Il rublo russo è in una spirale e la marcia di Prigozhin l'ha tirato giù

Federico Bosco

Le ripercussioni degli eventi del 23 giugno si sono aggiunte alle conseguenze delle sanzioni occidentali. Dall’inizio della guerra i russi hanno spostato all’estero oltre 40 miliardi di dollari di depositi. E anche i ricavi da petrolio e gas sono dimezzati

Il valore di una moneta è legato alla fiducia, e dopo la ribellione della Wagner e le tante domande irrisolte sulla dinamica degli eventi e sul destino reale di Evgeni Prigozhin la fiducia nella moneta della Russia è crollata. Le ripercussioni degli eventi del 23 giugno si sono aggiunte alle conseguenze delle sanzioni occidentali facendo perdere al rublo il 6 per cento del valore in due settimane, portandolo ai livelli minimi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Ieri mattina per la prima volta da fine marzo 2022 (il primo mese di guerra) il tasso di cambio con l’euro ha superato i 102 rubli, una crescita di oltre il 3 per cento rispetto a giovedì. Il dollaro è arrivato a 93,3 rubli, rafforzandosi di oltre il 2,5 per cento. 

   

Secondo Natalia Lavrova, chief economist di BCS Global Markets ascoltata dal Financial Times, durante la marcia su Mosca i russi hanno ritirato dai propri conti circa 100 miliardi di rubli, una quantità di prelievi paragonabile a quella di settembre legata alla mobilitazione “parziale” e il conseguente esodo di centinaia di migliaia di russi. Dall’inizio della guerra i russi hanno spostato all’estero oltre 40 miliardi di dollari di depositi.

  

Non potendolo nascondere, il Cremlino ha riconosciuto il crollo del rublo e rassicurato l’opinione pubblica attribuendolo a una “quantità significativa di speculazioni”, ricordando che tali fluttuazioni si sono già verificate in passato, ma poi la valuta è rimbalzata. La governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, intervenendo al Congresso finanziario della Banca di Russia a San Pietroburgo ha spiegato che l’indebolimento del rublo è una conseguenza della riduzione del surplus commerciale. Nabiullina ha detto di non vedere rischi di stabilità finanziaria e pertanto interverrà “solo quando si presenterà tale minaccia”, poiché l’istituto “non punta a un tasso di cambio specifico”.

 

Il calo del rublo infatti non è momentaneo, ma strutturale, e riflette i cambiamenti nella bilancia commerciale russa. Nel periodo gennaio-maggio le esportazioni sono crollate del 40 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le importazioni sono cresciute del 15 per cento.  Per la Russia il rimbalzo delle importazioni e il crollo delle esportazioni significano meno dollari e meno euro (valute forti) che entrano nel paese.

 

Secondo i dati del ministero delle Finanze russo i ricavi da petrolio e gas – la principale fonte di entrate da esportazioni – accumulati dall’inizio del 2023 sono crollati del 47 per cento. Mosca associa questi dati al paragone con gli incassi eccezionali della crisi energetica del 2022, alla diminuzione dei prezzi del greggio degli Urali e al crollo delle esportazioni di gas.  Ma anche tenendo conto dei numeri dell’anno scorso, se si esclude il 2020 per la Russia si tratta comunque del risultato semestrale più basso degli ultimi cinque anni. Tutto ciò riflette sia l’impatto delle sanzioni sul petrolio, sia l’incapacità di Mosca di compensare la perdita del mercato europeo del gas.

 

La Russia può aggirare le sanzioni per rifornire quella parte dell’industria militare che le permette di continuare a lanciare missili e droni sulle città ucraine, ma non può uscire dalla spirale che trascina verso il basso il rublo e la fiducia dei capitali russi nella propria economia.

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