dal Giappone

La “jet coalition” prende forma velocemente. Al G7 si tesse un'alleanza più ampia

Giulia Pompili

A Hiroshima arriva il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per convincere Modi e Lula. Lo spazio negoziale da occupare

Hiroshima, dalla nostra inviata. Stasera per i leader del G7 era in programma una sessione di lavoro su sicurezza e diplomazia in una location particolare: l’isola di Miyajima,  la cui superficie è considerata un tempio shintoista. A un certo punto della cena di lavoro, alla quale hanno partecipato anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, il presidente americano Joe Biden se n’è andato, ed è tornato  nel suo hotel per discutere di budget in collegamento con lo speaker del Congresso Kevin McCarthy. Non c’è stato nemmeno il tempo di parlare informalmente di una questione cruciale che riguarda l’Ucraina e la sua difesa, e cioè la fornitura a Kyiv, da parte di alcuni paesi europei, degli F-16, che deve essere approvata da Washington perché i caccia hanno tecnologia americana – tecnologia che potrebbe, tra le altre cose, cadere in mano russa. Alcuni media americani hanno fatto trapelare la notizia che l’Amministrazione Biden sia propensa ad accordare la fornitura di F-16 da parte della neonata “jet coalition”, cioè il risultato del tour diplomatico europeo di questa settimana del presidente Volodymyr Zelensky, che celebra la “decisione storica” di Washington che “migliorerà notevolmente il nostro esercito nel cielo”. Per ora, la coalizione è formata da Regno Unito e Paesi Bassi e in misura minore dalla Francia. 

 

 Macron ha detto di essere pronto all’addestramento e all’invio di missili – il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva detto di non avere fretta di unirsi alla coalizione. Secondo gli esperti militari, gli F-16 potrebbero cambiare lo sviluppo della controffensiva ucraina e il corso della guerra. “Biden ci sta pensando perché ha fretta di vedere risultati sul campo, di arrivare più velocemente possibile alla vittoria dell’Ucraina”, dice al Foglio una fonte americana che preferisce restare anonima. Oggi al G7, durante la prima sessione di lavoro dedicata all’Ucraina, alcuni paesi hanno sollevato la questione della fornitura diretta di jet ma soprattutto in relazione all’impegno necessario per addestrare i piloti ucraini, addestramento che per gli F-16 è più lungo rispetto ai caccia attualmente in dotazione a Kyiv. Della “jet coalition” si parlerà più concretamente nel luogo più opportuno, cioè il prossimo vertice Nato di Vilnius, ma l’apertura dell’America di Biden è un segnale importante, che si porta dietro forse anche l’ammorbidimento delle posizioni di alcuni paesi europei. 

 

Oggi a Hiroshima è stata la giornata dell’annuncio dell’arrivo di Zelensky, per il primo viaggio intercontinentale dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Mentre la presidenza giapponese continuava ad attenersi alle disposizioni di sicurezza – “per noi si tratta ancora di un incontro online”, ha detto al Foglio un funzionario del ministero degli Esteri – dalle sessioni di lavoro dei leader iniziavano a trapelare alcuni dettagli: domenica mattina ci sarà una riunione a porte chiuse tra Zelensky e i capi di stato dei paesi G7, e gran parte della discussione sarà sulla possibile organizzazione dello “Ukraine peace summit” in cui si parlerà del piano di pace ucraino. Il tentativo è quello di coinvolgere il più possibile i paesi del cosiddetto sud globale, e per farlo c’era bisogno di una piattaforma che ospitasse i bilaterali tra Zelensky e, rispettivamente, il primo ministro indiano, Narendra Modi e il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, entrambi arrivati oggi. Modi e Lula non hanno preso una posizione sulla guerra in Ucraina, e per i paesi membri del G7 si tratta di “occupare uno spazio negoziale”, dice una fonte europea, che vuol dire strappare i colloqui di pace alla narrazione di Russia e Cina. 
 

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.