Olaf Scholz presenta la sua agenda al Forum di Davos

Luciana Grosso

Il cancelliere progressista della Germania post Merkel ha fatto il suo esordio al Forum economico svizzero. Tre sono i punti tedeschi all’ordine del giorno dei prossimi mesi e anni: la faccenda ucraina, la crisi pandemica e la transizione energetica

Dovrò iniziare questo mio intervento con qualcosa per cui i tedeschi non sono particolarmente famosi: l’ottimismo”. Comincia così, con una battuta che una battuta non è, il primo intervento di Olaf Scholz al Forum di Davos, il Forum economico svizzero che ogni anno fa il punto della situazione nel mondo e nella politica. Un punto della situazione che, negli ultimi anni, è apparso sempre più difficile da mettere a fuoco, non solo a causa della pandemia (che ha costretto gli organizzatori, per la seconda volta a spostare il forum dai saloni di Davos alle videoconferenze) ma anche per le direzioni disordinate e contraddittorie nelle quali il mondo, da qualche tempo, ha preso a muoversi. Olaf Scholz, a un mese dal suo insediamento, ha fatto il suo esordio a Davos presentando la sua agenda. Un'agenda che è allo stesso tempo quella di cancelliere, di presidente di turno del G7 e di aspirante erede di Angela Merkel alla guida dell’Unione europea. I punti all’ordine del giorno dei prossimi mesi e anni, secondo Scholz sono tre: la faccenda ucraina, la crisi Covid, e la transizione energetica.

 

Il primo, in ordine di urgenza, è la faccenda Ucraina e la (necessaria, ma difficilissima) convivenza con la Russia di Vladimir Putin. Su questo punto Scholz ha parole taglientissime e chiare che suonano come un preciso avvertimento a Vladimir Putin, circa il fatto che difficilmente gli sarà lasciata mano libera alle porte dell’Ue.  “E' troppo presto per dire dove ci condurrà questa situazione che la Russia - sottolinea volutamente il cancelliere - ha creato concentrando le sue truppe al confine con l’Ucraina. Ma dopo anni di tensione crescente, restare in silenzio non è più un’opzione percorribile. Per questo stiamo parlando con la Russia in modo chiaro: quel confine non va toccato, sia in nome del nostro impegno nei confronti dell’Ucraina e della sua integrità territoriale, sia in nome del nostro impegno europeo per il mantenimento della pace. La Russia è consapevole della nostra determinazione e mi auguro comprenda che la cooperazione internazione deve essere tutelata sopra tutto”. Parole di pace, quelle di Scholz che però suonano come una disponibilità alla guerra.

 

Poi, una volta fatto arrivare a Putin il messaggio che voleva far arrivare, Scholz ha continuato a scorrere la sua agenda, declinando, di volta in volta, sempre lo stesso concetto: non sappiamo se, se tutti i Paesi si mettono insieme, riusciranno a salvare il mondo; ma sappiamo che non ci riusciranno stando ognuno per conto suo. Vale, per esempio, per il Covid: “L’umanità ha un grande vantaggio sui virus - ha detto il cancelliere citando lo storico israeliano Yuval Noah Harari -: noi possiamo cooperare tra noi; i virus no. I medici e gli scienziati del mondo possono condividere in tempo reale le loro scoperte e ricerche, e per questo, è stato possibile arrivare a un vaccino”. Vaccino che va condiviso in fretta, esattamente come si sono condivisi in fretta i dati necessari a realizzarlo, altrimenti il rischio è che  “presto finiremo le lettere dell’alfabeto greco per dare nomi alle varianti”.

 

L’obiettivo è ambizioso e necessario: vaccinare almeno il 70 per cento della popolazione nei prossimi mesi. La sfida non è solo sanitaria, è anche economica: “La campagna vaccinale è la dose booster di cui la nostra economia ha bisogno per affrontare la più profonda trasformazione dai tempi della rivoluzione industriale”. Eccolo qui, il terzo punto dell’agenda Scholz: la transizione energetica, la necessità di cambiare il mondo che conosciamo, prima che lui cambi da solo.  “Negli ultimi 250 anni la nostra economia si è fondata sul bruciare combustibili fossili. Ma questo ha innescato la crisi climatica. Per questo l’Ue si è data l’ambizioso obiettivo delle emissioni zero entro il 2050. Ma l’Ue da sola non può far finire la crisi del clima: occorrerà lavorare insieme agli altri paesi. Durante la presidenza di turno del G7 la Germania lavorerà per trasformare il G7 nel club dei paesi leader della transizione energetica e della tutela del clima. I paesi del club dovranno essere ABC- dice Scholz cui, evidentemente, piacciono gli elenchi di tre- Ambiziosi, Coraggiosi (Bold, in inglese) e Cooperativi”.

 

Ed è a questo punto, nascosta nella fine del suo discorso, che Scholz rivela la sua vera ambizione. Quella di costruire un nuova idea di progresso e di futuro. In cui gli obiettivi possono dirsi raggiunti solo se condivisi, altrimenti rischiano di essere zoppi. “Il progresso è il mezzo, non il fine”, conclude il cancelliere progressista della Germania post Merkel. E Klaus Schwab, ideatore e fondatore di Davos, in cerca del bandolo della matassa inestricabile che è il mondo di oggi, annuisce convinto.