Angela Merkel (foto LaPresse)

Il dopo Merkel è cominciato

Daniel Mosseri

I tre candidati per la guida della Cdu tedesca si sono presentati al pubblico. Il più giovane pare già fuori dalla corsa. Ecco cosa hanno detto

Berlino. Otto convention per tre candidati e poi l’allungo verso il congresso di Amburgo. Dopo 18 anni di dominio incontrastato di Angela Merkel, il partito cristiano democratico tedesco (Cdu) ha aperto a Lubecca la corsa a tappe che porterà, l’8 dicembre, a conoscere il nome del nuovo presidente dello storico Volkspartei moderato tedesco. Davanti a 800 delegati del nord del paese, la segretaria generale del partito Annegret Kramp-Karrenbauer (meglio nota come “mini-Merkel” e indicata da tutti come AKK), l’ex capogruppo al Bundestag Friedrich Merz e il ministro federale della Salute Jens Spahn hanno sondato l’umore della Cdu.

 

  

Da sinistra Friedrich Merz, Annegret Kramp-Karrenbauer e Jens Spahn (foto LaPresse)

 

È AKK a parlare per prima. Consapevole di essere il candidato politicamente più vicino alla cancelliera, “mini-Merkel” prende con garbo le distanze dalla presidente uscente del partito. E lo fa partendo dal fianco destro, quello cioè che Merkel-quella-vera ha scoperto tre anni fa con la politica di accoglienza ai profughi. “Da settembre 2015 alcuni mettono in dubbio che noi siamo il partito della sicurezza. Dobbiamo sederci attorno al tavolo e dare un giudizio chiaro sul quel periodo. Ce la faremo e saremo più forti,” dice usando proprio la stessa espressione “wir schaffen das” impiegata mesi fa dalla cancelliera. Il messaggio di mini-Merkel è chiaro: usa lo stesso linguaggio della titolare perché viene dallo stesso partito, eppure i suoi obiettivi sono (leggermente) diversi. Non a caso, alla vigilia di Lubecca, AKK spiegava allo Spiegel che sarebbe “fatale” se la guida della Cdu fosse considerata solo un male necessario per arrivare alla cancelleria federale. Traduzione: il suo recente giro della Germania in 40 sezioni della Cdu prova che Karrenbauer crede nel partito e ascolta i suoi iscritti, a differenza del mezzo outsider Friedrich Merz.

 

Il brillante avvocato di BlackRock si fa quasi un vanto di aver lasciato la politica attiva nel 2009 quando Merkel per guidare i deputati Cdu gli preferì il più allineato Volker Kauder. Nove anni di pausa che Merz rivende come garanzia di quella discontinuità necessaria per ricollocare la Cdu un po’ più a destra. I populisti di AfD, ha detto Merz prima di Lubecca, “sono una realtà che non si può cancellare: ma certamente se ne possono dimezzare i voti”. Davanti ai delegati, l’ex capogruppo ha invece indossato i panni del figliol prodigo. “Negli ultimi due anni ho preso 250 appuntamenti con molti esponenti ed elettori del partito”. Insomma, vi sono stato vicino “nei momenti buoni e in quelli cattivi”.

 

Dei tre, Spahn è risultato quello più divisivo. La Cdu auspicata dal ministro non è incline ad accogliere i profughi ma neppure si lascia incantare dalle sirene dell’europeismo come fatto nei giorni scorsi da Merz. Contro Spahn gioca l’età anagrafica – ha solo 38 anni – e il voler riportare a destra la Cdu da uomo sposato con un altro uomo. “Il matrimonio è un’istituzione conservatrice”, ha spiegato prima di Lubecca, punzecchiando la cattolica AKK molto fredda, invece, sulle nozze gay.

  

 

Mentre i tre candidati parlavano nella città anseatica, Infratest dimap divulgava i risultati di un sondaggio condotto fra i sostenitori della Cdu: 46 su 100 vogliono Karremnbauer presidente, 31 puntano su Merz e solo 12 credono in Spahn. Allo stesso tempo Deutschlandtrend spiegava che 3 elettori Cdu su 4 vogliono che Merkel porti a conclusione il suo mandato di cancelliera nel 2021. D’accordo con loro anche la metà degli elettori verdi, socialisti e socialcomunisti. I tedeschi, in sostanza, non si oppongono al rinnovamento in politica ma scossoni e rivoluzioni non fanno per loro.