Le università e la trade war
I college americani sono le prime vittime dei dazi di Trump, scrive Foreign Policy
“C’è un settore americano molto più esposto di ogni altro alla guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina: l’istruzione superiore”, scrive Paul Musgrave su Foreign Policy. Le università americane hanno accolto 1,1 milioni di studenti internazionali l’anno scorso, di cui 360 mila cinesi (circa un terzo del totale). Alcuni dirigenti universitari in America hanno l’obiettivo idealistico di condividere le proprie conoscenze con il resto del mondo, altri sono spinti da ragioni pragmatiche. Molti programmi di studio hanno bisogno di talenti globali per sostenere la grande reputazione dell’America nel campo della ricerca. Alcune università sopravvivono grazie alle rette degli studenti internazionali, che tendono a essere più alte rispetto a quelle degli americani.
La guerra commerciale fra Trump e la Cina pone un rischio esistenziale per queste istituzioni. Tra le varie industrie di export americane da sanzionare, Pechino potrebbe prendersela contro le università. Finora non lo hanno fatto, forse perché i leader di partito, così come le famiglie più ricche e potenti in Cina, sperano in una laurea in America per i propri figli e parenti. Una scelta di questo tipo non sarebbe senza precedenti. L’Arabia Saudita l’anno scorso ha ritirato settemila studenti universitari dal Canada a causa delle tensioni diplomatiche tra i due paesi. Ma lo scontro commerciale sul tema dell’istruzione potrebbe rivelarsi utile anche per Washington. L’America teme che le pratiche cinesi sulla proprietà intellettuale indeboliscano l’economia americana, e una delle accuse è rivolta allo spionaggio nei campus universitari. Gli istituti americani fanno ricerca su argomenti sensibili, e tagliare fuori gli studenti internazionali potrebbe essere un modo per evitare fughe di notizie.
Alcune settimane fa i repubblicani hanno proposto una legge per restringere agli studenti affiliati all’esercito cinese la possibilità di ricevere il visto da studente o da ricercatore negli Stati Uniti. Trump ha già di fatto bandito l’azienda tecnologica Huawei dal mercato americano, quindi non sarebbe sconvolgente vietare agli studenti internazionali di prendere parte ai programmi di studio che hanno delle implicazioni per la sicurezza nazionale. Questo scenario rischia di compromettere le finanze di molte università americane, come l’Università di South Florida a Tampa (mille studenti cinesi che pagano ognuno una retta di 17.134 mila dollari all’anno), che sarebbero costrette a tagliare alcuni programmi e alzare la retta per gli altri studenti. Altre università sono meno flessibili e potrebbero chiudere a causa della guerra commerciale. Le università devono decidere come rispondere a queste minacce: l’Università dell’Illinois ha addirittura stipulato una polizza assicurativa contro questo genere di rischi. In ogni caso, i rettori degli atenei americani e chiunque ha interesse nell’istruzione superiore deve riconoscere che la posizione delle università è più precaria di quello che sembra”.