Le forze speciali in azione a Molenbeek (foto LaPresse)

Nella Raqqa d'Europa

Redazione
Perché Salah Abdeslam, l’uomo più ricercato del continente, era ancora a Molenbeek, in Belgio

Milano. “We got him”, ha tuittato il ministro belga Theo Francken venerdì pomeriggio, l’abbiamo preso, abbiamo preso Salah Abdeslam, l’uomo più ricercato d’Europa. Lo pensavano già in Siria al riparo del Califfato, oppure mischiato nel mare umano dei migranti, irraggiungibile al controllo delle forze dell’ordine del continente, invece Abdeslam, tra le menti delle stragi di Parigi del 13 novembre, fratello di uno dei kamikaze assassini, era ancora annidato a Molenbeek, nei sobborghi islamizzati di Bruxelles. E’ stato catturato dalle forze antiterrorismo belghe che lavorano in asse con quelle francesi da mesi, è stato ferito a una gamba, dopo due perquisizioni con scontri a fuoco: una martedì nel quartiere di Forest, un complice algerino morto (nell’appartamento perquisito sono state trovate le impronte digitali di Abdeslam su un bicchiere); e poi quella di venerdì, a Molenbeek, un altro complice è stato ucciso dalla polizia, due arrestati, e l’appartamento è rimasto sotto tiro a lungo.

 

Abdeslam è davvero l’uomo più ricercato d’Europa. Nato a Bruxelles, è l’unico sopravvissuto tra gli attentatori di Parigi, ed è considerato l’organizzatore operativo di quell’attacco. La sua carta di credito è stata usata per pagare le stanze dell’Alfortville, residence nella banlieue parigina in cui hanno alloggiato i terroristi le notti prima dell’attentato, e poi anche per noleggiare la Polo utilizzata dal commando che ha attaccato il Bataclan. La foto segnaletica di Abdeslam ci è rimasta impressa negli occhi dai giorni tremendi di Parigi, e ci è stata ricordata in questi mesi tutte le volte che le forze antiterrorismo davano il via a qualche operazione finalizzata alla cattura di uno dei suoi colleghi. Di operazioni per prendere Salah ce ne sono volute due in cinque giorni, Bruxelles è rimasta bloccata per molto tempo e ancora venerdì si organizzavano gli alloggi per chi non poteva rientrare a casa, la paura di novembre è tornata, così come la consapevolezza, che pure tende a evaporare con grande velocità, che un pezzo di Stato islamico è qui, in mezzo all’Europa. La faccia di Abdeslam è il simbolo stesso del terrore, ma a Molenbeek – da dove l’attentato di Parigi è stato organizzato e in cui è rimasta la base operativa collegata “in tempo reale”, come hanno raccontato i giornali francesi, con i commando per le strade della capitale francese – Abdeslam godeva di protezione e appoggi: ci sono state decine di arresti, ci sono stati dei morti, tutti nascondevano l’uomo più ricercato del continente.

 

La pianificazione degli attentati di Parigi è avvenuta a Molenbeek, coordinata da giovani francesi e belgi, alcuni dei quali erano andati a combattere in Siria con lo Stato islamico (che li aveva fotografati per tempo, per poi mostrarli sulla sua rivista) per poi rientrare in Europa. Lo stesso Abdeslam è tornato in poche ore a Molenbeek dopo l’attentato a Parigi in cui suo fratello Brahim si era fatto saltare per aria. Se Abdeslam è l’uomo (il millennial bisognerebbe dire, ha 26 anni) più ricercato del continente, Molenbeek è la Raqqa d’Europa, una centrale del terrore in cui gli islamisti trovano rifugio e costruiscono piccole fabbriche di bombe. Le forze antiterrorismo europee, pur con il sostegno dell’intellingence di tutti gli alleati, faticano a espugnarla: cercano ancora Mohamed Abrini, l’ultima mente in fuga dell’attentato di Parigi.