Donald Trump - Foto LaPresse

Deep State of Mind

Daniele Raineri

Trump crede davvero a una teoria del complotto che forse nemmeno i pensionati fissi su Facebook

Il punto più preoccupante nella storia dell’impeachment contro Donald Trump è che il presidente americano crede in una teoria del complotto molto scadente che riguarda l’Ucraina, i Clinton e un’azienda di sicurezza informatica che si chiama CrowdStrike. E’ una teoria del complotto stupida che non si basa su alcuna informazione reale, ma Trump pensa che sia vera e quindi nella telefonata al presidente ucraino Zelensky chiede se lui può fare indagini per trovare le prove che la dimostrano. La teoria è questa e tutto quello che c’è scritto dopo i due punti è falso: non furono i servizi segreti russi a violare i computer del Partito democratico nel 2016 e quindi a pubblicare in modo anonimo tutte le mail del comitato elettorale di Hillary Clinton, fu invece un giovane attivista democratico di nome Seth Rich che trafugò tutte le mail e poi le passò a Julian Assange e per questo fu assassinato per ordine di Hillary che poi fece passare il decesso per un caso di malattia; la prova di tutto questo si trova nel server del Partito democratico, che però non è mai stato consegnato all’Fbi e ora è conservato in Ucraina, spedito laggiù dal Deep State, quindi da quella struttura segreta dentro il governo americano che si oppone a Trump; se qualcuno potesse analizzare il server scoprirebbe che la Russia non c’entra nulla. Attenzione di nuovo, tutta la frase precedente è falsa. Ma molti simpatizzanti e fedelissimi di Trump, come il consulente politico Roger Stone e l’avvocato Rudy Giuliani, ripetono questa storia che gira anche in quel sottobosco di anonimi sostenitori pronti a rilanciare qualsiasi cosa favorisca il presidente e lui è convinto che sia la realtà.

 

Una cialtronata partita dai trumpiani per offuscare la realtà e confondere la mente dei gonzi è tornata indietro come un boomerang ed è stata ingoiata dal presidente, che ora parla come fosse un pensionato che beve la schiuma in fondo a Facebook e poi va a spargerla in un gruppo whatsapp. Nel luglio 2018, quando Trump incontrò il presidente russo Vladimir Putin a Helsinki i giornalisti gli chiesero: a quale versione crede, a quella dell’intelligence americana oppure a quella di Putin? E lui rispose: “Dov’è il server? Perché l’Fbi non l’ha preso? E chi l’ha nascosto? Il Deep State”. Era già convinto davanti al mondo intero che una teoria del complotto spiegasse quello che era successo. Ieri si è fatto avanti Thomas Bossert, che è stato un consulente di Trump per la sicurezza interna, e ha rivelato che lui e molti altri alla Casa Bianca hanno provato invano a convincere il presidente che è una bufala, una roba senza fondamento per assolvere la Russia e dipingere i Clinton come il diavolo. Il fatto che l’Fbi, l’intelligence americana e poi l’inchiesta del procuratore Mueller abbiano provato che sono stati i russi e il fatto che il server sia nell’ufficio del Partito democratico a Washington perché l’Fbi ha copiato tutto quello che c’era non rilevano. Quando a luglio Trump ha telefonato per la prima volta al presidente ucraino Zelensky il primo favore che gli ha chiesto è di trovare il server.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)