Luigi Di maio (LaPresse)

C'è formaggio in Libia?

Daniele Raineri

I giornali russi sbeffeggiano Di Maio che parla di parmigiano con Lavrov, mentre Erdogan dice: “Mando soldati a Tripoli”

Roma. Ieri il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha detto che su richiesta del governo di Tripoli potrebbe mandare truppe in Libia a difesa della capitale. “L’embargo internazionale sulle armi non impedisce al governo appoggiato dalle Nazioni Unite di chiedere ad altri paesi di schierare truppe in territorio libico. Se lo chiederanno, decideremo”. Il governo di Tripoli in questo momento è sotto assedio da parte del governo del generale Haftar, che è appoggiato da mercenari e militari russi, dai droni e dai soldi degli Emirati arabi uniti e dall’Egitto. Erdogan fa suonare la sua dichiarazione come se la scelta finale dipendesse da Tripoli, ma il significato del suo messaggio agli alleati di Haftar è chiaro: se continuerete ad appoggiare in modo così sfacciato il generale, farò anche io la stessa cosa dall’altra parte. Tutto questo è molto importante per l’Italia, ma ancora una volta viene da chiedersi che ruolo abbiamo in Libia – e se ne abbiamo uno.

  

Il giorno dopo l’incontro a Roma avvenuto venerdì tra il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e quello italiano, Luigi Di Maio, il quotidiano russo Kommersant ha pubblicato un resoconto sarcastico che sottolinea l’inesperienza del capo della Farnesina. In particolare, i russi hanno capito che una richiesta di Di Maio – che in conferenza stampa ha domandato al ministro la fine delle sanzioni russe sul parmigiano – era un’uscita elettorale che avrebbe dovuto far colpo sugli spettatori italiani (e pazienza se gli argomenti che contavano erano altri). “Il 33enne Luigi Di Maio è nuovo alla politica estera e quindi durante una conferenza stampa congiunta ha preferito parlare di ciò che conosce bene: del parmigiano. Il ministro degli Esteri italiano ha chiesto all’ospite di revocare il divieto di importazione di questo prodotto in Russia, perché è strategicamente importante per il suo paese”, scrive Kommersant. I giornalisti russi hanno notato che Lavrov non ha degnato di un secondo di attenzione la richiesta, mentre il ministro italiano accanto a lui decantava le proprietà del formaggio. “ ‘Questo prodotto è realizzato in Italia, è ben noto a tutti ed è di grande qualità’, ha detto Luigi Di Maio con un sorriso. In quel momento non un singolo muscolo si è mosso sul viso di Sergei Lavrov e nella sua risposta non ha fatto alcun riferimento alla richiesta italiana”. Il titolo del pezzo è un gioco di parole che prende spunto da un modo di dire russo che potremmo tradurre così: quando il gioco si fa duro, i duri tirano fuori il parmigiano.

   

Venerdì Di Maio ha detto di non avere parlato con il ministro Lavrov della presenza di mercenari militari russi in Libia, che pure da circa due mesi è raccontata dai grandi giornali americani e dai media libici ed è stata confermata di recente dal dipartimento di stato. Il ministro ha detto al Foglio, sempre venerdì pomeriggio, che “non abbiamo ancora verificato” le notizie sulla presenza di militari russi in Libia. “Lo dicono i libici e gli americani”. Tuttavia sabato mattina, poche ore dopo, il Pentagono ha accusato i russi di avere abbattuto un drone americano in Libia vicino a Tripoli per errore perché l’avevano scambiato per un drone delle fazioni libiche nemiche. Un giorno prima dell’abbattimento del drone americano c’era stato l’abbattimento di un drone italiano e molti osservatori avevano sospettato fin da subito che i russi abbiano portato in Libia un nuovo sistema di difesa capace di abbattere i droni. Per proprietà transitiva, è lecito pensare che se il drone americano è stato abbattuto con l’aiuto dei russi pure quello italiano potrebbe avere fatto la stessa fine. Ma per la nostra linea politica ufficiale il problema non esiste. Gli americani sono furiosi perché, come dice il generale Stephen Townsend – a capo di Africom, il comando del Pentagono che si occupa delle attività in Africa – capiscono l’errore ma vogliono indietro i resti del velivolo e invece non li hanno ancora avuti. E’ possibile che siano nelle mani dei russi per ragioni di studio.

  

Di Maio continua a sostenere che la soluzione arriverà dalla conferenza di Berlino, ma la conferenza di Berlino per ora non esiste. Non c’è nemmeno una data fissata. E non è stata fissata perché è chiaro che le forze del generale Haftar sperano di sfondare presto il cordone difensivo a sud di Tripoli e di dilagare nella capitale – è sempre stato il loro piano fin da quando hanno cominciato l’aggressione il 4 aprile. La soluzione Berlino in questo momento è molto meno reale dei russi in Libia, come dimostra la dichiarazione di ieri di Erdogan.

  


(Le traduzioni dal russo sono di Micol Flammini)

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)