Il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri (foto LaPresse)

Banca d'Italia e Corte dei Conti smontano il mito del recupero dell'evasione

Nelle audizioni parlamentari sulla Nota di aggiornamento al Def molti dubbi sulle coperture indicate dal governo e un auspicio: bisogna tenere basso il debito “approfittando dei tassi d'interesse bassi”

La vulgata rossogialla secondo cui, d'un tratto, il nuovo governo sarà in grado di estrarre risorse inedite dalla lotta all'evasione non convince la Banca d'Italia. Chiamato ad esprimersi sulla Nota di aggiornamento al def in audizione davanti alle commissioni Finanze e Bilancio di Camera e Senato, il vicedirettore generale dell'istituto, Luigi Federico Signorini, ha ricordato che i “progressi nel contrasto all’evasione fiscale richiedono tempo” e che “gli effetti delle misure che si introducono e i loro tempi non possono essere quantificati in anticipo con certezza”. Tradotto, nessuno si sogni di sovrastimare, minando la credibilità degli impegni contabili assunti, il peso che nuove misure possono avere nel primo anno di entrata in vigore. Signorini ha poi ricordato che il peso dell'evasione fiscale resta drammaticamente alto, ma “dal 2014 al 2017 la propensione a evadere si è ridotta; il gap delle entrate tributarie (una misura dello scostamento tra il gettito teorico e quello effettivo) è passato da 95,4 miliardi nel 2014 a 90,8 nel 2017”. E insomma è probabile che da questo trend più di tanto non ci si riesca a discostare.

 

 

Ma quella di Banca d'Italia non è l'unica voce, per usare un'espressione cara al dibattito mediatico, “critica”. Anche la Corte dei Conti ha mostrato alcune perplessità denunciando “il ricorso massiccio (oltre 7 miliardi di euro), per la copertura delle misure prefigurate con la manovra, alle risorse che si intendono recuperare dalla lotta all'evasione e all'elusione fiscale”. Non si tratta, però, di una totale bocciatura. Secondo Massimo Romano, consigliere della Corte, l'obiettivo è predisporre una serie di interventi “che abbiano una loro coerenza” piuttosto che un unico strumento calato dall'alto in tutta fretta.

 

 

Ulteriori valutazioni prudenziali sono giunte sul versante che lega la Nadef al debito pubblico. Se da un lato Banca d'Italia riconosce gli sforzi del governo verso “un percorso di graduale riduzione del peso del debito sull’economia”, dall'altro evidenzia come “per essere credibile questo percorso va fondato su misure di bilancio pienamente specificate e su una quantificazione prudente del loro impatto finanziario”. Aggiungendo che, in una fase in cui i tassi d'interesse si mantengono bassi, una delle priorità del governo dovrebbe essere quella di accompagnare le politiche espansive alla promessa di tenere basso lo spread, in riduzione ma pur sempre al livello “doppio rispetto a quello spagnolo”.

  

Sentito dalle Commissioni anche il presidente dell'Istat, Giancarlo Blangiardo, che dopo aver ricordato il freno imposto dai livelli di evasione fiscale allo sviluppo del paese, ha ricordato come il lieve miglioramento dei livelli occupazionali (il tasso di occupazione è cresciuto dello o,6 per cento nel secondo semestre rispetto al primo, ma come abbiamo ricordato a crescere è stato anche il tasso degli inattivi nella fascia d'età 15-24 anni) stia continuando ad accompagnarsi ad un affaccio insufficiente di donne e giovani al mondo del lavoro. Sembra un invito a evitare sortite sul balcone di Palazzo Chigi dopo che la legge di bilancio sarà diventata una questione definitiva.

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