Matteo Salvini a Washington con il segretario di stato americano, Mike Pompeo (Foto LaPresse)

Chi aveva interesse a far uscire l'audio dell'incontro tra Savoini e i russi?

Daniele Raineri

Salvini visita Washington, arriva un file imbarazzante da Mosca

Roma. Ora che il sito BuzzFeed è entrato in possesso di un audio compromettente fra gli uomini di Matteo Salvini a Mosca e tre interlocutori del Cremlino per parlare di 65 milioni di dollari di finanziamenti elettorali, viene da chiedersi chi lo abbia fatto uscire e perché proprio adesso. Questa volta non si tratta di una trappola come quella che a maggio ha fatto dimettere il vicecancelliere austriaco Heinz-Christian Strache, ripreso da telecamere nascoste in una villa di Ibiza mentre prometteva una virata politica molto filorussa in cambio di aiuti e di soldi per vincere le elezioni. Questa volta la scena dentro l’hotel Metropol di Mosca è reale e Gianluca Savoini (il capo delegazione della Lega) ha confermato al Foglio che l’incontro con i russi c’è stato. L’audio arriva dagli italiani che erano con lui? Difficile, sarebbe un autogol politico, anche se la Lega in questo momento pare avere forza sufficiente per gestire qualsiasi scandalo. Ieri sera in una saletta riservata di un ristorante romano a due passi da piazza della Pigna era previsto un incontro a cinque fra Matteo Salvini, il neoministro per gli Affari europei Lorenzo Fontana, il capogruppo della Lega a Bruxelles Marco Campomenosi, il responsabile esteri del partito Marco Zanni e Giancarlo Giorgetti per parlare soprattutto della strategia della Lega in Europa. L’idea di fondo dei vertici è che lo scoop di un sito americano non avrà un impatto decisivo sulla base elettorale di Salvini.

  

 

Gli altri presenti all’incontro nella hall del Metropol erano gli emissari del Cremlino. Il governo di Mosca ha osservato un mese fa la visita di Salvini a Washington, che ha fatto parlare di uno spostamento del leader leghista dall’orbita russa a quella americana. Salvini aveva dichiarato che “l’Italia è il primo, più credibile, più solido interlocutore degli Usa nell’Unione europea” dopo l’incontro con il segretario di stato, Mike Pompeo. Poi aveva fatto un paio di dichiarazioni molto allineate con Washington: Putin deve fare qualche passo positivo concreto in Ucraina prima di chiedere la fine delle sanzioni e inoltre Salvini ha garantito il suo impegno personale a riconoscere Juan Guaidó come presidente ad interim del Venezuela (è un passo che finora l’Italia non ha fatto). Un articolo del corrispondente della Stampa da New York, Paolo Mastrolilli, notava che Washington prima di concedere a Salvini il ruolo di partner importante vuole vedere i risultati. “Le potenziali ombre per gli americani restano tre” e la prima è “il rischio che emergano prove di aiuti del Cremlino alla Lega”. Tutto questo è soltanto speculazione – e anche un grande classico del pensiero avariato: “Cui prodest?”. Non si sa come l’audio dell’incontro a Mosca sia arrivato ai giornalisti e di fatto non prova un passaggio di denaro, prova soltanto che ci sono stati abboccamenti e discussioni su come incanalare del denaro dalla Russia alla Lega. Mille parti potevano essere interessate a intercettare la conversazione. Ma è curioso notare come a meno di un mese dalla visita molto entusiasta di Salvini a Washington sia uscito un audio che ricorda come soltanto pochi mesi fa, a ottobre, un uomo della Lega discuteva un piano di finanziamenti elettorali segreti da 65 milioni di dollari in un hotel della capitale russa.

 

Nell’audio Savoini parla della svolta filorussa della nuova Europa dopo le elezioni europee di maggio come di un fatto compiuto: “La storia è in marcia”, dice. Ma sotto questo punto di vista i risultati sono stati senz’altro deludenti per gli interlocutori russi che quel giorno erano al Metropol. Sul piano nazionale la Lega ha regolato i conti con i Cinque stelle, ma in generale i partiti europeisti hanno vinto le elezioni e si sono presi i posti che contano a Bruxelles.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)