Nella foto il Primo ministro Giuseppe Conte, il sottosegretario di stato alla presidenza del Consiglio dei ministri Riccardo Fraccaro, Alessio Villarosa (Economia) (foto LaPresse)

Villarosa (Mef) garantisce che “l'Iva non si tocca: niente rimodulazioni”

Valerio Valentini

“Sono al vaglio diverse ipotesi su come far quadrare i conti. Quando presenteremo la legge di Bilancio vedrete quale sarà stata la decisione definitiva”, dice il sottosegretario all’Economia del M5s

Roma. “Il che?”. Il software: quello che ha elaborato Pasquale Tridico, all’Inps, per combattere l’evasione. “All’Inps? E da quando l’evasione si combatte all’Inps?”. Eppure. “Ma è impossibile. Ma chi l’ha detta ‘sta cosa?”. Luigi Di Maio. “Ah...”.

 

Ed è qui che la voce di Alessio Villarosa, sottosegretario all’Economia del M5s, inciampa nel dubbio, resta sospesa nello stupore, nel timore di avere escluso con troppo categorica nettezza una ipotesi che in effetto anche a noi pareva stratta. Gli leggiamo la dichiarazione esatta del suo capo politico: “Con Pasquale Tridico abbiamo ideato un software contro l’evasione di tutti quei contributi che si pagano all’Inps. E’ un po’ complesso il meccanismo ma con questo recupereremo tra i 4 e i 5 miliardi. Il software sarà applicato all’Inps in collaborazione col Mef e l’Agenzia delle Entrate”. E allora Villarosa si ricompone, prova a ricongiungere i pezzi: “Deduco che si tratti del recupero delle false compensazioni. Da noi a Via XX Settembre, il lavoro su questo dossier è ancora allo stato embrionale, per cui non saprei stimare una cifra esatta. Prendo per buona quella che indica Di Maio, che evidentemente ha informazioni migliori delle mie”.

 

Come che sia, per far quadrare i conti davvero quella somma va trovata. Perché, a guardare la Nadef, si capisce facilmente che l’idea di incassare tra i 5 i 7 miliardi dalla lotta all’evasione è un po’ utopistico. “Sono al vaglio diverse ipotesi – spiega Villarosa – su come recuperare quella cifra. Quando presenteremo la legge di Bilancio vedrete quale sarà stata la decisione definitiva”. Che non sarà, però, quella di innalzare l’Iva. “Su questo è inutile parlarne ora, altrimenti i giornali strumentalizzano. Allora diciamolo chiaramente: l’Iva non si tocca, non ci sarà alcuna rimodulazione”.

 

Né, a quanto pare, si batterà il sentiero che porta al Daspo ai commercialisti che certificano falsi crediti. “Anche questa è un’invenzione giornalistica”, replica Villarosa, come ignorando che a dirsi favorevole alla proposta è stato anche il senatore grillino Nicola Morra. “Se un cronista chiede un parere a un parlamentare, non è detto che la risposta di quel parlamentare indichi la volontà del governo. Queste sono mistificazioni che fanno male al paese. Io posso dire che ero presente all’incontro coi rappresentanti dei commercialisti, mercoledì, e con me c’era il vice ministro Misiani, che era esterrefatto quanto me a proposito di questa indiscrezione”.

 

A proposito, come procede il rapporto col Pd ed Italia viva. “Direi bene. C’è sicuramente meno tensione rispetto a quando governavamo con la Lega, c’è una collaborazione più leale che ci permette di lavorare meglio. Poi, quanto durerà questa esperienza, è presto per dirlo. Si vedrà col tempo”.

 

Per il momento, la nuova alleanza ha di certo permesso di ottenere maggiore benevolenza dall’Unione europea. “E chi lo dice, questo?”, chiede Villarosa, un po’ risentito. Lo dice Giovanni Tria, ad esempio: l’ex ministro dell’Economia che ha confessato al Foglio che no, al governo gialloverde una Nadef che si basa su coperture così incerte come quella presentata lunedì scorso non sarebbe stata concessa da Bruxelles. “Io non vedo questo grande cambiamento dell’Europa nei nostri confronti, né un ammorbidimento sui vincoli fiscali legato al nuovo governo. Mi sembrano ipotesi un po’ complottistiche. Piuttosto, mi pare che sia cambiato il contesto a livello generale: c’è stato un intervento importante da parte di Mario Draghi per stimolare i governi a usare al massimo gli spazi fiscali, sono emerse le difficoltà dell’economia tedesca, c’è stata l’escalation sui dazi”. E magari, però, anche un diverso atteggiamento dell’esecutivo italiano nell’impostare la trattativa con la nuova Commissione. “Direi che il vero cambio di approccio è quello del nuovo ministro dell’Interno, che a differenza del precedente tiene un’interlocuzione civile coi partner europei”.

 

Non fu Salvini, tuttavia, ad affacciarsi sul balcone di Palazzo Chigi. Se oggi i mercati reagiscono con relativa serenità, alla nostra Nadef, forse è anche perché nessuno compie più simili azioni. “Ma io quell’azione non la rinnego affatto. Non ne sono pentito. Non uscimmo sul balcone per ottenere più deficit, come qualcuno dice. Semplicemente, festeggiammo perché avevamo ottenuto la flessibilità che ci serviva per fare il reddito di cittadinanza, che avevamo promesso agli italiani”.