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Tria dice la verità sull'Iva, ma al governo non piace

Maria Carla Sicilia

"Lo scenario tendenziale del Def incorpora i rialzi dell'Iva e delle accise", ha detto il ministro in audizione. Ma per Lega e M5s si troverà un altro modo per recuperare 22 miliardi 

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha confermato quanto scritto nel Documento di economia e finanza: dal primo gennaio 2020 ci sarà un aumento dell'Iva per garantire le coperture necessarie alla manovra, a meno che non si individuino misure alternative capaci di sostituire i 22 miliardi di euro che servono per sterilizzare le clausole di salvaguardia. Nel frattempo, però, "la legislazione vigente in materia fiscale è confermata", ha detto Tria in audizione Bilancio al Senato, "in attesa di definire nei prossimi mesi misure alternative". 

     

Dalla Lega sono subito arrivati commenti per cercare di contenere l'impatto delle dichiarazioni di Tria. Poco dopo l'audizione del ministro, è stato il presidente della Commissione Bilancio alla Camera, il leghista Claudio Borghi, a rassicurare sulle "intenzioni" del governo: "Posso dire come esponente di uno dei partiti di maggioranza che non c'è nessuna intenzione di aumentare Iva". "E' solo uno scenario", ha precisato anche Marco Maggioni (Lega).  Anche il vicepremier Luigi Di Maio è intervenuto per ribadire la linea grillina sulla questione: "Con questo governo non ci sarà nessun aumento dell'Iva, deve essere chiaro. L'obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese. Serve la volontà politica – ha detto Di Maio – Noi ce l'abbiamo. Mi auguro ce l'abbiano anche gli altri. Fermo restando che ci sono già soluzioni sul tavolo volte ad evitare un aumento". 

    

Il punto però è che tutta l'impalcatura del Def – comprese le stime di crescita indicate e la riduzione del rapporto deficit/pil dal 2020 – regge perché nelle casse dello stato sono stati contati anche i soldi che derivano dall'aumento delle aliquote Iva, con quella intermedia che dovrebbe passare dal 22 al 25,2 per cento e quella ridotta in crescita dal 10 al 13 per cento. A confermarlo è lo stesso ministro Tria: "Lo scenario tendenziale del Def incorpora i rialzi dell'Iva e delle accise", ha detto in audizione. Ci sarà tempo fino alla prossima legge di Bilancio per trovare un'alternativa, ma le opzioni non sono molte. Se l'intenzione, come ha detto anche Tria, è continuare a controllare il deficit tenendo i conti pubblici in regola con quanto chiede Bruxelles, l'unica opzione che resta è quella di aumentare altre tasse. Secondo i conti presentati ieri dalla Banca d'Italia, senza attivare le clausole di salvaguardia, il deficit potrebbe arrivare al 3,4 per cento del pil nel 2020. Una cifra fuori discussione. Quanto all'aumento delle altre imposte, il ministro sembra allontanare questa possibilità. Tria ha anzi confermato che dal prossimo anno il governo punta a introdurre la flat tax, senza però fornire ulteriori dettagli. "La legge di Bilancio per il prossimo anno continuerà, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica definiti nel Def, il processo di riforma delle imposte sui redditi, cosiddetta flat tax, e di generale semplificazione del sistema fiscale per alleviare in particolare il carico fiscale gravante sui ceti medi". E ancora, Tria ha confermato anche che "si valuterà l'introduzione di un salario minimo orario" e che proseguirà l'impegno di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro".