Angela Merkel parla davanti al Parlamento europeo a Strasburgo (Foto LaPresse)

Per un'Europa ambiziosa

Redazione

La Merkel al Parlamento Ue su unità, sovranità e un esercito comune

“In quest’Aula sentiamo il battito della democrazia europea”, ha detto Angela Merkel ieri durante il suo discorso al Parlamento di Strasburgo. E per chi non era lì, erano le parole della cancelliera a portare quel battito, a ricordare che l’Unione, soltanto cinquant’anni fa, rappresentava una sfida senza precedenti che oggi va tenuta viva più che mai. Gran parte di ciò che è stato ottenuto è stato possibile grazie alla comprensione, alla tolleranza e grazie alla solidarietà che, come ha sottolineato la Merkel, non è un concetto in contraddizione con la difesa dei propri interessi.

 

Ma l’importante, per vivere in questo progetto visionario, è non mettere mai in dubbio la compattezza dell’Unione europea, soprattutto sulle questioni internazionali, perché questo atteggiamento comporta una perdita di credibilità per tutti. Tra applausi e qualche protesta, la cancelliera tedesca ha illustrato i tre settori sui quali concentrarsi in futuro: sicurezza, economia, immigrazione. Bisogna però fare tutto insieme. Uniti, perché senza unione non siamo credibili.

  

Forti, perché senza forza non saremo stabili. Ambiziosi, perché senza ambizione perderemo importanza. Riguardo all’immigrazione “l’Europa non è unita come avrei voluto”, ha detto la cancelliera chiedendo ai paesi di rinunciare a “un pezzettino di sovranità nazionale per trovare delle soluzioni comuni”. Il successo economico invece è indispensabile per essere influenti politicamente e per farlo ci vuole ambizione, ci vogliono ricerca e innovazione e sull’euro: “La nostra moneta unica può funzionare solo se ciascuno dei suoi membri assume le sue responsabilità a favore di finanze sostenibili nel proprio paese”.

 

È in materia di sicurezza che Angela Merkel ha voluto lanciare la sfida più importante. “Sono finiti i tempi in cui potevamo affidarci ad altri”, che, tradotto, vuol dire: prendiamo il destino nelle nostre mani europee, pensiamo a un esercito, perché gli Stati Uniti sono sempre più distanti, e noi potremmo essere chiamati a prendere in fretta le nostre decisioni. “Dobbiamo lavorare a un esercito di intervento europeo”.

 

È la stessa cosa che aveva detto Macron la settimana scorsa, e Trump, in arrivo alle commemorazioni per la Prima guerra mondiale, aveva criticato le parole del presidente francese, come ha ribadito ancora ieri: date i soldi alla Nato invece che sognare un vostro esercito. La cancelliera ha spiegato che “non vogliamo mettere in dubbio i rapporti con l’Alleanza”, ma l’Europa deve organizzarsi, con un po’ meno d’America.