(Foto LaPresse)

Ora Trump chiede alla Cina di investigare i Biden

Daniele Raineri

Un suo ex collaboratore ad agosto twittava che i servizi segreti italiani "adesso sono dalla nostra parte"

Ieri davanti alla Casa Bianca il presidente americano Donald Trump ha detto ai giornalisti che la Cina e l’Ucraina dovrebbero investigare la famiglia Biden. Forse si tratta di una tattica spregiudicata per normalizzare davanti agli occhi dell’America la richiesta a governi stranieri di danneggiare Joe Biden, lo sfidante democratico che per ora è forte nei sondaggi, ed è lo stesso, preciso comportamento che una settimana fa ha fatto scattare la richiesta di impeachment da parte dei democratici. Trump vuole fare passare il messaggio che la conversazione di fine luglio con il presidente ucraino Zelensky – nella quale chiedeva di investigare i Biden e che il suo staff alla Casa Bianca ha archiviato su un server che di solito è usato per custodire materiale segreto – era “perfetta”, come ripete lui, nel senso di irreprensibile, e che non c’è nulla di male a dire quello che dice. In realtà la richiesta a Zelensky era legata alla concessione oppure no di aiuti militari all’Ucraina per quasi quattrocento milioni di dollari. E’ un abuso di potere, perché Trump non sarebbe stato in grado di chiedere quel favore se non fosse il presidente.

Per quel che riguarda la Cina, la settimana prossima c’è un nuovo round nei negoziati che riguardano la guerra commerciale e di nuovo c’è da considerare questa cosa ovvia: il presidente degli Stati Uniti è sempre in grado di premiare oppure di punire i governi stranieri quando accolgono oppure no le sue richieste. La scena di ieri davanti ai giornalisti ha ricordato la conferenza stampa del luglio 2016 in cui Trump chiese: “Russia, se mi stai ascoltando spero che tu riesca a trovare le trentamila mail di Hillary che sono sparite”. Quell’anno il governo russo ordinò ai servizi segreti di violare il sistema di posta elettronica del comitato dei democratici per l’elezione di Hillary e di offrire al pubblico mondiale tutte le mail rubate. Nella storia degli Stati Uniti non si era mai visto prima un presidente invitare i governi stranieri a indagare su un candidato dell’opposizione che lo sfiderà alle elezioni, in particolare invitare la Cina che è uno degli avversari più tosti.

Le richieste di indagini da parte di Trump per ora si basano sul nulla, perché non ci sono prove che Joe Biden e suo figlio Hunter siano coinvolti in storie di corruzione come invece vorrebbe il presidente. Per essere più precisi, le richieste di Trump si basano su un paio di teorie del complotto. Negli ultimi due giorni si è capito perché il presidente americano ha dato così tanto credito a quelle teorie del complotto ed è perché il suo consigliere informale, Rudy Giuliani, ha spinto molto. A marzo Giuliani ha compilato un dossier con tutte le false accuse contro i Biden in Ucraina, ha messo il logo della Casa Bianca sui fogli per farlo sembrare un dossier vero e lo ha dato a Trump, che poi lo ha passato al suo segretario di stato, Mike Pompeo, perché approfondisse la faccenda. Pompeo, che è sopravvissuto a molti cicli di epurazioni alla Casa Bianca perché non contraddice mai Trump, anche in quell’occasione non lo contraddisse. Ieri Giuliani ha cominciato a sostenere che tutto il caso Ucraina è stato organizzato da George Soros, il magnate ebreo di origini ungheresi che popola tutte le teorie del complotto dei sovranisti.

Nel frattempo George Papadopoulos, che è stato nello staff elettorale di Trump e si è fatto due settimane in carcere per una falsa testimonianza resa all’Fbi, continua a sostenere su Twitter che tutta l’inchiesta Mueller fu una gigantesca cospirazione dei servizi occidentali partita nel 2016 contro l’allora candidato repubblicano. Ci ha scritto un libro ed è una tesi a cui crede anche Trump, che in pratica sta commettendo abusi di potere perché si è fatto convincere da queste teorie bizzarre e ormai si è impuntato e vuole provare che sono reali.

Secondo la teoria di Papadopulos adottata dal presidente Trump come se fosse vera, i servizi segreti dell’Australia, del Regno Unito e dell’Italia hanno collaborato per creare questa cospirazione (che poi sarebbe l’inchiesta Mueller). Il 4 agosto Papadopoulos ha scritto in un tweet molto interessante che Australia e Regno Unito avrebbero fatto meglio a ravvedersi e a cambiare schieramento, come aveva già fatto saggiamente l’Italia. Vuole dire: i servizi segreti italiani che nel 2016 complottavano contro Trump ora stanno al suo fianco. E’ vero? Oppure è una sua sparata senza fondamento? E se è vero, come sarebbero passati al suo fianco (nota: il 15 agosto gli inviati di Trump incontrarono i vertici dell’intelligence italiana)? E in cambio di cosa? Il 27 agosto, in mezzo alla crisi di governo italiana, Trump scrisse su Twitter un endorsement chiarissimo all’amico “Giuseppi” Conte.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)