Il secondo mandato di Trump sarà ancora di più all'insegna dell'isolazionismo
Niall Ferguson spiega sul Sunday Times che, se venisse rieletto, il presidente americano seguirebbe sempre i propri istinti in politica estera
Questo articolo è stato pubblicato sul Foglio Internazionale. Ogni lunedì due pagine a cura di Giulio Meotti con segnalazioni dalla stampa estera e punti di vista che nessun altro vi farà leggere
“Dire che Donald Trump è impopolare in Gran Bretagna sarebbe un eufemismo”, scrive Niall Ferguson sul Sunday Times prima dell’arrivo del presidente americano a Londra per il vertice della Nato: “Un sondaggio di YouGov mostra che due terzi dei britannici hanno un’opinione negativa di Trump, rispetto all’11 per cento che nutriva gli stessi sentimenti per il suo predecessore Barack Obama. Un mese fa YouGov ha chiesto la seguente domanda a 3.729 adulti britannici: ‘Pensate che ricevere l’endorsement del presidente Trump può essere utile per un politico britannico?’. Solo uno su dieci ha risposto che sarebbe ‘piuttosto utile’ o ‘molto utile’; il 15 per cento ha detto che sarebbe ‘piuttosto dannoso’ e il 39 per cento ‘molto dannoso’.
L’ultima volta che Trump ha parlato di Johnson era in diretta sul programma radiofonico di Nigel Farage sulla Lbc, e lo ha chiamato ‘un uomo fantastico’ aggiungendo che Jeremy Corbyn porterebbe il paese ‘verso luoghi terribili’ se mai diventasse primo ministro. Al leader del Labour non resta che sperare che Trump si comporti nello stesso modo nella sua visita in Gran Bretagna per il vertice Nato. Nei sogni di Corbyn, Trump dovrebbe non solo sostenere Johnson ma anche proporre la privatizzazione dell’Nhs (il servizio sanitario britannico, ndt) come condizione dell’accordo commerciale tra Gran Bretagna e Stati Uniti. Trump non si trova a Londra per salvare la campagna elettorale di Corbyn ma per partecipare al vertice della Nato. Se il presidente americano è impopolare in Gran Bretagna, è assolutamente detestato sul Continente. La maggior parte dei tedeschi aveva fiducia in Obama ma solo il 10 per cento ha la stessa opinione di Trump. I numeri sono anche peggiori in Francia e Spagna. La scorsa settimana la Cnn è uscita con un titolo discutibile: ‘L’Amministrazione Trump taglierà i contributi finanziari alla Nato’. Questo è l’esempio, come direbbe Trump, di una fake news. In realtà è stato raggiunto un accordo tra gli stati membri della Nato per ridurre i contributi dell’America e per aumentare la quota dei paesi europei, specialmente della Germania.
Questo è un contentino a Trump, che come molti suoi predecessori si lamenta che gli europei non pagano abbastanza per la difesa del proprio continente. Fatto: malgrado le richieste ripetute dall’America, solo sei stati membri europei della Nato (il Regno Unito è uno di loro) spendono più del 2 per cento del pil sulla difesa mentre l’America spende oltre il 3,4. Lo scorso mese il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato della ‘morte celebrale’ della Nato in un’intervista all’Economist. Riguardo all’articolo 5 del Trattato nord atlantico, che obbliga tutti gli stati membri a difendere un alleato che viene aggredito, Macron ha chiesto ‘cosa significherà quest’articolo domani? Trump sarà disposto ad agire con solidarietà se qualcosa dovesse avvenire ai nostri confini?’. Se non verrà data una risposta a questa domanda entro il 2020, è probabile che la questione verrà risolta entro i prossimi quattro anni nel caso in cui Trump dovesse essere rieletto presidente.
E’ raro che i secondi mandati siano dei trionfi. Dopo la rielezione di Ronald Reagan nel 1984 un suo consigliere ha detto al New York Times che il discorso sullo stato dell’unione del presidente sarebbe stato il programma dei prossimi quattro anni. ‘Quello che avete visto e più o meno quella che vedrete’, ha detto il consigliere. Bill Clinton, George W. Bush e Obama hanno tutti seguito il copione di Reagan. La maggior parte di loro ha svolto dei secondi mandati piuttosto deludenti, ottenendo poco in patria e concentrandosi sulla politica estera.
Clinton è intervenuto in Kossovo, ha allargato la Nato e provato a fare la pace in medio oriente; Bush ha mandato i rinforzi in Iraq; Obama ha negoziato l’intesa sul nucleare con l’Iran e gli accordi sul clima di Parigi. Anche Trump come i suoi predecessori avrà molti motivi per concentrarsi sulla politica estera. Basta il pensiero a congelare il sangue perché – come ha avvertito il suo ex consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton – significherebbe ‘America first’ senza mezze misure. Per la gran parte del primo mandato Trump è stato disciplinato da uomini con grande esperienza nel campo della sicurezza. Bolton era uno di loro; Mike Pompeo, il segretario di stato, è un altro. Gli altri ‘adulti nella stanza’, Jim Mattis e H. R. McMaster, adesso sono miei colleghi all’Hoover Institution. Se Trump venisse rieletto darebbe sfogo ai suoi istinti isolazionisti e alla tendenza ugualmente pericolosa di mischiare i suoi interessi privati con la sicurezza nazionale americana. Se siete rimasti scossi dalle pressioni di Trump sul presidente ucraino per gettare fango su Joe Biden, o se condividete il sospetto di Bolton che il trattamento morbido del presidente americano verso il suo omologo turco sia collegato agli interessi economici della Trump Organisation a Istanbul, allora preparatevi a vedere molto di peggio. I leader di Russia, Turchia e Corea del Nord sarebbero sicuramente felici di una vittoria di Trump. Solo la Cina e forse l’Iran potrebbero avere ragioni di preoccuparsi dato che l’animosità del presidente verrà difficilmente attenuata in un secondo mandato. Per capire perché questo quadro dovrebbe preoccupare gli europei basta rileggere l’intervista di Vladimir Putin al Financial Times lo scorso giugno. Quando gli è stato chiesto di nominare il leader mondiale per cui prova più ammirazione, Putin ha dato una risposta sorprendente: ‘Pietro il Grande’. Durante il suo regno (1682-1725) lo Zar ha conquistato vari territori tra cui Kiev (la capitale ucraina), Ingria (l’area attorno a San Pietroburgo), Livonia (la metà settentrionale della Lettonia e la metà meridionale dell’Estonia), Estonia e un pezzo della Karelia (a volte chiamata ‘vecchia Finlandia’). Queste conquiste sono state possibili grazie alle vittorie belliche contro Svezia e Polonia. Trump si prepara a volare verso est e questo basta a fare trepidare Boris. Ma sono le mosse a ovest di Putin che dovrebbero farci preoccupare”.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
Isteria migratoria