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Il settantesimo compleanno

Chi tradisce lo spirito della Nato: Macron, Trump o Erdogan?

Paola Peduzzi

Al grido in-coma-sarai-tu, si è aperto il vertice dell’Alleanza a Londra. Turchia e America insieme contro la Francia. Il “grand bargain” sui curdi

Milano. Per i suoi settant’anni la Nato è tornata a casa, a Londra, dove nel 1950 fu creato il primo quartier generale europeo dell’Alleanza atlantica. Nonostante i tentativi di organizzare una festa che celebrasse tutte le buone ragioni per cui la Nato ha senso di esistere – con i paesi dell’est Europa scatenati sui social nel ricordare l’emozione e l’urgenza e la necessità della loro adesione – hanno prevalso divergenze e discussioni. Gli sfascia-settantesimo erano già stati individuati prima della riunione londinese, e sono tre: Emmanuel Macron, presidente francese che ha denunciato “lo stato di morte cerebrale” della Nato; Donald Trump che appena arrivato a Londra, dopo aver ovviamente denunciato i democratici americani “non patriottici” con l’impeachment, ha detto che le parole di Macron sulla Nato sono “offensive, molto brutte, pericolose”; Recep Tayyip Erdogan, presidente turco che ha invaso la Siria dando la caccia ai curdi senza aver coordinato nulla con la Nato (con i russi sì), che già venerdì aveva detto che è Macron a essere “in stato di morte cerebrale”, e ha aggiunto: si fa bello ma non paga abbastanza per stare nella Nato, “un principiante” che non sa cosa sia la guerra al terrore, “per questo i gilet gialli hanno invaso la Francia”. Al grido in-coma-sarai-tu, Trump si è trovato d’accordo con Erdogan.

 

Il presidente americano ha detto che il rais turco “non avrebbe potuto essere più gentile, più di sostegno, più d’aiuto” nella gestione della questione siriana – che Trump ha sintetizzato così: “Volevo tirare via i nostri soldati ma tenermi il petrolio” – ed è stato anche molto collaborativo nel blitz che ha portato all’uccisione del leader dello Stato islamico Abu Bakr al Baghdadi. La Turchia ha causato non pochi problemi alla Nato quando ha deciso di comprare un sistema di difesa aerea dalla Russia e quando si è opposta a un piano di difesa per la Polonia e i Paesi baltici in attesa di avere in cambio dagli alleati la garanzia massima: i curdi nella lista delle organizzazioni terroristiche. Erdogan ha smentito di aver condizionato la sua decisione su Polonia e Paesi baltici alla richiesta sui curdi, ma nei corridoi del settantesimo compleanno non si faceva che parlare del “grand bargain”, del grande scambio che si aspetta la Turchia. Erdogan ha ribadito di avere “un diritto di veto politico e militare” dentro alla Nato e di essere disposto a utilizzarlo se non troverà la solidarietà che pretende: agli europei chiede di creare una “safe zone” al confine con la Siria e di ricostruire il nord della Siria. La minaccia di ritorsione è quella classica: vi riempio di rifugiati, ma in più il presidente turco si lamenta della solitudine in cui si è ritrovato nel combattere i terroristi curdi.

 

Trump, che pure ha utilizzato i curdi finché ce n’è stato bisogno, ora si mostra molto vicino alla Turchia anti curda. Invece non riesce a sopportare l’Europa, in particolare Macron che prima di pronunciare la famigerata frase sulla Nato in coma aveva spiegato la sua preoccupazione più grande: un presidente americano che non sostiene il progetto europeo, che dice che della fuga di jihadisti dalla Siria non gli importa nulla perché tanto questi non fuggono in America ma in Europa, e che mostra più collaborazione con i russi che con gli europei. Trump dice che Macron sbaglia tutto ed è pericoloso, la Nato “serve più alla Francia che a tutti gli altri” e poi che brutto paese che è la Francia, con la disoccupazione alta e le difficoltà con i gilet gialli, badasse a se stessa invece che allo stato di salute della Nato, e se proprio ha qualcosa da dire, prima pagasse la sua parte nell’Alleanza. Le maniere forti sono fruttuose, dice Trump, “sono entrato arrabbiato e ora già ci sono 130 milioni di dollari di contributi in più”, anche se ancora ci sono molti “delinquenti, sì io li chiamo così quelli che non pagano abbastanza”, come la Germania. Poi Macron e Trump si sono trovati davanti alle telecamere, salutandosi con la solita stretta di mano da torcersi i polsi. Il presidente francese ha ribadito la sua frase sulla Nato, “ha creato molte reazioni, ma la difendo”, ha detto. Poi è iniziato un duello in diretta tv, in cui Macron ha chiesto “chi è il nemico oggi? Chiariamoci su questo e lavoriamoci”. Trump ha detto che ci sono tanti jihadisti europei in Siria che gli europei non vogliono riprendersi: “Vorresti qualcuno dei simpatici combattenti dello Stato islamico? Posso darteli”, ha detto a Macron, che ha spiegato gelido che il problema è un altro, e che gli europei jihadisti sono una piccola parte dei terroristi in circolazione. “Quando guardo la Turchia, la vedo che combatte contro quelli che hanno combattuto con noi”, ha detto Macron, riferendosi ai curdi, per non parlare del fatto che Ankara ha comprato il sistema di difesa dalla Russia, incompatibile con le regole della Nato.

 

Il settantesimo compleanno è così iniziato – oggi si ricomincia – con molte liti e una domanda: chi sta tradendo la Nato, la Francia, l’America o la Turchia? E chi otterrà di più dai toni minacciosi? A occhio, l’Europa non ne uscirà bene.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi