerie europee gira questo nuovo termine: “razionalizzare”, che indica la necessità di rivalutare le scelte prese in termini di sostegno dei paesi sotto attacco. In visita a Bruxelles, Zelensky ha chiesto proprio di evitare questo tipo di atteggiamento che potrebbe portare a delle pause nel rifornimento della controffensiva. Si teme soprattutto lo stallo a Washington dettato dall’offensiva dei deputati legati all’ex presidente Donald Trump (il quale è riuscito due sere fa a criticare anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu per fatti avvenuti anni fa) e da lui stesso che continua a mettere in discussione l’impegno dell’America in difesa dell’Ucraina e delle democrazie liberali. I militari però hanno una visione differente, come dimostra il nuovo capo di stato maggiore americano, il generale Charles Q. Brown Jr, che ha detto che le forniture sono garantite fino al primo gennaio 2024 e che non vede alcuna alterazione nell’impegno degli Stati Uniti e degli alleati europei: “Non vedo come i piani possano cambiare”, ha detto questo ex pilota di F-16 che prende il comando quando la difesa aerea è quantomai cruciale. Il Pentagono ha circa 5 miliardi di dollari da spendere su indicazione del presidente e sulla base delle spese attuali significa che la fornitura continua senza intoppi per diversi mesi; altri 9,4 miliardi di dollari sono stati spesi all’interno dell’Ukraine Security Assistance Initiative, per lo più per munizioni, razzi e veicoli blindati: molti contratti non sono stati ancora onorati, il che significa che anche questo flusso non si interromperà nel breve tempo. 

 

Alcuni esperti sostengono che ci possa essere una competizione tra l’Ucraina e Israele non soltanto dal punto di vista finanziario ma anche degli strumenti militari forniti, ma fonti ufficiali americane hanno smentito questa presunta corsa, perché Israele ha bisogno soprattutto di intercettori per il suo sistema a corto raggio Iron Dome, che gli ucraini non hanno. Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha detto: “Possiamo gestire entrambe le crisi e gestiremo entrambe le crisi”. Alcuni deputati americani stanno cercando di mettere insieme una proposta di aiuti congiunti per Israele e Ucraina: è un modo per aiutare Kyiv senza finire nelle ultime polemiche, in Europa è più o meno il contrario.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi