Philip Lane (foto LaPresse)

Le evoluzioni dell'Eurotower seguono la linea di Philip Lane

Alberto Brambilla

Tra revisione dei target di inflazione e parole più accomodanti, il capo economista della Bce guiderà la danza delle “colombe”

Roma. Al 38esimo piano dell’Eurotower, la sede della Banca centrale europea a Francoforte, lavora l’economista più influente d’Europa. Philip Lane si è da poco insediato come chief economist dopo essersi dimesso da governatore della Banca centrale d’Irlanda. Lavorerà per convincere il prossimo presidente della Bce, Christine Lagarde, e il Consiglio direttivo, cui spettano le decisioni di politica monetaria, a continuare gli straordinari sforzi del presidente uscente Mario Draghi per proteggere l’economia dell’Eurozona.

 

Dopo essersi laureato in Economia al Trinity College di Dublino nel 1991 e aver conseguito un dottorato ad Harvard, è tornato al Trinity per specializzarsi in flussi finanziari globali e ci è rimasto per più di vent’anni. Nel 2015 è entrato alla Banca centrale irlandese. Il suo profilo è considerato adatto ad affiancare una presidente come Lagarde, il cui background politico e non tecnico aveva suscitato critiche riguardo la capacità della ex presidente del Fondo monetario internazionale di ricoprire il ruolo di banchiere centrale. “Sarà circondata da economisti tecnici di prim’ordine che saranno in grado di consigliarla e Philip Lane, il nuovo capo economista della Bce – dice Peter Dixon, Senior economist a Commerzbank – sarà certamente in grado di fornire tutto il supporto di cui avrà bisogno”. Nel suo primo discorso da capo economista a Helsinki, il 2 luglio, Lane ha sostenuto che lo stimolo monetario di Draghi è stato efficace e che sarà nuovamente necessario in caso di rallentamento dell’economia.

 

La Bce sta preparando i mercati a una serie di ulteriori stimoli che comprendono anche cambiamenti negli obiettivi di politica monetaria. Lane lavora dietro le quinte lavora per questo, come il suo predecessore Peter Praet. La banca spagnola Bbva ha monitorato i discorsi di Lane e Praet e ha rilevato che il banchiere irlandese è diventato una “colomba”, cioè favorevole a una politica accomodante diversamente dai “falchi” che vogliono, al contrario, una politica restrittiva. “Nel corso del primo anno è stato analizzato il suo discorso (2016-2017) in cui ha mantenuto un tono neutro, poi ha iniziato una tendenza verso un tono più accomodante alla fine del 2017 che ha mantenuto fino ad oggi”, dice Bbva.

  

Al forum annuale della Bce a Sintra, Draghi aveva chiarito che l’obiettivo di inflazione, un livello “inferiore ma vicino al 2 per cento”, è da considerare flessibile e non più un limite, un “tetto”, come avviene da oltre vent’anni. “I membri del Consiglio direttivo – disse Draghi – hanno espresso la loro convinzione nel perseguire il nostro obiettivo di inflazione vicino al 2 per cento in modo simmetrico. Proprio come il nostro quadro politico si è evoluto in passato per contrastare nuove sfide, così può cambiare ancora”. “Simmetrico” significa che il limite del 2 per cento può essere superato se serve a tutelare la “stabilità finanziaria”, così la Bce modifica le sue intenzioni future (forward guidance) e influenza in senso positivo le aspettative sull’inflazione del mercato fornendo uno stimolo indiretto all’economia.

 

Sulla scia di Draghi, Lane ha insistito proprio su questo punto a Helsinki: “Specialmente in un mondo di misure non standard e un ruolo essenziale per la forward guidance, è essenziale che una Banca centrale dimostri che è sempre alla ricerca dei metodi più efficaci per portare a termine il suo mandato”. Bisogna aspettarsi un cambiamento sostanziale nella strategia di comunicazione della Bce, tra modifica dei target di inflazione (di cui il Consiglio direttivo sta discutendo) e segnalazioni al mercato di una politica monetaria sempre più accomodante. La prossima settimana è probabile che la Bce cambierà le sue indicazioni dicendo che i tassi di interesse resteranno “ai livelli attuali o al di sotto” e si dichiarerà “pronta” a ricominciare gli acquisti di asset, con un nuovo Quantitative easing, se necessario. Con l’impulso di Lane ai piani alti dell’Eurotower voleranno solo colombe.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.