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Ora Huawei rischia di non poter produrre più smartphone (e non solo). Uno studio

Mariarosaria Marchesano

Secondo Ubs le difficoltà di approvvigionamento causate dal ban di Trump minacciano la produzione dell'azienda cinese anche per le stazioni base e i server. Il Regno Unito pronto a un accordo antispionaggio

Milano. Dopo il ban del presidente Donald Trump su Huawei, gli analisti cominciano a fare previsioni sui potenziali effetti di quella che rischia di trasformarsi nell'interruzione di una filiera produttiva mondiale. Secondo un report di Ubs, ci saranno "profonde implicazioni per la catena di approvvigionamento e possibilmente per l'implementazione 5G". Che cosa vuol dire esattamente? Che potrebbe essere "quasi impossibile per Huawei costruire smartphone, stazioni base o la maggior parte dei server". Secondo Ubs, alcune componenti chiave possono essere sostituite, come per esempio una soluzione di sistemi per smartphone, ma altri non possono, o almeno non in questa fase: componenti ottici e vari tipi di processori.

    

Senza di loro, "la build di sistemi di Huawei, nel tempo, si arresterebbe". Va anche considerato che nel frattempo Huawei è pronta a ritorsioni e ha già fatto un inventario di componenti e sistemi, proprio nel caso in cui una tale prospettiva diventasse concreta. "Detto questo, riteniamo che l'impatto sulla catena di approvvigionamento sarebbe grave, fino a quando parte della domanda si trasferirà ai concorrenti e  dovremmo anche considerare un potenziale impatto negativo sull'introduzione delle reti wireless 5G", dicono gli analisti di Ubs. 

    

Il report della casa d'affari spiega anche che Nokia e Ericsson sono entrambi nella posizione ideale per beneficiare dell'interruzione di Huawei, mentre un folto gruppo di società potrebbe esserne fortemente danneggiato, tra cui Qualcomm, Sunny Optical, Tdk, Luxshare, Skyworks e Taiyo Yuden. "La decisione del governo degli Stati Uniti di proibire al colosso tecnologico cinese Huawei l'acquisto di componenti elettronici da aziende Usa rischia di causare danni accessori alle aziende giapponesi, e dunque all'economia del Giappone nel suo complesso", ha dichiarato questa mattina il ministro delle Finanze del Giappone, Taro Aso. "Ci sono aziende giapponesi che riforniscono di componenti Huawei, le catene di fornitura sono intrecciate tra loro in maniera complessa", ha avvertito il ministro. "Attraverso queste catene di fornitura, il Giappone potrebbe subire effetti diretti e indiretti". 

     

Intanto, i paesi europei non sembrano disposti ad allinearsi alla posizione della Casa Bianca su Huawei: sia la premier tedesca Angela Merkel che il presidente francese, Emmanuel Macron, hanno fatto dichiarazioni contrarie alla guerra tecnologica e anche il Regno Unito sta lavorando per trovare una soluzione conciliante visto che Huawei ha lanciato il suo primo modello di smartphone compatibile con la tecnologia 5G proprio a Londra mentre in altre aree del paese fervono preparativi per attivare la rete superveloce. Nei giorni scorsi il Guardian ha riferito che il colosso cinese sarebbe disponibile a firmare un accordo antispionaggio con il Regno Unito per evitare di essere escluso dalla costruzione delle infrastrutture 5G nel paese. 

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