Un'immagine di Notre Dame in fiamme scattata da un drone (foto LaPresse)

Notre Dame, l'Europa e noi

Jean-Pierre Darnis

Grande solidarietà alla Francia, con riferimenti culturali, storici e religiosi che sottolineano quanto sia relativo dire “nazionale”

Le fiamme che hanno divorato la cattedrale di Notre Dame hanno acceso una luce violenta su Parigi. Il fuoco divampa dopo un inverno difficile, quello della crisi dei gilet gialli dove ogni sabato il centro di Parigi si trasformava in un campo di battaglia. Cosi, ieri il presidente Emmanuel Macron ha rimandato l'atteso discorso televisivo di risposta alla crisi dei gilet gialli, che doveva seguire il grand débat national lanciato proprio da Macron per reagire alla crisi.

 

La città di Parigi prima di tutto, ma anche la Francia, l’Europa e il mondo intero vengono colpiti della tragedia. Il lutto e l’annientamento ricordano l’ondata di solidarietà che seguì gli attentati del 2015. Questa volta però c'é qualcosa in più, una percezione unanime e istantanea di sofferenza quasi personale: la cattedrale parigina non è soltanto dei parigini o dei francesi, ma fa parte prima di tutto in modo viscerale della cultura europea per poi essere anche un punto di riferimento mondiale. Certo si può ragionare sul valore economico di un monumento che riceveva 22 milioni di visitatori all’anno, ma c’é ben altro. Notre Dame di Parigi è entrata nella mitologia letteraria e culturale dell’intero occidente, e poi del pianeta: Victor Hugo ne è certamente l’interprete maggiore, con il suo “Notre Dame de Paris” che ha creato un’intera famiglia di opere fra i quali va distinto quel “Gobbo di Notre Dame” della Disney che ha innestato la storia del triste Quasimodo come riferimento nella cultura popolare mondiale.

 

Nella Francia odierna, colpisce il sentimento di identità legato al patrimonio: già iniziative recenti come il loto del patrimoine, una lotteria pubblica a beneficio del restauro, avevano sottolineato la forte adesione alla conservazione delle costruzioni storiche. Il rogo di Notre Dame é sicuramente tutto questo, la ferita in un luogo carico di memorie e simbolo culturale universale. Ma porta anche con sé una dimensione mistica europea. La cattedrale rappresenta uno dei luoghi di fede più importanti in Francia e nel mondo. La sua costruzione nel medioevo avvenne in un momento di crescita demografica di Parigi che necessitava quindi di un luogo in grado di simbolizzare e contenere l’impegno cattolico. Mentre la monarchia francese continuò a dividere i suoi momenti sacri fra i coronamenti nella cattedrale di Reims e le sepolture nella basilica di Saint Denis, Notre Dame si legò al popolo parigino, e questo persino durante le vicissitudini di una rivoluzione francese che colpì duramente il luogo di culto con ripetuti vandalismi.

 

Più vicino a noi, nell’agosto 1944 Charles de Gaulle assistette a una messa di magnificato che segnò un momento chiave della liberazione di Parigi. Notre Dame è quindi il simbolo e il cuore della capitale ma anche il nesso intenso fra la Francia e il cattolicesimo. La fede in Francia va spesso ricercata non a Parigi, ma sul territorio, tra le mura dei pellegrinaggi di Lourdes, Lisieux, Vézelay, Conques, Rocamadour o del Mont Saint Michel. Notre Dame rappresenta però un punto di riferimento immediato, sia per i francesi sia per i numerosi visitatori. Le reazioni di solidarietà al rogo sono state numerose e immediate. Si va spesso oltre il senso delle condoglianze per rimarcare quanto sia risentita la ferita: la stragrande maggioranza degli europei si sente colpita per quella perdita, il che illustra l’importanza dei riferimenti culturali e storici comuni.

 

La storia di Notre Dame è parigina, francese, europea e mondiale. Ma non si tratta di cerchi concentrici che ne diluiscano l’importanza. Va anche ricordato che ai tempi della costruzione di Notre Dame, quello che veniva chiamato “France” era una parte ridottissima dell’attuale territorio. La forza dei simboli non ci deve far dimenticare che la realtà politica e sociale intorno ai luoghi di culto è sempre stata flessibile, cangiante. Ed e paradossale costatare che le cosiddette “storie nazionali” usino come punti cardinali dei luoghi simbolici, spesso religiosi, che non sono affatto immutabili. La condivisione molto sentita della ferita per Notre Dame ci deve quindi far riflettere sulla forza di questi riferimenti culturali, storici e religiosi ma anche sull’estrema relatività del carattere “nazionale” di questi riferimenti.

 

Notre Dame, ormai cattedrale martirizzata dal destino, ci offre un richiamo forte a un comune sentimento europeo, ad apprezzare la profondità e la ricchezza di radici che non sono riconducibili alle attuali divisioni nazionali, essendo la storia europea molto più ricca e complessa. La luce di Notre Dame ci indica anche una strada nell’attuale contesto delle europee, quella della comune compassione ma anche della diffidenza nei confronti di quei sovranisti che, aizzando in modo artificioso le differenze fra nazioni che sono tutto sommato invenzioni recenti, remano contro le nostre identità comuni e la consapevolezza delle diversità e delle ricchezze dei nostri patrimoni storici. Molto spesso, un italiano è anche francese, come un francese non può non essere italiano, tale è il patrimonio comune. Di fronte all’ovvietà della condivisione della ferita, del bruciore causato dalla perdita di Notre Dame, dobbiamo con umiltà ricostruire il monumento, in uno sforzo ampio che ci permetta anche di ritrovare la pace con noi stessi, il che significa mettere da parte i discorsi di esclusione nazionalisti, un punto politico non banale nell’attuale contesto delle europee, per ricostruire l’Europa.

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