La Russia rivuole Trump
Il metodo del 2016 è prassi comune, basta piazzare un po’ di propagandisti sui social
Giovedì 13 febbraio l’intelligence nazionale ha tenuto un briefing al Congresso americano per spiegare che la Russia sta di nuovo cercando di aiutare l’elezione di Donald Trump. Sappiamo che nel 2016 i servizi segreti militari della Russia su ordine di Putin agirono in due modi per aiutare Trump: rubarono le mail dei due partiti americani, democratici e repubblicani, ma gettarono in pasto su internet soltanto le mail dei democratici – in modo da imbarazzarli; montarono una capillare operazione di propaganda sui social media e in molti casi fecero finta di essere americani per far passare meglio i loro messaggi. L’intelligence americana ha detto nel briefing che questa volta i russi vogliono fare le cose in modo più sottile, vogliono fare in modo che siano gli americani stessi a ripetere e a spargere la propaganda prodotta da loro, perché oggi i social media hanno capito il trucco e sono obbligati a cacciare gli impostori politici. E in effetti la strategia russa del 2016 oggi è diventata prassi comune, tutti hanno capito che basta piazzare un po’ di propagandisti sui social per orientare meglio tutta una fascia di elettori – anche se il metodo è così nuovo che ancora è difficile quantificare i risultati. Ormai, e succede anche in Italia, ci comportiamo tutti come l’intelligence militare russa nel 2016 e questa non è una bella notizia. Il presidente Trump quando ha saputo del briefing si è molto arrabbiato e ha sostituito il direttore dell’intelligence nazionale, Joseph Maguire, con un suo fedelissimo. Maguire non è il solo leader dell’intelligence che questa settimana lascia o è costretto a lasciare il suo posto e il commentatore David Frum dice che è come vedere un “decapitation strike” contro le agenzie di sicurezza americane. I decapitation strike sono gli attacchi con i droni contro i leader dei gruppi terroristici, che appunto restano senza testa. Come si diceva, non è chiaro quanto queste operazioni russe riescano a condizionare il voto, ma nel rapporto Mueller c’è una intercettazione del 2016 che oggi suona spaventosa. L’agenzia russa che si occupa di piazzare troll e propaganda sui social americani istruisce i suoi operatori a colpire chiunque “tranne Sanders e Trump”, loro vanno bene, perché fanno perdere l’equilibrio agli Stati Uniti. Oggi Sanders e Trump sono i frontrunner delle presidenziali 2020.
la sconfitta del dittatore