In Ucraina Putin ha già ottenuto un obiettivo: il colloquio con Biden

Micol Flammini

Mosca chiede sicurezze contro la Nato. L’America risponde: nessuna linea rossa. Per il presidente russo e il suo omologo americano sarà difficile raggiungere un compromesso, ma c'è un elemento a cui fare attenzione e ha a che fare con la Turchia

Roma. Vladimir Putin e Joe Biden parlano delle intenzioni della Russia in Ucraina dal 2014, l’anno in cui Mosca ha annesso la Crimea con un referendum illegittimo. Oggi il presidente russo e quello americano si parleranno e al centro della loro conversazione ci sarà sempre l’Ucraina. In sette anni nulla è migliorato e da qualche settimana l’intelligence americana segnala un ammassamento di truppe russe lungo i confini ucraini.

 

Vladimir Putin ha ottenuto il suo primo obiettivo – un colloquio con Washington – ma non è detto che abbia le idee chiare e non è detto che  sappia cosa intende fare, ma usa l’Ucraina come un richiamo per i leader occidentali: vuole metterli tutti attorno al tavolo, il suo, e imporre  le sue condizioni. Tutti, tranne il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, per primo ha spiegato quali sono le rivendicazioni della Russia. Ha detto che vuole delle rassicurazioni dall’Alleanza atlantica, la promessa che non accetterà Kiev tra i suoi paesi membri. Biden, che quest’anno ha incontrato già Putin a Ginevra a giugno, ha promesso che renderà “molto, molto difficile” per Mosca  la possibilità di lanciare un’invasione e ha sottolineato che non è disposto ad “accettare linee rosse da parte di nessuno”. 

 

L’Ucraina è un paese politicamente complesso, poco stabile, e aumentando la tensione ai confini, Putin riesce anche a indebolire ancora di più le istituzioni statali: secondo l’analista russo Fyodor Krasheninnikov, il presidente russo cerca di spingere l’Ucraina al fallimento e vuole che gli ucraini vedano nella Russia l’unico partner in grado di garantire stabilità. Difficile che un compromesso verrà raggiunto oggi. Gli Stati Uniti temono che la Russia pianifichi di attaccare a gennaio, Kiev inizia a organizzarsi e immagina come potrebbe svolgersi la nuova guerra provocata da Mosca. Il primo passo sarebbe la destabilizzazione, la creazione di caos e tensioni nel territorio ucraino. La paura di Kiev è di rimanere sola, che gli Stati Uniti cedano all’idea di finlandizzare l’Ucraina – la Finlandia non può entrare nella Nato – e per questo hanno anche pubblicato uno spot rivolto più al pubblico internazionale  che a quello nazionale. Nel video si vedono i soldati ucraini rischiare la vita, e ognuno racconta chi è  nella sua quotidianità: un maestro, un marito, un vicino di casa. Non un soldato. Tutti sono dovuti diventare soldati per dovere, per il futuro, per non ricadere in una strana trasposizione del passato sovietico. Non per scelta.  Nel tentativo di tenersi pronta, l’Ucraina sta concludendo un nuovo acquisto di droni turchi, lo ha raccontato Bloomberg. Attualmente l’esercito ucraino gestisce circa dodici  droni Bayraktar, utilizzati soprattutto per missioni di ricognizione vicino al Donbass, la regione in cui i separatisti filorussi combattono contro l’esercito regolare di Kiev. A ottobre un drone turco ha colpito un cannone nel Donbass e la reazione da parte del Cremlino, che ufficialmente non è coinvolto  nella zona, ha scatenato una reazione molto forte. Putin ha chiamato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e la notizia dell’acquisto di altri venti droni potrebbe scatenare una reazione più forte. Soprattutto ora che il capo della Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, ha detto che tutti i residenti della repubblica nel Donbass riceveranno la cittadinanza russa. Se in questa guerra costante e a bassa intensità, un drone dovesse colpire qualcuno, quel qualcuno sarebbe un cittadino russo. 
 

Di più su questi argomenti:
  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.