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Nella guerra dei dissidenti M5s torna d'attualità anche l'Ilva

Paolo Emilio Russo e Gianluca De Filio

I parlamentari tarantini del Movimento chiedono chiarimenti a Di Maio. Si riapre un fronte che il leader dei grillini pensava di aver chiuso 

La testuggine perde i pezzi. A turbare i sogni di Luigi Di Maio e del suo entourage non ci sono soltanto i “nuovi” dossier su Tap e Tav, o quelli sulle altre “grandi opere” destinati a creare problemi con gli alleati nell’immediato futuro, come la Pedemontana Veneta e quella Lombarda e il Tunnel del Brennero. Per non parlare dei malumori ormai esplosi pubblicamente sul Decreto Fiscale e su quello Sicurezza. Ora, lentamente, tornano d'attualità anche polemiche più datate. E tra un dissidente e l’altro si riaffacciano sulla scena addirittura i No Ilva.

 

A riaprire il fronte, senza alcun imbarazzo o paura di mettersi contro il proprio leader, proprio adesso che Di Maio sembra più vulnerabile, è una deputata del Movimento 5 Stelle eletta - tanto per cambiare - in Puglia, nel collegio uninominale di Taranto, Rosalba De Giorgi. Con un’interpellanza (la 2-00155) presentata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte (pentastellato), al ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio (capo politico dei pentastellati) e al ministro dell’Ambiente (pentastellato) Sergio Costa, la deputata-giornalista pone un quesito semplice quanto spinoso. E chiede di sapere se il governo intende adottare iniziative per eliminare l’immunità penale e amministrativa riconosciuta attualmente ai commissari straordinari di Ilva e al nuovo acquirente Arcelor Mittal per le infrazioni alle leggi in materia ambientale e di salute. Un siluro sparato direttamente contro chi, nel suo Movimento e nel governo, aveva chiuso la spinosa vicenda vantandosi di avere strappato condizioni migliori di quelle a suo tempo concordate dal ministro Carlo Calenda per conto del governo di Paolo Gentiloni.

 

L’immunità prevista dall’intesa, secondo quanto sostiene la deputata pugliese, sarebbe “in contrasto” con la necessità di salvaguardia dell’ambiente e della salute nella sua città. La deputata, eletta col 47% dei voti nel collegio di Taranto, aveva già posto la stessa identica domanda al governo un mese fa, con l’interrogazione 3/00204 del 28 settembre. Non avendo ricevuto alcuna risposta, ora è tornata alla carica, in perfetta solitudine come nell’occasione precedente. Il suo malessere, però, non è un fenomeno isolato. Le proteste per come è stata condotta la vicenda Ilva dimostrano che il caso non è chiuso. “Con questo governo deve iniziare la riconversione economica di Taranto iniziando dalle bonifiche delle aree escluse dell’accordo”, hanno scritto, oltre alla stessa Rosalba Giorgi, in una dichiarazione, gli altri parlamentari tarantini dei Cinquestelle, Gianpaolo Cassese, Alessandra Ermellino, Mario Turco e Giovanni Vianello. “Confidiamo nel fatto che il ministro dello Sviluppo Economico, con il quale siamo in contatto sin da questa mattina, saprà fornire risposte alle legittime istanze dei lavoratori dell’Ilva che in queste ore stanno avanzando dubbi sulle modalità con cui sono stati scelti coloro che dovranno transitare nella società facente capo al gruppo Arcelor-Mittal”, prosegue la nota, incalzante sin nei toni nei confronti del capo politico grillino.

 

Il “tradimento” rispetto al programma presentato prima delle Politiche lo aveva sintetizzato meglio di tutti la senatrice Elena Fattori, oggi considerata una ribelle: “Immaginate se in uno dei tanti comizi e convegni appena qualche mese fa avessi raccontato questo: 'Il M5s non fa alleanze, ma noi cambieremo il termine, ci alleeremo con la Lega e chiameremo questa alleanza 'Contratto'. Ricordate la bella presentazione dei ministri 5 stelle che vi avevamo chiesto di votare? Perché il Movimento presenta la sua squadra prima delle elezioni così il popolo può scegliere i suoi ministri. Ecco, non c’entra niente con la squadra di governo che verrà, ma voi non ci farete troppo caso. Avremo un presidente del Consiglio non eletto dal popolo a voi totalmente sconosciuto, come ministro dell’Interno Matteo Salvini, e un ministro della Famiglia 'tradizionale' forse un po’ omofobo, ma pazienza. Poi diremo sì alla Tap, si all’Ilva, valuteremo costi/benefici per decidere sulla Tav e anche sul Ceta ci ragioneremo. Faremo un condono fiscale e uno edilizio. Ed eleggeremo come presidente del Senato una berlusconiana doc. Gli elettori ci dovrebbero venire a prendere a calci…”.

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