Giorgia Meloni con Xi Jinping in Indonesia nel novembre del 2022 (LaPresse)

Editoriali

La tortuosa Via della Seta. Il boom dell'export italiano verso la Cina

Redazione

Le esportazioni sono passate da un miliardo di euro del gennaio 2022 a 3,3 miliardi del febbraio 2023. Le relazioni con Pechino rimangono un tema decisivo della politica estera del governo di Giorgia Meloni

Gli esperti di economia si interrogano su un dato, l’aumento impressionante delle esportazioni italiane in Cina nell’ultimo anno, riportato da Bloomberg, e del quale non si riescono a identificare le cause. Il dato è assai consistente, si è passati da un miliardo di euro del gennaio 2022 a 3,3 miliardi del febbraio 2023. Anche se la fase attuale è favorevole alle esportazioni italiane, il dato della Cina è nettamente superiore a quello di qualsiasi altro paese, il che fa pensare che dipenda da qualche settore in particolare. Ci si è concentrati sui prodotti farmaceutici, tipico prodotto che può segnare picchi di domanda per situazioni sanitarie particolari (vedi la politica Zero Covid e il flop dei vaccini cinesi), e probabilmente da questo comparto si è prodotta una parte rilevante dell’aumento dell’export, anche se i dati delle aziende italiane interessate non sembrano confermare in pieno questa ipotesi.

 

I rapporti economici tra Italia e Cina sono piuttosto complessi: dopo l’apertura del 2019 con cui il governo italiano guidato da Giuseppe Conte aveva aderito alla Belt and Road Initiative (la cosiddetta Via della seta), l’atteggiamento di Mario Draghi prima e di Giorgia Meloni poi, è stato assai più guardingo (basta guardare all’uso del Golden power), anche perché c’è una pressione americana per la disdetta di questo accordo, che comunque non ha prodotto finora effetti pratici. Naturalmente più che i dati sull’interscambio, in una situazione caratterizzata dalla guerra all’Ucraina, sulle decisioni peserà il quadro geopolitico. L’alleanza della Cina con la Russia, molto propagandata è un problema insormontabile, che potrebbe essere rimosso solo se Pechino applicasse anche alla situazione ucraina il principio, che continua a sostenere, dell’inviolabilità delle sovranità statali. Il dato sull’export può essere l’occasione per concentrare l’analisi su un tema rilevante della politica internazionale sul quale l’Italia deve fornire spiegazioni anche agli alleati, ma soprattutto deve chiarirsi le idee.

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