Hassan Rohani e Vladimir Putin (foto LaPresse)

“Senza la Russia non ce l'avremmo fatta”, dice Obama

Anna Zafesova
Il presidente americano confessa di essere rimasto “sorpreso” dalla capacità di Vladimir Putin di “compartimentare” la cooperazione in medio oriente e lo scontro sull’Ucraina.

Milano. “Senza la Russia non ce l’avremmo fatta”, dice Barack Obama, che confessa di essere rimasto “sorpreso” dalla capacità di Vladimir Putin di “compartimentare” la cooperazione in medio oriente e lo scontro sull’Ucraina. E’ la prima volta da tempo immemorabile che l’occidente ha una parola buona per Mosca, che festeggia il rientro ai piani più alti della diplomazia internazionale. Putin dice che il mondo ha “tirato un sospiro di sollievo” e incassa l’apertura di Obama a procedere, con le stesse modalità, per la Siria. Anche se la fuga in avanti del ministro Sergei Lavrov, che ha proposto di abolire lo scudo antimissile americano nato in funzione anti Iran (ma di cui la Russia si sente il vero bersaglio), è stata bloccata. I missili resteranno, e anche l’embargo sulla fornitura di armi a Teheran, che Lavrov aveva cercato di revocare last minute.

 

La “compartimentazione” è la parola d’ordine per tutti. L’Ucraina resta, ma Lavrov parla già di una coalizione anti Stato islamico con la Russia. I russi hanno dimostrato che, fuori dal contenzioso ideologico con l’occidente, hanno un pragmatismo di cui sono capaci solo i post comunisti. Si rischia di rimetterci dall’ulteriore discesa del petrolio, con l’entrata sul mercato dell’Iran? Intanto però Teheran avrà bisogno di tecnologie per riavviare i pozzi, e i russi affilano le trivelle. Ma soprattutto si conta di recuperare con forniture di armi e centrali nucleari agli ayatollah. E con l’altra mano si vendono le stesse centrali (e magari le stesse armi) ai sauditi terrorizzati, e anche agli egiziani.

 

[**Video_box_2**]Storicamente Mosca ha feeling più con i sunniti laici, ma il supercontratto con Riad dimostra che non ha pregiudizi, e conta di rientrare nel gioco che si crea con lo smottamento iraniano. Dove la Siria è solo una delle tessere, per far vedere che il mondo ha bisogno della Russia. E che la Russia è capace di trattare, e di dare una mano a Obama. Per il Cremlino è la prova che prima o poi l’occidente si arrenderà, come con Cuba e l’Iran, ci vuole solo pazienza. Per i commentatori liberali, i compromessi dell’Iran e della Grecia (per i russi Tsipras è irrazionale quanto gli ayatollah) dimostra, al contrario, che sanzioni e pressioni funzionano, e anche Putin si dovrà piegare, pur di sopravvivere. Ma più probabilmente si andrà di “compartimentazione” o, come disse una volta Putin, citando una vecchia barzelletta sulle mense sovietiche: “Polpette a parte, mosche a parte”.