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La ferita di Hong Kong è insanabile

Redazione

La legge d’emergenza, il divieto delle mascherine e il punto di non ritorno

Per la prima volta dal 1967 il governo di Carrie Lam, a Hong Kong, ha invocato una legge d’emergenza di epoca coloniale per imporre il divieto di coprire il volto durante le manifestazioni pubbliche. Dalla mezzanotte tra venerdì e sabato la polizia potrà arrestare chi protesta con il volto coperto. La decisione, come ampiamente previsto, ha provocato la reazione della gente che da mesi ormai scende in piazza per chiedere più autonomia, più democrazia, e soprattutto giustizia contro le violenze della polizia. Ieri sera i cortei pacifici sono di nuovo sfociati in scontri, e la tensione nell’ex colonia inglese è ancora molto alta, considerato poi che nessuno sa più nulla dello studente a cui la polizia ha sparato al petto il 1° ottobre scorso.

 

Secondo Reuters, la legge d’emergenza speciale prevede anche la possibilità di controllare la stampa, i mezzi di trasporto, le infrastrutture, ma durante la conferenza stampa la governatrice Carrie Lam ha menzionato solo il divieto del volto coperto. Per l’esecutivo di Hong Kong era l’unico modo di fare qualcosa: il Parlamentino di Hong Kong non si riunisce prima di metà ottobre, e una legge che va contro il diritto alle manifestazioni non sarebbe mai stata approvata. Martedì scorso è finito il momento della “pazienza strategica”: probabilmente l’applicazione di una legge d’emergenza che vieti le mascherine è considerato un deterrente, che però, verosimilmente, sarà bocciata al primo ricorso e quindi servirà soltanto a prendere tempo e a incattivire, ancora di più, i manifestanti, che non hanno più nulla da perdere. Perché se trasformi la tua città in una camera a gas, come fai a impedire alle persone di indossare le maschere antigas? Se usi il riconoscimento facciale per identificare e arrestare chi protesta, e se Pechino – come si è visto con la compagnia aerea Cathay Pacific – fa pressioni sulle aziende per eliminare i dipendenti che vanno contro i propri interessi, chi vorrebbe essere quell’impiegato licenziato? La spaccatura tra il governo locale di Hong Kong e chi protesta è ormai insanabile. Questo lo sa la Cina, lo sa la regione autonoma, e lo sanno i cittadini.

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