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Così su Tap il M5s ha illuso i pugliesi

Ercole Incalza

Assicurando l’attuazione di obiettivi impossibili hanno rubato la fiducia degli elettori. Ora Di Maio parla di fantomatiche “penali”, ma nulla disse quando Mattarella ribadì l'impegno a completare l'opera

Sono pugliese e pur vivendo da oltre quaranta anni a Roma rimango legato alla mia terra e il mio affetto si trasforma in sofferenza, in tragica sofferenza, ogni volta che qualcuno prende in giro i miei compaesani, ogni volta che assicurando l’attuazione di obiettivi impossibili ruba, sì ruba, la loro fiducia commettendo, nel caso delle elezioni politiche, un vero reato. Quello di “voto di scambio”. Questo mio sconforto è esploso leggendo le dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio dopo la conferma della continuazione dei lavori del Trans Adriatic Pipeline (Tap). Riporto integralmente quanto scritto su tutti gli organi di informazione.

 

“Da ministro dello Sviluppo economico ho studiato le carte del Tap per tre mesi e vi posso assicurare che non è semplice dover dire che ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente. Sulla Tap non ci sono alternative. Le carte un ministro le legge solo quando diventa ministro e a noi del M5s non hanno mai fatto leggere alcunché. Chi era andato al braccetto delle lobby non ci ha mai detto che c’erano penali da pagare”.

Riporto anche quanto ribadito dall’ex ministro dello Sviluppo economico Calenda: “Di Maio si sta comportando da imbroglione, come su Ilva. Non esistono penali perché non c'è un contratto con lo Stato”. E aggiunge: “C'è un'autorizzazione giudicata dallo stesso governo pienamente valida. Se l'annulli affronti una richiesta di risarcimento del danno. Come sanno anche i bambini senza bisogno di diventare Ministri”. “Un ministro della Repubblica – prosegue riferendosi al vicepremier Luigi Di Maio – ha dichiarato che in alcune carte segrete che ha potuto consultare solo ora ci sono penali per 20 miliardi. È una menzogna”. E a chi, sempre via Twitter, obietta che in pratica non ci sarebbe alcuna differenza, Calenda replica: “Un cavolo. In un caso lo Stato avrebbe firmato una carta segreta, nella quale si impegnava a pagare 20 miliardi, nell'altro lo Stato ha solo autorizzato un'opera privata alla luce del sole (e in piena legittimità). Se revoca l'autorizzazione paga i danni a seguito di un arbitrato”. 

 

Appare evidente che non solo c’è stata una cattiva gestione dei fatti, c’è stata una chiara azione del Movimento 5 Stelle di illudere gli elettori sia in campagna elettorale, sia dopo perché Di Maio era già ministro quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è andato in visita ufficiale a Tbilisi, capitale della Georgia, e a Baku, capitale dell’Azerbaigian, il 16 e 17 luglio di questo anno. Proprio a Baku il presidente affermò, durante una conferenza stampa con il presidente dell’Azerbaigian: “Confermiamo il comune interesse e impegno a portare a compimento il corridoio meridionale del gas; portando a compimento il corridoio del Tap che renderà possibile l’accesso diretto alle riserve di gas del Mar Caspio”.

 

Tutto questo sembra davvero incredibile e al tempo stesso inconcepibile che un popolo come quello pugliese sia cascato in questa assurda trappola, in questo vergognoso impegno elettorale che in nessun modo poteva essere mantenuto. E ancora più grave è dire che solo da ministro aveva scoperto l'esistenza di una “fantomatica penale” mentre, sempre da ministro, non aveva detto nulla a valle di una dichiarazione formale del presidente Mattarella di piena conferma dell’opera.

 

Capisco il comportamento del sindaco di Melendugno e della gente del Salento, so benissimo che gli sciacalli dell'informazione sconsiglieranno le vacanze su tali spiagge anche se molto più sicure e controllate rispetto a prima. Per questo l’intero Salento deve chiedere e ottenere garanzie pluriennali non solo nel controllo della condotta a mare ma anche e soprattutto nella sistematica informazione mirata ad evitare penalizzazioni al turismo.

 

Capisco, anche se non lo condivido, il comportamento del vicepremier Di Maio: è iniziato un sistematico crollo di tutti gli impegni assunti in campagna elettorale almeno per i grandi investimenti, per le grandi scelte strategiche. Prima l’Ilva di Taranto, decisione illegittima e poi legittima; poi il Terzo valico dei Giovi sull’asse Av/Ac Genova – Milano anche in questo caso prima il blocco dei lavori e poi il ripensamento; poi il Tap, in campagna elettorale da annullare perché inutile e dannoso e ora da realizzare perché altrimenti c’è la penale da pagare, sì una penale che è stata possibile “scoprire solo ora perché nascosta ai grillini prima dell’ingresso al governo”.

 

Rimane ora solo la Tav, cioè il collegamento ferroviario Torino – Lione; per evitare un crollo immediato e rilevante del consenso sono arrivate le dichiarazioni sia del vicepresidente Di Maio sia del ministro Danilo Toninelli. Il primo ha dichiarato: “Credo che in questo momento nessuno a Roma abbia intenzione di foraggiare quest’opera”. Il secondo ha precisato: “Stiamo per completare un’analisi costi benefici finalmente oggettiva così da indirizzare i soldi dei cittadini verso le vere priorità infrastrutturali del Paese”. Prepariamoci quanto prima a leggere un comunicato stampa tipo “solo adesso che siamo al governo abbiamo scoperto che il blocco della Tav comporta un danno di……e l’abrogazione della legge che ha approvato l’accordo bilaterale Italia – Francia, quindi abbiamo deciso di continuare l’opera”.

A mio avviso questi ripensamenti, questa aperta denuncia della superficialità e della scorrettezza degli impegni assunti in campagna elettorale costituisce l’inizio di un processo irreversibile di crisi del Movimento 5 Stelle e comincia, contestualmente, l’esame dei danni enormi arrecati alla crescita e allo sviluppo del Paese.

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