Il cantiere del Tap. Foto LaPresse

Il Tap si farà. I movimenti del No incalzano i grillini

Maria Carla Sicilia

Anche il governo ammette che l'opera è legittima, ora il consorzio potrà riprendere i lavori. Dalle Grandi Navi al gasdotto pugliese passando per il Muos, il M5s subisce le stesse proteste che ha fomentato 

[Articolo aggiornato alle 20.10] L'ultimo tentativo del M5s e dei No Tap di far saltare la costruzione del gasdotto che approderà a Melendugno, in Puglia, si è infranto con la relazione licenziata dal ministero dell'Ambiente e inviata al premier Giuseppe Conte. "L'opera è legittima", è l'esito dell'esame condotto su oltre mille pagine e durato dieci giorni, al termine del quale il ministro Sergio Costa ha comunicato che "anche nei punti contestati non sono emersi profili di illegittimità". Ora il dossier è in mano a Conte, che dovrà assumersi la responsabilità politica di comunicare alla galassia di chi si oppone alla realizzazione dell'opera che i lavori possono andare avanti. "E' arrivato il momento di operare le scelte necessarie e di metterci la faccia", ha scritto in una nota. "Interrompere la realizzazione dell'opera comporterebbe costi insostenibili, pari a decine di miliardi di euro. In ballo ci sono numeri che si avvicinano a quelli di una manovra economica. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, non lasciando nulla di intentato", ha aggiunto il premier. 

  

  

La riapertura del fascicolo sul Tap riguarda un'opera che è stata già autorizzata nel 2014, su cui pende anche il parere del Consiglio di Stato, che nel 2017 ne ha confermato la legittimità. E anche se aver messo in discussione la costruzione del gasdotto appare come un modo per prendere tempo, considerando l'esito, per il movimento si è trattato di un tentativo necessario per dimostrare tenacia alla base pugliese, di cui rischia di perdere il consenso. Ignorando verifiche già condotte e l'avanzamento dei lavori, durante gli anni trascorsi all'opposizione il M5s ha conquistato i movimenti del no al gasdotto paventando la possibilità di annullare le autorizzazioni. E ora si trova a fare i conti con chi chiede spiegazioni sul cambio di posizione e le dimissioni dei parlamentari eletti in Puglia. A poco servirà la precisazione del ministro Costa, che nella sua relazione scrive che l'esito della valutazione "esula" dal suo "pensiero personale" e dal suo "convincimento politico, se l'opera sia giusta o no". "Nella base attuale ogni valutazione da parte del ministero deve essere fatta solo ed esclusivamente sulla base del principio della legittimità degli atti – scrive il generale diventato ministro in quota cinque stelle – e non sul merito tecnico dei medesimi in quanto non consentita dall'Ordinamento".

    

    

  

Intanto, oltre ai No Tap e ai No Tav, altri movimenti organizzati intorno al dissenso per opere strategiche incalzano i grillini per le promesse disattese. A Venezia il Comitato No grandi navi ha chiesto chiarimenti a Danilo Toninelli, che in questi mesi da ministro delle Infrastrutture ha rilasciato dichiarazioni che mettono in discussione la cosiddetta "opzione zero”, cioè quella che prevede che in laguna possano entrare solo le navi da crociera inferiori alle 40mila tonnellate, sostenuta da deputati e consiglieri grillini. L'ultima è comparsa ieri sulla sua pagina Facebook. "Garantiremo piena tutela ambientale, culturale e paesaggistica alla laguna, mantenendo Venezia quale primario polo crocieristico italiano", ha scritto il ministro in un post in cui spiega di essere al lavoro sul dossier veneto, lasciando intendere che non esclude soluzioni che permettano l'ingresso delle navi in laguna. Anche a Niscemi, in Sicilia, i No Muos sono pronti a tornare a protestare. Il movimento che si oppone alla costruzione delle antenne del Mobile User Objective System nella base militare degli Stati Uniti ha scritto sulla sua pagina che "il governo giallo-verde, in piena continuità con il governo precedente, sta perseguendo un piano autorizzativo, eredità della Pinotti, che prevede nuovi lavori presso la base di Niscemi". Ovviamente le promesse erano ben diverse in campagna elettorale, e questo è il tempo della resa dei conti: "E' il momento che il Movimento 5 Stelle ci spieghi come intende smantellare il Muos", chiedono gli attivisti. Difficile escludere un'altra retromarcia.