Skyline di Milano (foto Unsplash)

Vado a vivere in campagna? No, prima o poi tornerete in ufficio

Onelia Onorati

Perché la previsione di grattacieli sfitti e distretti finanziari deserti a causa del Covid è fortemente esagerata

Cosa succederà davvero nei prossimi mesi alle nostre città? A Re Italy, il primo evento del settore immobiliare organizzato in presenza a giugno scorso, tre esperti hanno provato a tracciare delle linee guida per abitazioni, uffici e turismo. E così, l’appuntamento a cadenza semestrale organizzato da Monitor Immobiliare di Maurizio Cannone, è stata l’occasione per una discussione sul futuro delle nostre vite lavorative e private.

 

Miti da sfatare. Iniziamo dagli allarmismi: l’economia completamente bloccata, gli uffici vuoti. “Pensare che i centri direzionali saranno per sempre sfitti e deserti equivale alla convinzione che il Coronavirus pesi sulla nostra società per sempre. Prima o poi finirà e torneremo a vivere, probabilmente già in autunno” - esordisce Guido Inzaghi dello studio legale BIP. “Mai fidarsi di previsioni troppo nette elaborate nel mezzo di una grande crisi – incalza Mario Breglia di Scenari Immobiliari – le aspettative e la situazione contingente incombono troppo sui risultati. Nell’autunno del 2001, dopo l’attentato delle torri Gemelle, si diceva che non si sarebbero costruiti più grattacieli per motivi di sicurezza, che le persone sarebbero andate a vivere in campagna e infine che nessuno avrebbe più preso un aereo – continua Breglia. La costruzione di palazzi alti è invece proseguita a ritmi incalzanti negli anni dal 2001 al 2020 e la percentuale di persone che si è spostata dalla campagna alla città è aumentata del 10 per cento. Il settore turistico, contro ogni previsione, ha aumentato il fatturato di 15 volte.

 

“I segnali di giugno sull’andamento dei finanziamenti per l’acquisto della casa sono buoni, pari ai mesi pre Covid” – conferma Roberto Anedda di MutuiOnline. Certo, in parte le transazioni derivano da situazioni bloccate nel corso del lockdown, “ma rivelano un approccio positivo nelle famiglie rispetto all’acquisto del bene primario dell’abitazione - continua – e la vivacità del mercato è favorita dall’andamento dei tassi di interesse dei mutui al minimo e dalla convenienza dei tassi fissi per i nuovi contratti”. Oggi, ed è realtà, contrarre un mutuo per la casa costa meno dell’un percento in termini di interessi. “Il tema, semmai, è se gli istituti di credito continueranno ad erogare con criteri flessibili e non troppo stringenti come in passato. Alcune banche propongono rate da pagare dopo un anno dalla firma del contratto di mutuo. Sarà fondamentale attendere le misure concrete del Governo Conte”.

 

Determinante l’accesso al credito. Anche secondo Luca Dondi di Nomisma le banche saranno l’ago della bilancia. “Prima del Covid la situazione del mercato immobiliare era più positiva di quella economica generale – rileva Dondi. Oggi la maggior parte dei consumatori non è stata ancora toccata dal lockdown e pertanto la capacità di risparmio e di spesa è rimasta buona. La vera sfida è il futuro: c’è una domanda potenziale di case da parte di due milioni di famiglie, che va però sorretta dalle banche. Se questa sfida non viene colta, si rischiano dieci punti percentuali di Pil, cioè 170 miliardi di euro in meno per la nostra economia”: Da settembre, dunque, il banco di prova è il prestito del denaro.

 

Più spazio vitale. Secondo Mario Breglia, più che aumentare il ricorso allo smart working, a migliorare sarà lo spazio vitale in ufficio. “Il lavoro da casa ha tolto spazio alle persone, che dovranno tornare in ufficio e a condizioni migliorative, grazie alle misure di distanziamento sociale. Pensiamo a un’azienda come Google, che ha deciso di investire un miliardo di dollari su una nuova sede e non ha mandato i dipendenti in smart working perché preferisce puntare sulla vivibilità degli uffici”. Roberto Anedda ricorda le riscoperte legate al lockdown: “Aria più pulita, zero traffico… bisognerà farne tesoro”. Secondo gli esperti non sarà difficile che rinasca il commercio di vicinato e che i centri commerciali super affollati, al contrario, debbano rivedere di molto i loro assetti.

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