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Guerra (Leu) all'evasione e il miracolo del “contrasto d'interessi”

Luciano Capone

Il sottosegretario all’Economia nel 2006 in un articolo pubblicato su lavoce.info definiva questo metodo per la lotta all'evasione una “formula magica” del tutto “illusoria”

Roma. La guerra all’evasione fiscale, che al momento è l’unica fonte di coperture (ancorché non specificate) per la legge di Bilancio, si combatte con vecchie armi spuntate ma presentate come prodigiose. Dopo l’annuncio dello strabiliante “software” contro le false compensazioni ideato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal suo fido consigliere nonché presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che da solo dovrebbe far recuperare 5-7 miliardi (ovvero tutto ciò che manca), è il sottosegretario all’Economia Maria Cecilia Guerra a indicare, in un’intervista al Corriere della Sera, la “strategia molto articolata” del governo. Apprezzabile, l’economista di Leu, quando smentisce l’approccio Di Maio-Tridico affermando che “per aggredire l’evasione non ci affidiamo a un solo strumento miracoloso”. Il problema è che, poco dopo, la Guerra smentisce sé stessa quando cita, tra le innovazioni previste, l’introduzione del “conflitto di interessi, permettendo ai contribuenti di detrarre alcune spese oggi non previste”. Con “conflitto d’interessi” la Guerra evidentemente si riferisce al “contrasto d’interessi”, una soluzione che lei stessa nel 2006 in un articolo pubblicato su lavoce.info scritto con l’economista Alberto Zanardi (adesso all’Upb) definiva una “formula magica” del tutto “illusoria”. E per un motivo semplice: l’evasione è sempre più conveniente di qualsiasi detrazione. “Se le autorità fiscali volessero rafforzare il contrasto di interessi in modo tale da annullare la convenienza economica dell’evasione, l’agevolazione fiscale riconosciuta ai contribuenti onesti dovrebbe essere tale da annullare completamente il gettito dello stato”, scriveva. Ma la contraddizione della Guerra non è solo intertemporale rispetto alla sua attività scientifica di economista, bensì anche contemporanea rispetto alla sua attività politica. Nella stessa intervista infatti, alla domanda sul taglio delle detrazioni fiscali, risponde: “Sì, finalmente cominceremo”. Ma se prima afferma che il governo vuole estendere il “contrasto d’interessi”, ciò significa che le detrazioni aumentano (altro che sfoltimento).

  

Peraltro in Leu, la posizione sul tema di questi sconti fiscali, che adesso hanno preso la forma del cashback per chi paga con le carte, dovrebbe essere solida e univoca. Visto che l’altro esperto di Scienza delle finanze del partito, l’ex ministro Vincenzo Visco, è un altro che sul “contrasto d’interessi” ha scritto parole definitive. Nel suo recente libro sull’evasione fiscale, “Colpevoli evasioni” (Università Bocconi editore), Visco ha definito “voglia di miracolo” l’invocazione della detrazione fiscale per chi paga l’idraulico, il parrucchiere o il ristorante al fine di sconfiggere l’evasione. “Il cosiddetto ‘contrasto di interessi’ è considerato da molti come la soluzione più semplice e definitiva del problema: se a tutti fosse consentito di dedurre, in tutto o in parte, le spese sostenute, la prospettiva di un guadagno fiscale renderebbe conveniente la richiesta di fatture, ricevute e scontrini, e quindi per gli evasori non vi sarebbe più scampo”, scrive Visco. Ma “in verità si tratta di una visione piuttosto semplicistica dei meccanismi che regolano i comportamenti dei contribuenti”. Perché attraverso un banale calcolo aritmetico si capisce che ciò che si otterrebbe non è un recupero dell’evasione, bensì un buco di bilancio: “Con la riforma a tutti gli acquirenti dovrebbe essere consentito di dedurre le spese sostenute, quindi la perdita di gettito sarebbe superiore all’eventuale recupero”. Sono esattamente le stesse cose che scriveva la Guerra economista e contro cui adesso si schiera la Guerra politica. Per Vincenzo Visco il “contrasto d’interessi” non solo non è uno strumento efficace di lotta all’evasione, ma “al contrario si risolverebbe in una perdita netta per la collettività”.

  

“In verità – conclude Visco nel suo libro, in cui tra l’altro smonta anche le proposte delle ‘manette agli evasori’ e della tassazione del contante – è anche imbarazzante per chi scrive aver dovuto utilizzare tanto spazio per dimostrare che questo tipo di proposta non funziona e può in realtà peggiorare la situazione anziché migliorarla; ma certi luoghi comuni sono duri a morire”. Chissà quanto deve essere imbarazzante per Visco se una proposta del genere proviene da una collega economista e compagna di partito.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali